Continua il viaggio alla riscoperta dei titoli particolari e stravaganti che non hanno visto luce al di fuori del Giappone. Ecco il turno di Xbox 360, PlayStation 3 e Wii
Qualche mese fa avevamo dato vita a questa serie di speciali con i giochi bizzarri della generazione 16 bit. Ulteriori appuntamenti non sono mancati, potete trovare infatti pure i titoli stravaganti del periodo 32/64 bit e 128 bit. Non resta quindi che andare a (ri)scoprire i giochi bizzarri della scorsa generazione, chiudendo infine con il prossimo speciale dedicato alle opere dell’attuale gen.
Le console protagoniste di questo appuntamento sono Xbox 360, PlayStation 3 e Nintendo Wii. Proprio come per i titoli 128 bit, la selezione non è stata facile a causa delle localizzazioni sempre più frequenti o di produzioni che originariamente erano state rilasciate come esclusive giapponesi ma che sulle attuali console sono giunte ormai anche in Europa e America con porting o remastered varie. Andiamo dunque a vedere quali sono le diavolerie che non hanno mai visto luce qui in Occidente.
Otomedius G (Gorgeous!) – Konami/M2 (2008 – Xbox 360)
Diamo il via alle danze con Otomedius G (Gorgeous!), il porting dell’omonimo gioco arcade di Konami (intitolato soltanto Otomedius). La conversione Xbox 360 è stata curata dal team M2 ed è uno degli ultimi shoot’em up realizzati dalla cara e ormai rimpianta Konami. Rientra tra i giochi bizzarri della scorsa generazione per il suo stile stravagante che non raggiunge certo le follie di un Parodius, ma comunque non lo è tanto da meno.
Il titolo del gioco nasce dalla fusione di ‘otome’ (乙女), che significa letteralmente ‘fanciulla’, ‘nubile’, ma anche ‘figlia’ e ‘vergine’, e Gradius, la celebre serie targata Konami. In Otomedius impersoniamo infatti piccanti personaggi femminili disegnati dal mangaka Mine Yoshizaki ed essi dispongono di particolari outfit che rimandano nelle fattezze a famosi brand della compagnia giapponese, come Salamander, Twin Bee o lo stesso Gradius. Nel menu di selezione dei characters è possibile addirittura disturbarle toccando i loro “punti chiave” (per capirci), dimostrando particolare cura ed attenzione a questi aspetti. Pure le campionature vocali sono pensate apposta per riprodurre voci sexy e provocanti.
Ludicamente Otomedius risulta comunque uno shoot’em up a scorrimento laterale frizzante, ricco di colori, effetti sonori piacevoli e musiche di buon livello. A bordo di strambi veicoli volanti con in sella le nostre fanciulle dobbiamo sconfiggere tutti i nemici dinanzi al proprio cammino con un tasso di difficoltà e sfida in continuo crescendo. Graficamente il gioco è molto piacevole e sfoggia una solida direzione artistica. Al di là quindi del puro fanservice dimostra ugualmente la sua qualità. Curioso poi quando appaiono donnine giganti sullo schermo.
Mobile Suit Gundam: Operation: Troy – Dimps Corporation (Xbox 360 – 2008)
Di trasposizioni videoludiche della serie Mobile Suit Gundam ne esistono veramente a bizzeffe e dei più disparati generi. Tra le più bizzarre rientra però Mobile Suit Gundam: Operation: Troy, esclusiva Xbox 360 del mercato giapponese che propone un titolo sia FPS che TPS in un contesto mecha simulation.
Quello realizzato da Dimps Corporation è un gioco senza dubbio interessante, seppur tecnicamente non proprio ineccepibile, ma ci può stare tenendo conto del periodo di uscita. Operation: Troy ci permette quindi di controllare un personaggio potendo alternare prima e terza persona a piacimento e la sua struttura è proprio quella di un TPS/FPS con la differenza che è possibile anche pilotare un Gundam, proponendo tutta una serie di comandi specifici per l’occasione.
Il motivo per cui rientra nell’elenco dei giochi bizzarri della scorsa generazione non è tanto per una questione di elementi stravaganti (seppur sia abbastanza particolare come produzione), bensì perché lascia straniti per la scelta del genere, siccome ci si aspetta sempre tutt’altro dai giochi di Mobile Suit Gundam. Per certi versi dimostra comunque il coraggio di osare e noi non possiamo che apprezzarlo alla fin fine.
The Idol M@ster 2 – Bandai Namco Games (Xbox 360/PS3 – 2011)
Potrà sembrare strano per noi occidentali, ma i giapponesi vanno matti per produzioni di questo tipo, tant’è vero che ne esistono un’infinità, nonché diverse serie affermate. Una di queste è proprio il franchise di The Idol M@ster che vanta ad oggi una folta schiera di titoli rilasciati per le più disparate piattaforme. Siamo però nella generazione scorsa, quindi segnaliamo The Idol M@ster 2, uscito su Xbox 360 e PlayStation 3 nel 2011; prodotto e sviluppato da Bandai Namco.
In questa stramba produzione il giocatore deve far allenare delle idol giapponesi per prepararle ad affrontare le esibizioni davanti al pubblico. Si assiste quindi a continui balletti e canti all’insegna dei QTE e numerosissimi dialoghi in stile visual novel con la possibilità di prendersi cura delle proprie idol. D’altronde queste sono opere fortemente fanservice, pensate apposta per il mercato giapponese.
AKB1/149 Ren’ai Sousenkyo – Artdink (PlayStation 3 – 2012)
In un articolo di giochi bizzarri della scorsa generazione poteva forse mancare una simulazione di incontri? Sì, avete letto bene. In AKB1/149 Ren’ai Sousenkyo, che già solo per la scelta del titolo in copertina merita di essere in questo speciale, il giocatore simula incontri con oltre cento idol giapponesi realmente esistenti, le quali si sono prestate per il prodotto di Artdink.
La maggior parte delle idol provengono dai precedenti episodi, quindi non sono moltissime quelle nuove. AKB1/149 Ren’ai Sousenkyo è un titolo dal fanservice decisamente marcato, ma dimostra anche alcune delle difficoltà sociali e relazionali del popolo giapponese che sfrutta il gaming per creare simulazioni di questo tipo, come una fuga dalla realtà.
Aquanaut’s Holiday: Hidden Memories – Artdink (PlayStation 3 – 2008)
Sempre ad opera di Artdink ed un genere del tutto diverso rispetto a quello del titolo precedente, ecco Aquanaut’s Holiday: Hidden Memories. Prima ancora che uscisse Abzû a riportare in auge le avventure sottomarine (rappresentate al meglio da Ecco the Dolphin – NdR), lo studio giapponese provò già nel 2008 a riproporre un qualcosa ambientato nelle profondità dell’oceano.
Il gameplay è piuttosto peculiare e consiste nello studio delle forme viventi che popolano le acque. Con i pesci è possibile anche comunicare ed è necessario replicare con il controller i suoni che emettono. L’esplorazione sottomarina ha il suo fascino e dopo aver sbloccato le aree successive è possibile comunque tornare nei posti già visitati. Forse non propriamente stravagante nel senso stretto del termine, ma di sicuro singolare.
E.X. Troopers – Capcom/HexaDrive (PlayStation 3 – 2012)
E.X. Troopers è uno spin-off della serie Lost Planet. Si tratta di un esilarante sparatutto in terza persona dal tratto molto anime, caratterizzato dalla presenza di strambi jet pack. Il gioco sfoggia creature dal look stravagante e una particolare struttura di gioco in cui il giocatore ammazza i mostri in maniera frenetica con le armi da fuoco e attacchi corpo a corpo, potendo sfruttare il dash con il jet pack similmente a quanto fatto Vanquish.
L’impostazione di questo TPS però non è in stile moderno, ricorda invece maggiormente gli esponenti retro del genere, proponendo alcune soluzioni di gameplay singolari, come sonde da piazzare e altro, ma tutto ruota intorno all’utilizzo del jet pack per dar modo di eseguire azioni frizzanti e rocambolesche. Come se non bastasse questi accessori possono essere pure potenziati ed usati in attacco.
Eureka Seven AO: Jungfrau no Hanabanatachi – B.B. Studio (PlayStation 3 – 2012)
Tratto dall’omonimo manga Eureka Seven AO, Eureka Seven AO: Jungfrau no Hanabanatachi rilasciato per PlayStation 3 rientra perfettamente tra i giochi bizzarri della scorsa generazione. E se a qualcuno vedere dei mecha a bordo di longboard volanti surfare in cielo e combattere non trasmette un senso di attonimento, allora gli standard di stramberia sono probabilmente cambiati.
Il titolo di B.B. Studio potrebbe essere visto come una via di mezzo tra un action e un picchiaduro con visuale in stile Dragon Ball Z: Budokai Tenkaichi, giusto per capirci. Il tratto stilistico è ovviamente quello da anime proprio a rimarcare la provenienza della produzione. Un gioco senza dubbio caratteristico e un po’ stravagante, ma a modo suo divertente.
Gekiatsu!! Pachi Game Tamashi Max: Evangelion 7 x Seimei no Kodou – Bisty (PlayStation 3 – 2012)
Per mungere fino al midollo un’opera immortale come Evangelion, qualcuno ha pensato bene di creare un videogioco a tema su PlayStation 3. E mica qualcosa di accattivante e che potesse sfruttare e approfondire le superbe tematiche affrontate da Hideaki Anno. Ma no, meglio fare un titolo sui pachinko in cui ogni tanto spezzare dal gioco d’azzardo virtuale con filmati che vedono protagonisti i personaggi di Evangelion. Ovviamente niente adattamento di Cannarsi con frasi tipo “però quanto a te, quanto a quello che tu, per te qualcosa da poter fare dovrebbe esserci.”
Gekiatsu!! Pachi Game Tamashi Max: Evangelion 7 x Seimei no Kodou rientra in questo speciale non tanto per il suo “gameplay” (sempre se di vero gameplay si può parlare), ma per la follia di adattare un’opera come Evangelion con una trasposizione videoludica del genere. E purtroppo non è l’unica nella storia dei videogiochi.
Ennichi no Tatsujin – Bandai Namco (Nintendo Wii – 2006)
Ennichi no Tatsujin è uno dei titoli di lancio del Nintendo Wii in Giappone, appartenente alla celebre serie (almeno nel Sol Levante) di Taiko no Tatsujin che spopola da quelle parti. Sviluppato da Bandai Namco, Ennichi no Tatsujin è un buffo prodotto caratterizzato da una marea di minigiochi che sfruttano il Wii Remote in maniera spassosissima. A differenza di un Wii Sport qualsiasi le attività sono decisamente più esilaranti e l’estetica del gioco ricalca totalmente gli usi, i costumi, la cultura e il folklore giapponese.
Simpaticissime le campionature vocali e le musiche, ma non da meno la direzione artistica. Tra tutti i minigiochi non poteva mancare il lancio delle freccette, ma ritroviamo anche cose più divertenti come preparare qualcosa sulla piastra elettrica, emulando i movimenti appositi con i comandi della bianca console Nintendo. Sicuramente un prodotto adatto per il lancio di una console che proponeva all’epoca un modo tutto nuovo di giocare, ma se è rimasto esclusiva è proprio per il semplice fatto che sia un’opera tutta giapponese, poco accattivante per il pubblico occidentale.
Teleshibai Wii – Koto (Nintendo Wii – 2009)
Teleshibai Wii è sicuramente un titolo peculiare e non poteva non rientrare in questa raccolta di giochi bizzarri della scorsa generazione. Proprio come nel caso dell’opera precedente, anche qui ci ritroviamo dinanzi ad un prodotto fortemente giappo, rimasto esclusivo proprio perché improponibile per un pubblico che non sia il popolo del Sol Levante. Teleshibai Wii si basa sul concetto di ‘kamishibai’ (紙芝居), ovvero un tradizionale spettacolo di immagini/carte illustrate.
È un gioco educativo che sfrutta questo particolare concetto per permettere ai bambini di leggere storie ad alta voce sfruttando un particolare accessorio da montare sul Wii Mote. Non solo funge da microfono, permette anche di replicare la voce nei personaggi della storia. Un prodotto sicuramente peculiarissimo più che propriamente bizzarro, ma non poteva mancare in questo elenco.
Mobile Suit Gundam: MS Sensen 0079 – Bandai (Nintendo Wii – 2007)
Così come per il capitolo Xbox 360, una trasposizione videoludica di Gundam più caratteristica è arrivata anche su Nintendo Wii. Sviluppato da Bandai Namco, Mobile Suit Gundam: MS Sensen 0079 è anch’esso un mecha simulation FPS (non TPS, però) che ha pure una marcia in più proprio per i sensori di movimento della piattaforma della grande N.
Il gameplay è piuttosto frizzante e frenetico per essere un titolo con visuale in soggettiva, mostrandosi ludicamente pure più accattivante di Operation: Troy. Nonostante ciò, anche in questo caso ci ritroviamo dinanzi ad una produzione comunque non del tutto brillante sotto il profilo tecnico, eppure riesce a rivelarsi per certi versi più gustosa di quella Xbox 360, sfoggiando un art direction più valida.
Il livello rimane quello che è, ma complice un sistema di controllo decisamente più originale e che meglio si sposa con questa tipologia di gameplay, il capitolo Wii risulta nel complesso più avvincente. Pure in questo caso la presenza di un titolo del genere nello speciale dei giochi bizzarri della scorsa generazione è da ritrovarsi nel modo di proporre un videogioco su Gundam tramite un genere apparentemente non pertinente piuttosto che sulla mera stravaganza.
Captain★Rainbow – Skip Ltd. (Nintendo Wii – 2008)
Dietro alla produzione di questo gioco un po’ stravagante ed originale vi è la figura di un certo Kensuke Tanabe, un autore che ha lavorato a opere come Super Mario Bros. 3, Zelda A Link to the Past, Link’s Awakening, Super Mario RPG, la serie Metroid Prime, Mother 3 e tantissimi altri. Non potevamo quindi che chiudere con lui lo speciale dei giochi bizzarri della scorsa generazione. Chi avrebbe mai immaginato che Tanabe avesse lavorato persino come producer di Captain★Rainbow, esclusiva giapponese uscita su Nintendo Wii nel 2008.
Il gioco si ispira alle opere ‘tokusatsu’ (特撮), termine che letteralmente sta ad indicare ‘effetti speciali’. Il protagonista è un giovane di nome Nick che vive su Mimin Island. Il suo alter ego è Captain Rainbow, un tempo popolare supereroe televisivo; il suo obiettivo è stringere amicizia con gli abitanti dell’isola, i quali altri non sono che personaggi Nintendo meno noti. Si tratta di un action adventure davvero strano, poiché è molto diverso rispetto agli altri esponenti del genere d’appartenenza.
Il gioco è diviso in due parti: una un po’ “action” (le virgolette non a caso) e l’altra più sim dove affrontare diversi minigiochi come la pesca, catturare insetti e aiutare gli altri abitanti del luogo in una marea di attività differenti. È un po’ come se Animal Crossing incontrasse un gioco più movimentato, ma il mix è riuscitissimo sebbene i ritmi della produzione di Skip Ltd. siano comunque lenti. Dal punto di vista tecnico non mostra certo i muscoli della console, ma la direzione artistica risulta molto piacevole e richiama usi e costumi della cultura giapponese da tutti i pixel, con un tratto però molto bizzarro. Anche la colonna sonora vanta infatti tracce decisamente stravaganti, ma è senza dubbio non solo un prodotto particolare, ma anche interessantissimo e di sicuro da riscoprire.
Si chiude qui questo appuntamento con i giochi bizzarri della scorsa generazione. Con la speranza di avervi fatto conoscere produzioni peculiari e alquanto strambe che possano suscitare in voi interesse (e, perché no, divertimento), rimandiamo l’appuntamento alla prossima quando sarà il turno dei giochi bizzarri dell’attuale generazione. Stay Nerd!