Alla conquista di Fortune City, una supercar alla volta
Nel 2015 Electronic Arts tentò il rilancio della serie Need for Speed, tornando alle origini del successo globale che raggiunse nel 2003 con gli spin-off Underground. Nonostante alcuni difetti il risultato fu positivo, rafforzando la fiducia del publisher nei confronti del team Ghost Games, che ha ormai le redini della serie.
Tutto questo però non ci aveva preparato a Need for Speed Payback, annunciato ai primi di giugno di quest’anno e che sembra voler essere il punto d’incontro delle varie anime del gioco.
Cosa intendiamo? Continuate a leggere e lo scoprirete.
In occasione della Gamescom, Electronic Arts ci ha concesso di mettere le mani su una versione dimostrativa del gioco, la quale dava a disposizione due scelte, ovvero giocare al livello mostrato già all’E3 oppure effettuare una prova a tempo a bordo di una poderosa BMW M5, scegliendo subito la prima.
Prima di arrivare alla parte giocata, viene mostrata una cinematica che parla brevemente della Casa, la fantomatica organizzazione che rappresenterà i cattivi del gioco, particolarmente brutali con i loro nemici e che hanno messo sotto controllo tutta Fortune City, città fittizia che farà da sfondo alle nostre scorribande e ovviamente ispirata a Las Vegas.
Rispetto all’episodio passato l’elemento narrativo sembra essere decisamente preponderante, offrendo un primo sguardo anche al nostro alter ego protagonista, Tyler Morgan, accompagnato dagli altri due personaggi principali Mac e Jess, i quali uniranno i loro talenti per contrapporsi ai cattivi di turno. Purtroppo il trailer non rivela molto altro ma ci butta nell’azione in poco tempo, con l’obiettivo di rubare una sobria Koenigsegg Agera S in transito nel deserto.
Ora siamo finalmente a bordo di una Mustang GT dalla livrea argentea e con decorazioni verde acido. Un’accelerata poderosa ci lancia direttamente sulla strada, con tanto di pneumatico lasciato a terra e cominciamo a prendere confidenza con il sistema di guida, leggermente rivisto ma con alcune differenze. Payback ovviamente non si allontana da uno stile prettamente arcade, ma non per questo saremo in grado di fare il bello e il cattivo tempo senza un po’ di impegno: dosare acceleratore e freno sarà importante per mantenere il controllo sulla vettura, soprattutto se vorremo approfittare di qualche curva per un po’ di sano drifting. La sensibilità generale ci è sembrata maggiore del previsto, però appare comunque evidente il ricorso ad un modello di guida più impegnativo rispetto agli standard del franchise, anche per cercare di rendere la curva di apprendimento delle meccaniche più interessante da affrontare e, al tempo stesso, facendoci divertire parecchio alla guida.
La missione, che inizia come un inseguimento in incognito, si tramuta in poco tempo in una lotta contro le guardie della casa, dotate di macchine più imponenti delle nostre ma non necessariamente difficili da battere, anzi. In questo ed altri frangenti è emersa la presunta acerbità dell’intelligenza artificiale: intendiamoci, la serie non ha mai brillato sotto questo aspetto, tuttavia non è mai troppo tardi per sperare in un’evoluzione di qualche tipo, fosse anche un selettore della difficoltà, quanto meno per evitare harakiri dei nemici, purtroppo avvenuti in fase di prova.
C’è dunque del lavoro da fare, presumibilmente già svolto in virtù dell’anzianità della build a disposizione, ma che potrebbe trovare grossi spunti nella gestione del titolo precedente.
Sotto il profilo tecnico, NFS Payback merita ben più di una semplice occhiata: la punta di diamante della produzione è, manco a dirlo, la realizzazione delle macchine, arricchite da un numero tale di dettagli da sfiorare il fotorealismo e con modelli che non sfigurerebbero assolutamente in simulatori di un certo livello. Tolte le auto, l’ambiente circostante risulta inaspettatamente pieno, tra stazioni di servizio e cartelloni pubblicitari, oltre ad un traffico non imponente ma che restituisce una buona sensazione di realismo che, in generale, è più soddisfacente.
A guidare il nostro giudizio sono state anche le numerose cinematiche presenti che, per quanto spezzino un po’ il ritmo generale, mostrano con dovizia di particolari e con spettacolarità i diversi incidenti che causeremo lungo la strada, con un bullet time degno dei migliori film d’azione e che sostengono il lato cinematografico del gioco. Allo stesso modo, quel poco che si è sentito della colonna sonora lascia pensare ad un uso massiccio di composizioni elettroniche, 128 bpm fissi e cassa dritta indispensabili per convogliare più adrenalina possibile, insieme ad un doppiaggio di buona fattura che con molta probabilità potrebbe anche arrivare in italiano, una nostra supposizione che fonda però basi solide vista la localizzazione completa dell’episodio precedente.
Tirando le somme, Need For Speed Payback non ci ha impressionato al pari di altri titoli presenti alla Gamescom, tuttavia siamo bel lontani dall’emettere una sentenza negativa. Se Ghost Games sarà in grado di trovare la quadratura del cerchio e dare il giusto equilibrio al gioco, c’è la possibilità concreta di ritrovarsi tra le mani un ottimo racing game arcade, un’eventualità che ad oggi non sembra più remota come una volta.