Il seme della distruzione totale

Microsoft ha continuato a lanciare le sue bombe H in giro per la Gamescom, senza guardarsi indietro e senza pensare al domani (o forse pensando tantissimo al domani!). Nella sua conferenza ricca di contenuti e annunci ha fatto la sua bella presenza il trailer, o meglio la tech demo di Crackdown 3. Il titolo non è nuovo per niente, infatti già durante l’E3 del 2014 (sì, quello dell’anno scorso) era stato mostrato un piccolo adrenalinico teaser, con una sequenza cinematografica che mostrava alcuni elementi di gameplay che convergeranno nella resa finale del titolo.

E in questi giorni caldi di agosto, MS ha cominciato a scoprire un po’ di carte in tavola, regalandoci alcune sorprese e tanti dubbi (come è giusto che un teaser faccia, d’altronde), ma con la faccia tosta di chi sa il fatto suo e crede molto nel lavoro fatto.

https://www.youtube.com/watch?v=bvmwsKdzmhI

Non c’è due senza 3

Un esercizio interessante (e che mio malgrado ho fatto) è vedere il primo trailer di Crackdown 3 alla luce di quanto rivelato con l’ultimo teaser e vedere effettivamente quante informazioni nascoste ci fossero dentro quel minuto e mezzo di filmato e quanto altro comunque c’era da scoprire. Ma andiamo con ordine al contrario.

Iniziamo da quanto mostrato in questi giorni: il filmato presentato alla Gamescom solletica la nostra immaginazione facendoci vedere le menti e i volti alle spalle del progetto, mostrandoci stralci del processo di lavorazione del gioco. Negli schermi delle workstation si muovono piccoli fondamentali indizi, come alcune sezioni di platforming estremizzato (salti stellari dai tetti degli edifici, voli di centinaia di metri), di combattimenti tra uomini (gli agenti protagonisti) e macchine (robot super equipaggiati) in cui esplosioni e skill si fondono in una sola coreografia di distruzione.

Da questo momento diciamo bucolico tipico dei behind the scenes, si passa a una spiegazione sommaria del nostro teatro di gioco: una grossa enorme città, Pacific City, una metropoli malata governata dal crimine organizzato che sarà nostro compito disorganizzare e smantellare un pezzo alla volta. Come nei migliori sandbox (o almeno questo ne è l’intento) la città sarà quasi una protagonista a parte, vivente e pulsante, teatro non passivo dei nostri sforzi di ripulirla dalla feccia. Una interessante sequenza mostra come ogni edificio occupato dalla mala sia collegato a un altro, in un intricato intreccio di morte, con simboli rossi che campeggiano minacciosi come oscure insegne malavitose. Il nostro operato di agenti segreti superdotati farà sì che in un modo o nell’altro quei simboli lasceranno il loro caratteristico colore rosso per virare verso un blu più confortante, segno di una vittoria da mettere in saccoccia.

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Sempre in questa sequenza, è palese come però la situazione non sia stabile, ma al contrario, il braccio di ferro tra agenti e forze del male sarà sempre acceso e in bilico, portandoci a difendere anche le roccaforti che avevamo sgominato poche ore prima, in una continua lotta per il predominio sulla città.

Altro non ci è dato sapere, se non (e questa è una notizia che effettivamente ci esalta) che finalmente, dopo grandi richieste e per risanare un certo diffuso disappunto, tornano i veicoli modificabili, migliorabili, tamarrabili. Perché si sa che ogni agente deve guidare l’auto che più lo rappresenta!

Quella descritta finora sarebbe la modalità coop o single player, quella con una specie di trama, ancora sconosciuta, quella in cui in pratica noi buoni umani dobbiamo sconfiggere i cattivi governati dalla IA, come nella migliore tradizione Crackdown. Sembra che sarà possibile ospitare fino a quattro giocatori contemporaneamente sulla propria mappa di gioco e combattere con loro in allegria, godendosi i nemici scriptati e cercando nuovi e fantasiosi modi di metterli in gattabuia. Ma Crackdown non è solo questo. Crackdown ha un asso nella manica, che effettivamente non ci saremmo aspettati e che, se ben realizzato, diventerà davvero il titolo apripista per altre soluzioni simili. Perché Crackdown ha il suo bel multiplayer, ma ce l’ha diverso, almeno tecnicamente.

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Al 3, scatenate l’inferno

Il terzo capitolo della serie sarà effettivamente ricordato per essere quello che ha portato il cloud computing e l’estensione della potenza di calcolo alla portata inconsapevole dei videogamer, elevando (almeno sulla carta e da quanto dice il teaser stesso) la potenza della console di oltre venti volte, rendendola superperformante e putentissima, meglio del Multivac di Asimoviana memoria.
E tutto questo non servirà per trovare la persona più rappresentativa degli Stati Uniti, ma solo per farvi giocare insieme ad altri scalmanati in giro per Pacific city, sparando missili, bombe e volando di tetto in tetto.

Ma perché MS vuole tutta questa potenza, a che serve? Beh, qui sta la super sorpresa (del cui effettivo valore potremmo discutere solo quando la vedremo all’opera): nelle sezioni multiplayer competitivo la città sarà composta di elementi completamente DISTRUTTIBILI. Avete capito bene: c’è un palazzo di trenta piani che vi rovina la visuale? Bene, cominciate a sforacchiarlo senza pietà e presto la fisica e il motore del gioco alimentato a cloud computing vi renderanno giustizia, in un tripudio di schegge, vetri, fuoco e fiamme.

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Le sequenze pre-alpha  mostrate sono davvero incredibili, con interi quartieri che vengono giù come castelli di carta portandosi appresso tutti quelli che ci sono sopra. Le macerie si accumulano nelle strade, e onestamente dal filmato non si capisce veramente se poi spariscono oppure restano accatastate fino alla fine della partita. Certo non ci aspettiamo tanto, ma sarebbe meraviglioso (da intendere in senso videoludico e cartoonesco) passeggiare circondati da un paesaggio lunare fatto di monconi di colonne e voragini dove un tempo c’erano garage…

Se poi vogliamo veramente trovare il pelo nell’uovo e andare a rompere i coglioni in tutto e per tutto, allora, nel multiplayer non si sono visti veicoli, e questo farebbe pensare che i combattimenti saranno solo basati sulle skill di corsa e salto, lasciando la parte motorizzata esclusivo appannaggio del single player. Poi, dando un’occhiata alle strade cittadine, non abbiamo visto la vita brulicante di una metropoli, ma solo una mappa spoglia di qualsiasi accenno a personaggi non giocanti. Ci possono essere due spiegazioni, altrettanto giustificabili: la prima è che il filmato, spacciato come gameplay pre-alpha, descrivesse un momento estremamente embrionale dello sviluppo del gioco e che molte molte cose saranno aggiunte in corso d’opera. L’altra è che effettivamente le mappe non prevedono altre figure oltre quelle giocanti, per non intercorrere in tutte quelle critiche che potrebbero derivare da associazioni di genitori, amici e parenti che non amano certi tipi di giochi e li riconoscono come il vero motivo di questa società marcescente. Come sempre: è troppo presto per dirlo.

Per finire

In conclusione, due parole sull’aspetto grafico del gioco, su quanto ci abbia affascinato e su come la direzione artistica sia riuscita a trasportare nella nuova generazione di console il progetto del primo Crackdown senza tralasciare lo spirito coartoonesco della serie. Il risultato ottenuto è un cell shading serioso, una sorta di cartone animato per adulti, dalle tinte fosche e contemporaneamente dai colori sgargianti. L’illuminazione al neon della città, la luminosità degli edifici, l’aspetto notturno quasi fantascientifico si scontra in un contrasto netto e dinamico con la versione diurna della stessa metropoli che alla luce del sole mostra le sue texture slavate e i suoi colori saturi. Non siamo qui per giudicare la grafica in senso spicciolo, quella fatta di risoluzioni, pixel e poligoni, ma vogliamo raccontarvi la parte artistica del lavoro alle spalle di Crackdown, quanto l’aspetto visuale ci ha presi alla pancia e ci ha fatto dire: ‘Oh cazzo! Fico!’.

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Con una presentazione così spinta, così veloce e densa, la scommessa di microsoft è altissima: il suo Crackdown 3 porta con sé una quantità di aspettative che ci fa paura solo pensarle. Immaginate già di voler creare un sandbox e quindi mettervi a gareggiare con dei mostri del genere come i ragazzi di Rockstar. Poi immaginate anche di aver fatto una colossale cazzata in materia tanto che il mondo videoludico dava per morto il vostro franchise (sì, Crackdown 2 era orribile, non ci sono altre alternative). E in tutto questo, dovete pure vedervela con dei competitori agguerritissimi che vi vogliono sotterrati a mangiare la polvere. Con queste premesse, Crackdown 3 ha un peso enorme, perché sarebbe il momento di rivalsa di MS, la rivincita che dimostra che ci sono giganti che possono anche cadere ma per poi rialzarsi più forti di prima.
E per questo, MS, ti aspettiamo al varco, non deluderci.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.