I gemelli nel segno del Destino si prendono per mano e ci conducono lontano, nella magia degli anni Novanta
“Nella mitica Shanghai sono nati sai, I gemelli del destino. Questi splendidi bebè han davanti a se Un difficile cammino. Com’è lunga questa strada, dove porterà?”
Se siete nati negli anni Ottanta, in uno stanzino polveroso e chiuso da anni della vostra memoria è scattato qualcosa. E improvvisamente avete letto queste righe cantando. Perché quella sigla non si scorda facilmente.
Se invece siete nati in un’epoca molto più recente, benvenuti a bordo di una macchina del tempo che vi porterà nel secolo scorso.
Un 1992 senza Stefano Accorsi
È l’11 dicembre 1992. In un pomeriggio di uno degli autunni più piovosi di sempre. Da pochi mesi è salito al governo Giuliano Amato. Negli Stati Uniti Bill Clinton ha appena vinto le elezioni negli USA e Tangentopoli imperversa da mesi su tutte le prime pagine dei giornali. Abel Balbo con l’Udinese ha appena fermato la capolista Milan di Jean Pierre Papin e Van Basten. Durante le ricreazioni delle scuole di tutta Italia si scambiano Kombattini, Pattumeros, Coccodritti e Paciocchini.
Nei pomeriggi televisivi si sfidavano Big! su Rai 1 e Bim Bum Bam su Canale 5. Quest’ultimo, orfano del conduttore Paolo Bonolis passato alla tv “adulta”, nel 1992 mandò in onda tantissime novità del mondo cartoon: James Bond Jr, Robin Hood, Il principe Valiant, Scuola di polizia.
A dicembre Pupazzo Uan annuncia l’ennesimo nuovo cartone. La sigla cattura subito e sarà uno dei brani più amati, contenuti nella tredicesima edizione della raccolta Fivelandia. I gemelli nel segno del destino entravano ufficialmente nelle case di tutti i bambini d’Italia
Si tende ad associare tutti i cartoni della propria infanzia a produzioni giapponesi ed americane. In realtà innumerevoli serie di quel periodo provenivano da paesi molto più vicini. La Francia in primis era particolarmente attiva nel mondo dell’animazione: Siamo fatti così, Papà Castoro, L’ispettore Gadget (collaborazione franco-canadese-statunitense), Babar, Barbapapà erano tutti cartoni d’Oltralpe.
Dietro parecchi progetti transalpini c’era la figura di Jean Chalopin, creatore nel 1971 dello studio Dic Audisuel, che poi sarà spostato negli Stati Uniti, diventando la DIC Entertainment (The Real Ghostbusters, Capitan Planet, la trasposizione di Super Mario). Chalopin era salito alla ribalta negli anni ottanta per aver prodotto M.A.S.K, mandato in onda in Italia da Odeon TV e dalla galassia sterminata di tv locali di quel periodo.
Nel 1991 il produttore francese collabora con AB production e C&D e crea una storia intrisa di magia, che collega Asia ed Europa. Il primo canale tv francese, TF1, il 13 novembre manda in onda Les Jumeaux du Bout du Monde. Un anno dopo arriva da noi con il titolo I gemelli nel segno del destino, che richiama l’adattamento inglese.
Non è il solo cambiamento effettuato nell’edizione italiana. I protagonisti nella versione originale si chiamano Jules e Julie (quasi un omaggio a Truffaut), qui vengono trasformati in Marco e Marika. Il doppiaggio di Marco viene affidato a Davide Garbolino, che aveva da poco prestato la voce a Michelangelo in Tartarughe Ninja alla riscossa e che diventerà dopo qualche anno il doppiatore di Ash Ketchum nei Pokémon. Marika viene invece doppiata da una delle protagoniste della tv per ragazzi di quegli anni: Debora Magnaghi, conduttrice di Ciao Ciao e poi Bim Bum Bam.
Di cosa parlava I gemelli nel segno del destino?
I Gemelli nel segno del destino è ambientato nel 1895. La Cina è governata da una spietata imperatrice, ma una profezia formulata da Lao-Tze preannuncia la fine della sua tirannide grazie all’intervento di due bambini, nati nello stesso istante da genitori diversi e le cui madri moriranno subito dopo il parto. I “Gemelli del destino”, figli della Luna, porteranno la pace nel mondo, dopo aver collocato due tavolette di pietra nel Tempio dell’Armonia Celeste, all’interno della Città Proibita. Solo così tramonterà definitivamente l’impero.
Marco, nato da genitori cinesi, e Marika, figlia di due inglesi, nascono così a Shanghai nella stessa notte, nel momento in cui la luna è nel punto più alto del cielo. L’imperatrice viene informata dell’evento dal suo astrologo e invia suoi fidati eunuchi per uccidere i bambini. Un membro dell’organizzazione segreta “Società della libertà”, Shou Cow, salva i bambini e fa in modo che i due siano portati in Francia su una nave, grazie all’aiuto del capitano Torneay e del suo primo ufficiale Martin Garçon.
Nel frattempo, l’imperatrice imprigiona i padri biologici di Marco e Marica, pietrificandoli con l’aiuto del suo mago di corte Ho Cheng. Dopo aver scoperto che i gemelli sono sopravvissuti, ordina al pirata Kung Lee di ucciderli, ma il suo piano non riesce.
Passano dodici anni e i gemelli vivono serenamente in Francia, accuditi dal Capitano Torneay, che diventa il loro padre adottivo. Marco viene bullizzato per le sue origini cinesi, ma riesce a difendersi grazie ad un potere telecinetico, che i due gemelli scoprono di saper usare ogni volta che si tengono per mano. Ma è soltanto uno dei vari poteri in possesso dei due gemelli, che lentamente scoprono di possedere tantissime abilità.
Dopo la morte di Torneay i due gemelli vengono protetti da Martin e tornano in contatto con Shou Cow, che dà una spiegazione delle loro capacità soprannaturali. Viene così svelata la loro missione: viaggiare a Pechino e restituire le Tavole di Pietra alla Città Proibita. Nel frattempo l’Imperatrice scopre che Marco e Marika sono vivi e dà il via ad una spietata caccia, grazie ai suoi sottoposti, per sventare il loro piano. Inizia così un viaggio in tutta Europa ed Asia, che porterà i gemelli all’agognato arrivo in Cina.
Nel trentunesimo episodio, “Nel Mare In Tempesta”, appare Giovanne, un essere soprannaturale che spiega tutti i poteri ai gemelli.
Marco e Marika scoprono così di avere ben sette diversi poteri: possono creare delle illusioni temporanee, creare scudi, far esplodere oggetti, usare la levitazione e la telecinesi, manipolare e manovrare a distanza macchine, controllare gli eventi atmosferici e mesmerizzare le menti.
Come finiva i Gemelli nel segno del destino?
Una costante degli anni novanta è che spesso le visioni delle serie non venivano portate a termine. Per un motivo o un altro si iniziavano cartoni, di cui non si vedeva mai la fine. L’assenza di internet e programmazioni spesso bruscamente interrotte dai canali televisivi hanno contribuito a peggiorare questa prassi.
I gemelli nel segno del destino è il classico esempio di questa scomoda meccanica. Chiunque sa a memoria la sigla, pochissimi ne ricordano il finale. Come finiva dunque il cartone?
[SPOILER nostalgico] Alla fine della serie, nel cinquantaduesimo episodio, i gemelli, dopo essersi rincontrati con Martin e gli altri personaggi delle varie avventure in giro per il mondo, riescono finalmente a raggiungere i Cancelli della Città Proibita.
Una volta entrati nel Tempio dell’Armonia Celeste mentre stanno per sostituire le tavolette, vengono fermati da un Eunuco, Po Dung. Nel frattempo la Società della Libertà attacca la città, facendo fuggire l’Imperatrice verso il Palazzo dell’Estate.
Con l’aiuto dei loro poteri e di alcune trovate pirotecniche ideate dai loro compagni, i due riescono ad eludere l’intervento di Po e Marco pone le tavolette nell’altare, leggendo le sacre iscrizioni e liberando finalmente dall’incantesimo i loro padri. I poteri improvvisamente sembrano svanire, poiché sono legati alla profezia, appena avveratasi. Per l’ultima volta riescono però ad evocare il Quarto dei Sette Poteri e con la telecinesi sconfiggono tutti i nemici.
La Cina è dunque libera. Marika si appresta a tornare in Inghilterra, con suo padre, lasciando Marco in Cina e allontanandosi da lui, dopo una vita trascorsa insieme. Ma tra loro qualcosa è cambiato. Quello che un tempo era un atipico rapporto fraterno, ora si è trasformato in qualcosa di più. I due svelano di amarsi e nell’ultima scena corrono insieme, sotto la luce di quella luna che ha accolto le loro nascite e che ora li guiderà verso nuove avventure.
Perché in fondo “Più si va giù e più dopo si ritorna su. Non si può dir di no al destino visto che sottomette pure i re”