Un caso, un ospite, un’improvvisazione: come Murderville ha unito il poliziesco alla commedia in un “gioco da tavola” su Netflix
gni genere è ormai alla ricerca. È come se non esistessero più storie pure che si esprimono attraverso un’unica forma e un’unica via, amalgamando bene al proprio interno racconto e messinscena.
La causa è sicuramente l’avvio del postmoderno, la cui data di inizio è però troppo lontana nel tempo per attribuirle tutti i motivi per queste continue commistioni che vedono invadere cinema e serie TV, in cui non possono più coesistere modelli o visioni le quali non facciano coincidere al proprio interno più di un aspetto narrativo. A volte è quello horror con la commedia, altre il fantascientifico con il thriller, altre ancora il noir dalle tinte romantiche.
Tra tutti, soprattutto per quanto riguarda prodotti destinati alla fruizione seriale, è il crime il genere ad aver visto le più insolite e variegate accoppiate nel corso degli ultimi anni. Dopo decenni di serie poliziesche, in cui è possibile inserire anche varianti investigative come quelle de La signora in giallo, passando per quelle più cruente eppure incredibilmente d’acchiappo per un pubblico generalista come il filone dei CSI, è stato nel formato comedy che il genere ha visto una nuova linfa.
Il detective Terry Seattle ha bisogno di un partner
Se al cinema Scuola di polizia faceva la storia nel 1984, pur riferendosi strettamente a un modello demenziale di commedia in puro stile 80s, nella serialità è l’arrivo di un fenomeno come Brooklyn Nine-Nine ad aver visto la mescolanza tra crime e commedia in cui l’indagine era solamente il MacGuffin per dare inizio ad ogni puntata.
La serie creata da Dan Goor e Michael Schur fa capolino nel 2013 non rivoluzionando, ma scuotendo comunque l’ambiente poliziesco che, dopo quello dei medical drama, è di certo uno dei più sdoganati e proposti dall’inizio dei programmi dal tubo catodico fino alla diffusione dei servizi streaming. Un genere che però fin da subito fa capire il suo essere utilizzato solamente come tappeto per il vero fulcro di Brooklyn Nine-Nine ossia la risata, evidente dall’apertura di ogni episodio che come suo prologo sceglie tutte le volte un mini sketch autoconclusivo che invita gli spettatori a divertirsi con la nuova puntata.
Quello che aspettava il genere crime era perciò un passo successivo che non è tardato ad arrivare. Se con Brooklyn Nine-Nine il nonsense comico era certamente spinto e volontario, quest’ultimo diventa terreno di svago e di improvvisazione con Murderville, prodotto originale di Netflix che vede come suo capocomico l’attore Will Arnett.
L’ironia improvvisata di Murderville
Da un’idea di Krister Johnson, la serie in sei puntate vede l’interprete di Arrested Development – Ti presento i miei e voce di Batman nella saga dei film Lego venir affiancato di volta in volta da diverse personalità che dovranno risolvere un caso di omicidio. Ma c’è un impedimento in più per gli ospiti che dovranno accompagnare Arnett nel ruolo del detective Terry Seattle: i partecipanti non hanno alcun copione a cui affidarsi, ma dovranno appoggiarsi solo sull’indagine in cui li condurrà il comico e, così, improvvisare.
L’intrattenimento viene da sé. A prestarsi a questo esperimento – che esperimento poi non è se pensiamo che anche qui in Italia, nel 2007 per ben quattro stagioni, Ale & Franz portavano in scena Buona la prima! – sono Conan O’Brien, Maeshawn Lynch, Kumail Nanjiani, Annie Murphy, Sharon Stone e Ken Jeong. Murderville diventa così una semi-versione di una cena con delitto simulata a cui i novelli assistenti del senior detective Seattle prendono parte, ma il cui divertimento è offerto anche al pubblico.
Una visione interattiva
Un’intuizione piacevole, che soffre tuttavia della scatola chiusa in cui si ritrova. Sarà che la comicità di Will Arnett tende a strabordare parecchio, non misurando mai l’ironia, ma eccedendo così da provocare anche i suoi ospiti. Sarà che trovare un pubblico a cui piaccia quel tipo di umorismo è molto mirato e che nella caotica ricostruzione di Murderville l’improvvisazione rischia di non attecchire sufficientemente.
Sicuramente l’operazione Netflix funge da simpatico tentativo per gli spettatori di trovare a loro volta il colpevole dei casi proposti. Questo fa di Murdeville più un gioco da tavola interattivo che un vero e proprio show, non rivisitando il genere poliziesco, ma portando direttamente il pubblico a entrarne a far parte.
Un’evoluzione successiva dei generi nel cinema e, in questo caso, nella serialità che con Murderville travalicano addirittura la superficie di Netflix. E anche una maniera per rendere la visione dello spettatore ben più impostata in prima persona, sicuramente meglio di quanto aveva saputo fare la piattaforma con esempi quali Bandersnatch o Unbreakable Kimmy Schmidt: Kimmy vs il Reverendo.