Tra i vari annunci della conferenza di Bethesda all’E3, l’arrivo di un’espansione standalone dedicata a Dishonored 2 è stata tanto inaspettata quanto gradita: coloro che hanno avuto modo di giocare ai DLC del primo Dishonored sanno della grande cura riposta in questi contenuti extra. Se invece vi mancano, oltre a consigliarvi caldamente di recuperarli attraverso la Definitive Edition del primo gioco, potete cominciare a valutare l’acquisto de La Morte dell’Esterno, titolo che offrirà ai giocatori un nuovo viaggio nella città di Karnaca e con alcune novità che non mancheranno di suscitare interesse.

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Protagonista solitario di questa espansione è Billie Lurk, che i più attenti di voi ricorderanno già al fianco di Daud nel DLC Il Pugnale di Dunwall nel primo titolo della serie. Billie è una delle personalità più pericolose e determinate nel microcosmo del gioco e dell’espansione, ambientata circa due mesi dopo la fine del secondo capitolo, e cercherà insieme al suo mentore di uccidere l’Esterno, l’entità che domina le dinamiche del mondo mostrandosi nella forma umana che conosciamo tutti attraverso l’Oblio, luogo dove molti personaggi del gioco hanno acquisito le loro abilità sovrannaturali.

Il livello a nostra disposizione durante l’Hands On esclusivo del titolo era ambientato a Karnaca e richiedeva l’eliminazione di due obiettivi specifici legati ad una setta occultista che venera l’Esterno. Purtroppo le informazioni in nostro possesso circa l’identità dei due personaggi erano insufficienti, il che ha significato numerose esplorazioni della città in cerca di indizi e, come se ciò non bastasse, in fuga da ricercati con una grossa taglia sulla testa. Come spesso accade in Dishonored, dunque, sarà il giocatore a scegliere quale strada intraprendere, coadiuvata dai classici poteri che stavolta, però, sono molto più particolari e per ragioni molto valide.

I poteri di Billie sono infatti distorti, a causa di una maledizione che ne limita l’acquisizione e l’efficacia: un esempio perfetto è Displace, abilità di teletrasporto che le offre molta più libertà di azione rispetto a quello a disposizione di Corvo Attano o Emily, seppur con una distanza limitata e che spesso la spingerà a correre qualche rischio. Non mancano poi poteri interessanti come Semblance, che permetterà di rubare l’identità di un qualunque NPC per poter girare indisturbati, sempre prestando un occhio alla barra dell’energia che calerà con il passare del tempo. Altro potere di indubbia utilità è Foresight, che fermerà il tempo e ci permetterà di girare per il mondo in forma eterea per marcare eventuali bersagli sensibili e oggetti utili, come gli amuleti d’osso. Questi ultimi assumono una certa importanza nel percorso di potenziamento del personaggio: non troveremo infatti amuleti d’osso completi, bensì solo dei frammenti, i cui effetti possono essere tanto benefici quanto indebolenti, richiedendo un’ulteriore pianificazione degli slot per cercare di bilanciare al meglio le opportunità offerte. Nonostante ciò, Billie si rivela sin da subito un personaggio divertente da usare, grazie anche a dei piccoli cambi di gameplay che rendono l’esperienza leggermente meno punitiva rispetto al passato: ad esempio non ha bisogno di ricaricare il suo mana attraverso oggetti, poiché la sua connessione con l’Oblio le permette di avere un’autoricarica e in tempi brevissimi (per riempire la sua barra bastano generalmente 30 secondi), con il risultato che l’esperienza di gioco riesce sempre a mantenersi su ritmi elevati e con tempi morti ridottissimi.

C’è poi un’ulteriore novità che abbiamo potuto toccare con mano durante la nostra prova, ovvero il mercato nero e i contratti: il primo è situato in una zona abbastanza in vista della città e sarà comunque necessario entrare con molta discrezione per evitare di attirare l’attenzione. Al suo interno avremo modo di comprare oggetti curativi e i classici gadget che abbiamo imparato a conoscere nei due episodi canonici del gioco, nonché degli upgrade per armi e munizioni. Accanto al piccolo chiosco, tuttavia, troveremo una bacheca con diverse missioni, i contratti, i quali sveleranno nuove icone da trovare all’interno della mappa e, una volta completati, garantiranno soldi extra da poter spendere in libertà. Oltre a corroborare le nostre finanze, però, i contratti aumentano in modo esponenziale la durata di un singolo livello: nel caso del livello di prova, ad esempio, erano disponibili ben quattro contratti, tra l’altro con obiettivi variegati e non limitati al solo assassinio. Sommato al duplice obiettivo richiesto dalla missione principale, le cose da fare erano talmente tante che oltre a quello siamo riusciti a completare appena un contratto, al termine di una prova di quasi un’ora. Ovviamente la longevità del gioco è legata a doppio filo con l’approccio del giocatore, generalmente diviso tra stealth puro o mattanza sregolata. Nella nostra partita abbiamo voluto provare entrambi i metodi e il gioco è risultato comunque godibile, anche se la soddisfazione di passare per sezioni di gioco senza farsi vedere resta una delle sensazioni migliori che il titolo può regalare, e i puristi avranno sicuramente una bella gatta da pelare se vorranno completare ogni missione così. Un aiuto però esiste, ed è rappresentato dall’assenza della formula del caos, decisione legata al background del personaggio e che non ci farà incorrere in problemi nel caso decidessimo di sporcare di sangue la nostra lama, sia silenziosamente o davanti a tutti.

Nel complesso la nostra prova ci ha fatti uscire dall’area riservata di Bethesda particolarmente soddisfatti, non solo perché ci verrà concessa l’occasione di vivere ancora una volta un’avventura a tema Dishonored ma anche perché, se non accadrà nulla di spiacevole entro il rilascio del gioco, fissato al 15 settembre, avremo di fronte un interessantissimo titolo standalone dalla durata non indifferente, bello da vedere e soprattutto da giocare.

Francesco Paternesi
Pur essendo del 1988, Francesco non ha ricordi della sua vita prima del ’94, anno in cui gli regalarono un NES: da quel giorno i videogiochi sono stati quasi la sua linfa vitale e, crescendo con loro, li vede come il fratello maggiore che non ha mai avuto. Quando non gioca suona il basso elettrico oppure sbraita nel traffico di Roma. Occasionalmente svolge anche quello che le persone a lui non affini chiamano “un lavoro vero”.