Attenzione, l’articolo contiene spoiler sul quarto episodio dell’ultima stagione di Game of Thrones.
Un piccolo ripasso alle regole del gioco
Ci sono sigle che si possono saltare, ci sono sigle per cui singolo giorno ringraziamo l’invenzione del tasto skip intro, ci sono sigle che sono – beh – carine. Poi c’è la sigla di Game of Thrones, che soprattutto in questa ultima stagione, è meglio di qualsiasi recap. In questa puntata, in particolare, vediamo i mattoncini lego di Winterfell incepparsi e, addirittura, un’anticipazione (qualcuno urlerebbe spoiler!) delle pire funebri con cui si apre questa puntata.
Ecco infatti che un dubbio che ci ha attanagliato per tutta la settimana trova un’immediata risposta: che se ne faranno a Winterfell di tutti quei cadaveri? La risposta è, banalmente, l’ennesima grigliata, anche se per un momento era stato valutato il progetto di metter su in poco tempo una fabbrica di soylent verde.
Daenerys, in un momento Lost in Translation, sussurra all’orecchio di Jorah, ma come nel caso di Scarlett Johansson e Bill Murray, anche qua resteremo sempre con un dubbio che oscilla tra il ti amo fuori tempo massimo e l’ennesimo ti vedo come un amico, giusto per non mandare al creatore Jorah con qualche speranza. La scena dei funerali è commovente, peccato poi che l’elogio funebre sia tenuto da un Jon Snow che cercava di nascondersi sotto il banco per non essere beccato dal professore: oggi interroghiamo Snow – Eh no prof, mi giustifico, io sono un Targaryen.
Ma cose strane succedono in classe quel giorno; prendete Gendry, che alzatosi durante l’intervallo per andare a pomiciare con Arya nello sgabuzzino viene eletto rappresentante d’istituto di Storm’s End, non prima di essere ripreso dalla capoclasse nata dalla tempesta, che ha ormai sostituito il bend the knee, tormentone della scorsa stagione, con un fantastico hai ucciso mio padre. E con questa ci giochiamo l’unica decisione saggia presa da Daenerys in questa stagione.
Ma passiamo alle cose serie. Mentre i menestrelli di corte lasciano il palco a Elton John e nell’aria risuonano le prime note di Can you feel the love tonight, Jaime e Brienne stappano di nascosto dai professori due Bacardi Breeze al pompelmo, brindando all’incoronazione di Miss e Mister Liceo di Westeros. In un clima così disteso, però, c’è ancora chi non si è rassegnato alle scelte prese dal direttore della fotografia per lo scorso episodio: non è che puoi arrivare, mettere le luci dove ti pare e poi improvvisamente spegnere tutto e andartene, si lamenta Ser Davos.
Nel frattempo, al tavolo più cool di tutta la mensa si respira aria di tempesta: Daenerys si è dimenticata che il mercoledì è il giorno in cui ci si veste di rosa e per questo viene esclusa dai festeggiamenti, restando triste, in disparte, a sorseggiare il suo Pumpkin Spice Latte, rimuginando sul fatto che il barista di Starbucks ha pure sbagliato a scrivere il nome sul bicchiere.
E mentre Elton, al pianoforte, attacca Your Song, Jamie, Brienne e tutta la cumpa sono passati al gioco della bottiglia, e tutti sappiamo come finisce quando si inizia con obbligo o verità. A nulla serve l’intervento di Tormund, il cui concetto di corteggiamento affonda in barzellette sconce e tornei di birra-pong, Brienne fugge dal ballo, il suo cavaliere la insegue e noi iniziamo a crederci davvero, che tutto questo stia succedendo. Da quel momento in poi la festa entra nella fase in cui tutti si accoppiano con tutti, mentre Sansa parte con lo spiegone sul suo character development che nessuno aveva chiesto.
Gendry Mastrota, fiero del suo distintivo da prefetto, trova Arya e decide di provare la Mosby: corno blu francese alla mano, chiede ad Arya di sposarlo, promettendole una vita di mountain bike con cambio Shimano e materassi in pura lana merino. Mi dispiace, risponde lei, ma adesso che Jorah Mormont riposa in pace nel paradiso della friendzone, qualcuno deve pur prenderne il posto.
E a proposito di tecniche seduttive degne del Playbook, Jaime tenta la tattica dello sbaglio o qui fa caldo? che potrebbe rivelarsi quasi rischiosa come quella dell’uomo nudo, se non fosse che mancano due puntate alla fine della serie e che Game of Thrones sta diventando una grande fan fiction. Non che mi stia lamentando, sia chiaro, al momento del limone ero in piedi sul divano come Guido Meda quando Valentino Rossi vince il campionato e ancora non ci credo di aver vissuto abbastanza da vedere la mia OTP diventare canon (adesso smettiamo di parlare come delle quattordicenni, lo giuro), ecco, se proprio proprio dobbiamo lamentarci di qualcosa, vorrei porre l’accento sulla dissolvenza in stile rom-com sulle scene di sesso. Dopo stagioni di insensate scene nei bordelli, Jaime e Brienne si meritavano una copula on-screen. O almeno ce la meritavamo noi.
Ma passiamo alle cose noiose: Jon Vianello e Daenerys Mondaini cercano di ritrovare l’intimità perduta, ma c’è quel piccolo problemino del diritto al trono e Jon cerca di sviare dicendo banalità su Jorah: era un caro ragazzo, salutava sempre, ma poiché il sesso commemorativo after-death è una prerogativa dei Lannister, tutto finisce con un buco nell’acqua. Che barba che noia, che noia che barba, tutto si risolve con Zia Dany che chiede al nipotastro di mentire al ramo Stark della famiglia. Ma non posso – risponde Jon – io li amo tremila.
Nella sala del Risiko stanno mettendo via i carrarmatini in attesa dei piccioni viaggiatori degli strateghi di Facebook e gli Stark ne approfittano per una riunione di famiglia in cui Jon, messo alle strette da Arya che continua a ripetere sei mio fratello, fratello, fratello, come Kronk con il veleno per Kuzco, finisce per rivelare il suo segreto.
Bronn, dopo un passaggio sulla USS Enterprise entra indisturbato a Winterfell con una balestra, minacciando i fratelli Lannister, lamentandosi dell’importo ricevuto sulla postepay per il reddito di cittadinanza e andandosene così come è venuto, senza fare una mazza e – per la prima volta in otto stagioni – senza che neanche l’ombra di un capezzolo entri nella sua stessa inquadratura.
Altre cose succedono prima che i nostri partano per il sud: i draghi volano, il Mastino si comporta da mastino, Sansa rivela il segreto di Jon a Tyrion, perché in due amore e in tre è una festa, Jon sente una strana protuberanza abbracciando Gilly – hai un cocomero in tasca o sei solo felice di vedermi? – ma solo una cosa riesce a interessarci veramente.
L’abbandono di Spettro.
E sì, lo sappiamo che è una metafora della metamorfosi di Jon in Aegon, del suo abbandonare la sua identità di Stark per abbracciare quella di Targaryen, ma non è che puoi adottare un Siberian Husky e mollarlo in mezzo alla strada quando decidi di trasferirti nel meridione, non lo accettiamo e speriamo che l’Enpa prenda in mano la situazione. E se non vi si spezza il cuore in questa scena, vi meritate un governo retto da una coalizione Arryn/Tully.
La flotta Targaryen, in viaggio verso King’s Landing, subisce una batosta da Euron Sparrow e in un momento di puro Game of Thrones ci giochiamo un altro drago, morto sparato con delle delicatissime balestre a forma di piovra, e la fedeltà di Varys, l’unico lì dentro ad aver subodorato l’evidente pazzia di Daenerys. Finalmente, insomma, succede qualcosa che non sembri scritto dalle scimmie della writing room di Krusty il clown o dal fan-club di 50 sfumature di grigio.
Con una situazione psicologica dell’uno a zero per gli altri, la palla passa a Cersei, che ha avuto tutte le puntate del mondo per chiedere a dei veri strateghi come prepararsi alla battaglia e se la gode affacciata al terrazzo in compagnia di un Qyburn sempre più incartapecorito, per nulla preoccupata del fatto che il suo nuovo amante sembri Pacey Witter con un paio di baffi finti appiccicati in faccia. Il figlio di Cersei, come il gatto di Schrödinger, cambia padre in base alla presenza dell’uno o l’altro cicisbeo della regina.
Nel frattempo Tyrion, in negazione come quelli che ancora guardano le nuove stagioni dei Simpson e si dannano cercando di convincere gli altri che facciano ancora ridere, cerca di riportare Varys dalla parte di Daenerys, ma quello è sempre stato dalla parte del popolo e, per non dare allo spettatore la sensazione che si stia finalmente tornando a giocare al gioco del trono, ecco che non ci facciamo mancare qualche battuta del cazzo sul cazzo.
A Winterfell, intanto, i piccioni a propulsione sonica hanno portato la notizia della disfatta e Jaime, come il peggiore Hugh Grant ne Il diario di Bridget Jones, scappa nel cuore della notte, in mutande e con le scarpe in mano, dal letto di Brienne. Scusami, cerca di giustificarsi, ma mancano due puntate alla fine della stagione e io devo riunirmi a Cersei per confermare o ribaltare il risultato del mio arco di redenzione. Comunque, alla nostra breve ma intensa storia d’amore che non avrà mai un seguito perché uno di noi due morirà male, do un diesci.
La puntata si chiude con una grande festa alla corte di Francia, c’è nel regno una bimba in più, come canta Tyrion alla sorella, cercando di far leva sul suo spirito materno per salvare il collo di Missandei. E mentre un sempre più confuso e ingenuo Pacey baffuto si domanda come abbia fatto la notizia del Royal Baby a trapelare così velocemente, nella migliore tradizione francese, una testa rotola.
Vi aspettiamo sempre qui, la prossima settimana, per il semifinale di stagione, il TSO di Daenerys, altri sguardi nel vuoto di Bran lo Stonato e lo spin-off sulle avventure di Tormund e Spettro.