Non chiamatelo Metal Gear
Inutile sparare sulla croce rossa per l’ennesima volta. Si è parlato e straparlato di quanto questo Metal Gear Survive sia un’autentica blasfemia all’interno della saga in cui si inserisce, almeno concettualmente parlando. Un Metal Gear in cui si combattono gli zombie per sopravvivere con personaggi anonimi spediti in un universo alternativo? Suvvia, impossibile non definirla tale.
Eppure questa volta non vogliamo sprecare l’occasione per parlare del gioco più concretamente, visto che abbiamo avuto modo di provarlo. Anche perché ad un certo punto, le chiacchiere stanno a zero e pregiudizi verso scelte e politiche stilistiche/aziendali vanno messi da parte per lasciar spazio ad un po’ di obiettività.
A livello macro strutturale, la cosa fondamentale da sapere è che Metal Gear Survive avrà una modalità per giocatore singolo e una per la cooperazione multiplayer. Entrambe condivideranno l’una con l’altra le armi, gli equipaggiamenti e i gadget recuperati giocando.
Abbiamo fatto una partita in cooperativa con altri 3 giocatori. L’obiettivo era difendere un dispositivo in mezzo all’area di gioco. Prima di partire abbiamo selezionato il nostro personaggio, scegliendone la classe e di conseguenza l’equipaggiamento. Abbiamo optato per lo”shooter” le cui risorse comprendevano un arco con 2 tipi di freccia (esplosiva e normale), un fucile d’assalto, un manganello elettrico, e tutta una serie di oggetti offensivi e difensivi. Tra i primi, che prevedevano classiche granate e “spara fulton” in grado di bloccare gli zombie per un certo lasso di tempo, abbiamo ravvisato una similitudine con molti gadget presenti in Phantom Pain. Tra gli oggetti difensivi invece, che vanno usati per prepararsi adeguatamente all’assalto degli zombie prima che questo cominci (un po’ come la modalità orda di Gears of War 3), avevamo a disposizione una rete di metallo da collocare ovunque volessimo per bloccare il passaggio ai nemici, trappole da piazzare a terra per infiammarli, e torrette/avamposti di legno molto utili per raggiungere una zona sopraelevata e tenere meglio sotto controllo la situazione.
Nella missione giocata dovevamo sopravvivere, e soprattutto fare in modo che il dispositivo non venisse distrutto, per un totale di quattro ondate di zombie. Ovviamente sempre più numerose e pericolose. Muoversi, sparare e utilizzare le risorse è fluido e intuitivo, d’altro canto il gioco vive di rendita in questo, grazie al fantastico lavoro fatto per Phantom Pain, cosicché il nostro personaggio risulterà sempre agile e molto responsivo. Le meccaniche stealth abbiamo potuto testarle solo nella parte iniziale della missione, quando dovevamo raggiungere il dispositivo per attivarlo, possibilmente senza allertare gli zombie nelle vicinanze. Niente di speciale da segnalare. La reattività degli zombie ai suoni e il loro campo visivo non è molto diversa da quella dei soldati standard di Metal Gear Solid 5 e seccarne una manciata arrivandogli alle spalle non è stato certo un problema, almeno in questa occasione.
Una volta cominciato il conto alla rovescia per la prima wave nemica, la minimappa ci indicava il punto da cui sarebbero arrivati gli zombie, e delle grosse frecce su schermo rendevano ancora più evidente il loro potenziale percorso. Molto intuitivamente quindi, si trattava di rallentarli il più possibile, piazzando a terra ogni sorta di installazione di difesa in nostro possesso.
Successivamente, partiva la parte action vera e propria, collaborando con gli alleati dovevamo difendere il più possibile la posizione a suon di granate, frecce e sovente, curando i compagni a terra. Interessante il fatto che le risorse, munizioni comprese, sono tutt’altro che generose, e vanno quindi gestite molto bene e con parsimonia. Non facendo caso a questo infatti ci siamo ritrovati a utilizzare ogni proiettile nelle prime due ondate, percependo in maniera erronea, una difficoltà veramente bassa per la sfida proposta, salvo poi rimanere completamente disarmati in quelle successive e perendo miseramente. Ecco quindi che ogni risorsa va ottimizzata e quando possibile anche durante le fasi concitate è meglio prendere qualche zombie da dietro e ammazzarlo corpo a corpo. Svolgendo dei piccoli e semplici incarichi tra un’ondata e l’altra, si può accumulare qualche risorsa in più, ma comunque nulla che vi faccia sentire mai al sicuro completamente.
Ovviamente esistono anche stamina e salute da tenere sott’occhio. Non a caso c’è un menù dove usare medicinali, cibo e quant’altro che potrà aiutarvi nella sopravvivenza ma, presi dalla frenesia della prima partita, ammetto che non siamo mai riusciti a gestire bene questo aspetto, per il quale serve il tempo necessario che solo una perfetta coordinazione con i compagni che ti coprono le spalle, può darti.
Per quel che riguarda i nemici, abbiamo intravisto almeno 4 tipi di zombie diversi, qualcuno saltava, qualcuno era equipaggiato di tutto punto ed era particolarmente difficile da buttar giù, e qualcun altro invece aveva al posto della testa una sacca gigante pronta ad esplodere. In generale però non offrivano certo alcun tipo di stimolo tattico in senso strettamente inteso, visto che sono comunque creature senza cervello che semplicemente, puntano alla meta senza pensieri.
Devo essere sincero: mi sono divertito durante questa sessione di gameplay, eppure, altrettanto francamente, mi sento costretto a dire che il gioco non mi ha detto granché, e che alla lunga potrebbe stancare. La colpa è da ricercare nella banalità del suo contesto ludico e stilistico. La grafica è un riciclone a mani basse di Phantom Pain, sia per quel che riguarda le animazioni, che gli strumenti, o ancora per lo scenario, che appare spoglio e banale. E quello che c’è di nuovo non convince granché. Il design degli zombie per esempio, a mio gusto è francamente pessimo.
Sul fronte ludico non sembra veramente regalare nulla di nuovo, a meno che non vogliamo considerare innovativo un semplice miscuglio di meccaniche prese da altri giochi. C’è un po’ (pochissimo) di stealth alla Metal Gear. C’è un po’ di dinamica alla tower defencer. Un po’ ricorda la già citata modalità orda di Gears of War 3, ecc, ecc…
Il gioco è abbastanza armonioso nell’insieme delle sue parti ma ecco, diciamo che se questa demo doveva esaltarmi e mostrare le potenzialità del titolo, personalmente non è riuscita appieno nel suo intento.
Continuo quindi a bocciare totalmente l’uso del nome Metal Gear per questo gioco (perché razionalmente non ha nulla di MG), e il riutilizzo di ogni elemento di Phantom Pain mi sembra francamente inqualificabile in un titolo che non è un DLC ma un nuovo stand alone. D’altro canto, la professionalità mi impone di dare per tutto il resto ancora il beneficio del dubbio a Metal Gear Survive, come mi obbliga a sottolineare quanto le mie impressioni a riguardo, dopo un primo e veloce assaggio, siano assolutamente tiepide.