Potrei partire con una filippica assurda per raccontarvi, in modo dignitoso, i mille motivi per cui God of War è il gioco del mese di Aprile 2018 per Stay Nerd, ma non lo farò. C’è la recensione per quello. In quel pezzo ho provato a descrivervi (senza spoiler ovviamente) quello che è il gioco nella sua sostanza. Un agglomerato uniforme ed emozionante di azione, violenza, ma anche tanta maturazione. Un racconto di crescita, tanto di Kratos quanto di suo figlio Atreus, che taluni diranno dal risultato ovvio, ma non qui. Non noi.
Se God of War è il gioco del mese non è per la potenza del suo motore di gioco, per la bellezza dei suoi poligoni, o per la ricchezza del suo sistema di combattimento. No. God of War è altra storia, un’altra roba. È la vincita di una scommessa, quella da parte di Cory Barlog e del team di Santa Monica. Una scommessa che aveva come posta in gioco la rivoluzione di un marchio iconico, saldamente cementificato all’interno dell’immaginario collettivo di molti, moltissimi, giocatori. Creare un God of War nuovo, diverso, con in più il vezzo di una trama che non culminasse in sangue e grugniti, era una sfida ardua, dietro cui c’era il potenziale di un fallimento (causato ovviamente dallo scontento dei fan, e nulla più) capace di far capitombolare non solo il brand, ma forse l’intero, storico, team nato in seno a Sony.
Così non è stato. God of War è stato, è e certamente sarà ancora a lungo, un successo di rara grandezza. Un titolo complesso, stratificato, emozionante, in una sola parola: bellissimo. Un gioco che rientra a pieno titolo nella schiera delle cosiddette “killer application”, quei giochi capaci da soli, senza apparente sforzo, non solo di consacrare un marchio all’immaginario collettivo, ma addirittura di spingere, per quanto possibile, le vendite della stessa console. Una filosofia che sembra del tutto estranea al modo odierno di fare videogame, e che invece Sony sta perseguendo in una sorta di immenso stato di grazia. Un cammino lungo, coeso, illuminato che ha già eletto il 2017 come un anno di grandi esclusive, e che con questo 2018 si prepara ad entrare negli annali dell’entertainment ludico. E God of War è un pezzetto di questo immenso e bellissimo puzzle. È un pezzetto di un viaggio, anzi di tanti viaggi diversi, che trovano nel lavoro di Santa Monica un crocevia poligonale a dir poco perfetto.
È il viaggio del marchio PlayStation, che con PS4 sembra ormai pronto a tornare ai fasti dei tempi PS2, quando nonostante la concorrenza c’era una, e una console soltanto nel cuore dei giocatori. Il bellissimo monolite nero.
È il viaggio di Cory Barlog, che in lacrime si felicita del lancio positivo del gioco, costatogli 5 anni di fatica, sacrifici e aspirazioni. Lo specchietto di un sistema che da qualche tempo aveva tolto visibilità e personalità agli sviluppatori, ritornati dietro le quinte come era negli anni ’70, salvo ovviamente non chiamarsi Kojima.
Infine è il viaggio di Kratos. Un (anti) eroe che nonostante il peso degli anni ci aveva detto molto poco di sé. Un viaggio periglioso, sofferto, che con questo capitolo non giunge alla sua conclusione, semmai ad una nuova pietra miliare, per quella che sarà una trilogia che, ne siamo certi, resterà a lungo nei nostri cuori.
E dunque congratulazioni God of War! Congratulazioni Santa Monica! Il viaggio di Kratos e Atreus è, per noi di Stay Nerd, il miglior videogame del mese di Aprile 2018 e, per inciso, uno degli aventi diritto al titolo di “Gioco dell’anno 2018”. Per celebrare il tutto al meglio, abbiamo chiesto alla nostra abilissima La 3am di consegnarci la sua visione del gioco. Margherita, neanche a dirlo, ha scelto di ritrarre un primo piano di Kratos, che ne catturasse la potenza, la profondità, la tanto avulsa umanità. Perché per la prima volta God of War va oltre la violenza e si fa uomo. Un concetto che La Tram ha voluto esprimere con questo primo piano. Come fosse l’inquadratura impressa su carta di un momento di immobile silenzio, e autentica bellezza. Di fatto lo è.