The Witcher Adventure Game ovvero come combattere mostri seduti a tavolino

The Witcher è un franchise (non lo si può definire altrimenti) che coinvolge diversi mezzi di comunicazione e raggiunge diversi tipi di clienti. Innanzitutto è un serie fantasy che nasce nel 1986 sulle pagine di una rivista polacca, con la pubblicazione di un racconto breve che narra di questo eroe strano e impenetrabile, Geralt di Rivia, in un mondo ricco di mostri e nefandezze. Da lì il passo successivo è stata la trasposizione digitale e il successo praticamente planetario a opera di CD Project. I videogiochi di The Witcher (il primo, il secondo capitolo e il terzo episodio nei negozi in questi giorni) hanno portato questa saga agli onori e alla gloria che si meritava.

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Ma quando un’ambientazione rende, i personaggi cominciano ad essere amati e l’immaginario collettivo si arricchisce di questi nuovi concetti, allora appare immediata l’invasione di altri mezzi di fruizione. E così The Witcher arriva sulle nostre tavole, e non con un nuovo set di porcellane o di pacchetti di patatine con sorpresa, ma bensì con un boardgame a tema. Ci teniamo a dire che il gioco, realizzato sotto la supervisione degli stessi CD Project, è stato da poco tradotto da Giochi Uniti e sarà presto commercializzato in Italia. Noi abbiamo provato proprio questa traduzione, mentre finora era disponibile solo la versione inglese da importazione. Inoltre, sempre per dovere di cronaca esiste una versione digitale di questo gioco disponibile per PC, che ricalca grosso modo le modalità e le regole che vedremo tra poco. Nel frattempo però iniziamo a farci questa partita a The Witcher.

Unboxing

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The Witcher è fondamentalmente un card game, coadiuvato dalla presenza di un ENORME tabellone di gioco che rappresenta il mondo fantasy inventato dallo scrittore Sapkovski e da quattro miniature che rappresentano i nostri quattro eroi, Gerarlt of Rivia (il guerriero), Triss Merigold (la maga), Yarpen Zigrin (il nano) e Dandedlion (il bardo). Questi elementi di supporto sono realizzati in maniera spettacolare, con una resa grafica eccezionale: il tabellone è disegnato magnificamente e le statuette dei personaggi, per quanto siano in plastica, sono ricche di particolari e urlano di essere dipinte al più presto.
TheWitcher-AdventureGameTavelIl vero cuore del gioco però sono le innumerevoli carte: sono quasi trecento, divise tra Carte Fortuna, Carte Fato, Carte Abilità, Carte Indagini E Carte Obiettivo. Anche in questo caso, gli artisti coinvolti nella realizzazione di questi pezzi hanno fatto un ottimo lavoro, sia dal punto di vista grafico che dal punto di vista narrativo. Le carte infatti sono dei veri e propri pozzi di informazioni e sono un punto fondamentale per potersi calare nella parte e assumere per davvero il ruolo dell’eroe che si è scelto. Le notizie sul mondo che stiamo esplorando, i dettagli sulle quest che stiamo affrontando e i particolari che rendono le stesse carte più vive che mai sono un valore aggiunto da non sottovalutare.
Per concludere la dotazione di questo enorme boardgame, non potevano mancare le centianaia di segnalini e cartoncini mostro, messi a disposizione per controllare l’andamento del gioco. In effetti, non mi stancherò mai di dirlo, il gioco si presenta davvero bene, ricco di particolari, pieno di sorprese narrative e ben calato nell’universo fantasy inventato grazie a una grande cura del background ‘storico’ e per tutti i particolari che ingentiliscono le varie quest che affronteremo.

Verso l’avventura

744669Il gioco concettualmente è molto molto semplice: ogni giocatore dovrà portare a termine tre quest principali (cinque nella modalità Epica), guadagnando punti e rispetto. La partita termina quando uno dei partecipanti completa il suo fardello. A questo punto si fanno i conti e si decreta il vincitore. Il gioco è pensato per gruppi da due a quattro giocatori e fornisce un set di personaggi tra cui scegliere, tutti ovviamente tratti dal mondo di The Witcher. La scelta del personaggio è importante perché l’intero gioco è costruito intorno ai singoli eroi, grazie a una caratterizzazione eccezionale che influenza qualunque aspetto del gioco. Infatti, ciascun eroe preleva da un suo esclusivo mazzo le carte missioni, quelle necessarie a portare avanti la partita. Ciascuna di queste carte presenta un dettagliato background narrativo a cui si associano i parametri per completare sia la quest principale che quella secondaria e di supporto (di cui parleremo tra un attimo). A prescindere da quel che la carta ha da dirci, le missioni si svolgono sempre allo stesso modo: si raccolgono segnalini indizio che vengono scambiati in prove (secondo una equazione che varia da personaggio a personaggio). Queste prove così raccolte dovranno essere a loro volta consegnate nel luogo designato dalla quest, raggiungibile viaggiando sul tabellone di gioco. In soldoni questo è il senso del gioco. Ci sono poi un bel po’ di corollari e abbellimenti, ma in definitiva, per essere crudi, sarete sempre in giro per il mondo a raccogliere segnalini…

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Come fare tutto ciò? Non è in realtà molto difficile: tutto inizia viaggiando. Si percorrono le strade disegnate sul tabellone di gioco verso la regione adiacente alla nostra. E’ possibile anche prolungare il viaggio di un altro passo, ma ci toccherà pescare una carta Fato, di quelle che portano sfiga. Una volta giunti a destinazione, la regione stessa si prodiga di darci alcuni segnalini indizio, secondo uno schema indicato sul tabellone stesso. Dopo il viaggio, l’eroe che controlliamo può svolgere un’altra azione, alcune comuni, come Indagare, pescando una carte e seguendo le indicazioni relative e quindi godersi il bonus o viceversa essere colpiti dal malus, oppure seguire le azioni specifiche relative al personaggio che stiamo controllando.
In questo frangente si nota quanto The Witcher Adventure Game sia un gioco Character Driven. I personaggi hanno delle abilità innate, ad esempio combattere per Geralt, eseguire le magie per Triss, e degli schemi di potenziamento propri. Infatti in perfetto stile gioco di ruolo è possibile crearsi il personaggio strada facendo. Per personalizzare la nostra build, ogni eroe ha a disposizione un proprio e unico mazzo di carte potenziamento, paragonabile allo skill tree dei videogame a cui siamo tanto abituati, che ricalcano le affinità del personaggio. Sta poi alla strategia e alla volontà del giocatore creare dei personaggi più variegati o monotematici, in base anche alle quest che stiamo andando a completare. Questo forse è il punto di forza dell’intero gioco: infatti non esistono davvero due partite uguali, proprio perché le possibilità per crearsi un personaggio unico sono tantissime e ben distribuite, per non parlare poi del fatto che una volta presa dimestichezza con un eroe, ce ne sono sempre altri tre a disposizione per essere studiati.
The Witcher Adventure GameAl termine di ogni round, poi, in base alla regione in cui ci si trova, può capitare di dover combattere. E qui entra in gioco sia la vostra costruzione strategica delle abilità, sia il fattore ‘caso’. Infatti, il combattimento si porta avanti con un singolo tiro di dado. Il bello che i dadi tirati mostrano sia effetti di attacco che effetti difensivi. Il conteggio dei danni si effettua con un sistema che abbiamo definito a cascata, nel senso che PRIMA si vedono i danni inflitti al mostro e si confrontano con il suo bagaglio di punti vita. Se il mostro non è in grado di far fronte al nostro attacco, il gioco è fatto: usciamo vincitori dal combattimento. Se invece il mostro è uno tosto e riesce a resistere ai nostri attacchi, ecco che dobbiamo misurare i danni che lui sta facendo a noi: se i dadi di difesa sono di numero superiore o uguale ai colpi del mostro, allora ne usciamo indenni, in caso contrario, subiamo delle ferite più o meno gravi. L’importanza della ferite ai fini del gioco sta tutta nel fatto che un eroe ferito perderà la possibilità di svolgere delle azioni, diminuendo di conseguenza le possibilità di portare a termine una quest e rallentando lo sviluppo delle abilità. Per fortuna sul tabellone esistono delle località dove poter recuperare la salute e guarire dalle ferite, così da rendere lo svolgimento del gioco sempre bilanciato.

Da solo in compagnia

Bgs_eXZIEAAUb0KAbbiamo visto come si viaggia, come si costruisce un buon personaggio, come si combatte e stiamo svolgendo serenamente la nostra partita, ma effettivamente manca ancora qualcosa. Siamo al tavolo con altri tre amici e ci chiediamo: ma loro a che servono? Qual è il ruolo degli altri giocatori? Qui forse il gioco pecca, fa un piccolo scivolone imprevisto: infatti, per quanto sia annoverato tra i boardgame cooperativi, di cooperativo ha veramente poco. Vi ricordate quando abbiamo menzionato le missioni di supporto? Ecco quelle sono le sole volte in cui vi troverete a fare qualcosa per gli altri giocatori, per ottenere però un vostro importante tornaconto in punti. In pratica purtroppo tutte le missioni sono uniche e dedicate espressamente all’eroe designato, non hanno nessun obbiettivo da condividere con altri giocatori come voi, non c’è una sfida potente contro un nemico comune, o qualche motivo per voler aiutare gli altri in qualche maniera. In pratica, è come se The Witcher fosse un single player da giocare vicino ad altri. Oh, beh, qualcuno potrebbe dire che se due giocatori si trovano nella stessa area, si possono scambiare oggetti: è vero, ma a che pro? Il gioco è fatto in maniera tale che gli oggetti che ti puoi scambiare sono comunque reperibili in game tranquillamente, senza interazione con altri giocatori. Le forme di cooperazione serie le abbiamo viste nelle Leggende di Andor, per esempio, dove, nonostante le quest ad personam, l’idea di aiutarsi a vicenda per sconfiggere le bestie e difendere il castello nasceva spontanea, come deve essere in questa tipologia di giochi da tavolo. Purtroppo in The Witcher questa necessità non si sente e anzi uno preferisce non avere contatti con gli altri per non doversi impelagare in un sistema di do ut des e di accordi verbali che alla lunga rischiano di diventare fastidiosi e di rovinare anche l’economia del gioco.
Un’altra cosa che deriva da questo tipo di impianto è che se si gioca in quattro si rischia di dover affrontare tempi morti lunghissimi: infatti durante le fasi degli altri giocatori, quello che faremo sarà solo guardare le nostre carte, spostare i nostri segnallini per vedere se riusciamo a ricostruire la forma delle sette stelle di Hokuto, leggere circa seicento volte la storia del ladro di vestiti e magari guardare la faccia di Triss immaginando le scene hot del videogame. Perché comunque, di quello che faranno gli altri, non ce ne fregherà praticamente niente, nel senso che comunque è ininfluente. Non ci saranno tesori che raggiungeranno prima di noi, o equipaggiamenti unici per cui stiamo gareggiando per conquistarli, o ancora non c’è una strategia comune per cui bisogna guardarsi le spalle a vicenda e coprire le zone lasciate sguarnite dagli altri. Niente di tutto questo… Putroppo.

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Il dado è tratto

Prima di chiudere quest lungo discorso su The Witcher Adventure Game, ci teniamo a dire una cosa, che secondo noi è molto importante e riguarda il regolamento. Ci rendiamo conto che le meccaniche di gioco sono molto ricche, anche se non poi così difficili da memorizzare, ma il regolamento (quello base) ce la mette davvero tutta per incasinare ancora di più le cose. Ci sono stati dei passaggi davvero oscuri che abbiamo dovuto interpretare e valutare in base ai risultati in game, confrontandoci poi con il glossario (definito regolamento avanzato). Sul serio, pare doveroso fare questo appunto: il regolamento va leggermente rivisto, magari facendolo diventare una sorta di tutorial, personalizzato per i vari personaggi, perché alcune meccaniche (le più belle, tra l’altro), come quelle di sviluppo e attivazione delle abilità, sono raccontate ed esposte in maniera quasi criptica.
A parte questa piccola inesattezza, il gioco da tavolo di The Witcher ci ha entusiasmati, soprattutto dopo averci preso la mano, facendoci al contempo assaporare quei pochi aspetti negativi che abbiamo già esposto. Non è il miglior gioco da tavolo in circolazione, ma sicuramente merita di essere provato, se non altro per quelle piccolezze e per la cura assoluta dei particolari che mostra fin da quando si apre la scatola. Ci aspettiamo dei miglioramenti effettivi già dalle future edizioni, su questo ci contiamo, per ora prendete questo gioco che vanta sicuramente una delle componenti narrative più interessanti in circolazione, con un profondo sviluppo del personaggio, per quel che è: un piacevole e perfettibile modo di portarvi l’universo di Geralt di Rivia in una scatola di cartone.

Eugene Fitzherbert
Vittima del mio stesso cervello diversamente funzionante, gioco con le parole da quando ne avevo facoltà (con risultati inquietanti), coltivando la mia passione per tutto quello che poteva fare incazzare i miei genitori, fumetti e videogiochi. Con così tante console a disposizione ho deciso di affidarmi alla forza dell'amore. Invece della console war, sono diventato una console WHORE. A casa mia, complice la mia metà, si festeggia annualmente il Back To The Future Day, si collezionano tazze e t-shirt (di Star Wars e Zelda), si ascolta metal e si ride di tutto e tutti. 42.