Go Nagai e Dante: due mondi si incontrano
Se ripensiamo alla letteratura del nostro paese poche opere, nel corso di quasi otto secoli di storia, hanno avuto la stessa fortuna della Divina Commedia, opera di Dante Alighieri.
Molto di ciò che siamo noi italiani, il nostro modo di pensare e di parlare, ci deriva proprio dallo straordinario viaggio che il poeta fiorentino immaginò di compiere durante la settimana santa dell’anno 1300. Questo perché l’opera dell’Alighieri non è pura e semplice poesia. Ma è la più grande metafora del viaggio umano, l’uomo che percorre la propria strada in cerca di uno scopo che, nel contesto del Medio Evo, non poteva che essere Dio.
Ma ritenere la Commedia una mera opera religiosa è quanto di più sbagliato possa pensare chiunque si approcci a essa in maniera superficiale. La visione dei dannati, delle anime penitenti e dei beati ha fornito materiale per poeti, filosofi, politologi e teologi, ma anche e soprattutto archetipi umani, la cui fortuna si avverte tuttora nella prosa contemporanea.
Perché la Divina Commedia è sì un viaggio verso Dio, ma il viaggio di un uomo, un uomo che è figura centrale di tutto il poema e che riesce a raggiungere per un singolo istante la visione dell’infinito grazie ai suoi incontri con altri uomini.
L’eco di questo messaggio, così potente, è riuscito ad avere una fortuna straordinaria anche fuori dal nostro paese, arrivando a toccare i cuori di popoli lontani, come britannici, francesi, tedeschi, fino al Giappone. Proprio qui, in un mondo tanto diverso dal nostro, la Commedia dell’Alighieri è riuscita ad avere un incontro insperato con una delle principali forme artistiche del Sol Levante, il manga.
Un’unione che avviene grazie e uno dei maggiori maestri del genere, quel Go Nagai che tanto ha preso proprio da Dante per la sua opera magna, Devilman, per poi dedicarsi proprio alla trasposizione a fumetti della Commedia.
Prima del viaggio
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l’etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Come abbiamo detto prima ancora di portare dare corpo alle parole di Dante con china e matite, Nagai aveva dimostrato di conoscere e apprezzare l’opera del nostro poeta nazionale.
Il fascino verso la Commedia sembra essere presente in Nagai già da prima della messa in opera di Devilman. Nella sua opera precedente, Mao Dante, il mangaka mostrava di aver subito una forte influenza da parte dell’Alighieri, anche se furono le incisioni di Gustave Doré a fornire il primo impatto con la drammatica umanità dei personaggi danteschi. Potremmo parlare più di un’influenza estetica che concettuale, ma che tornerà con prepotenza nella successiva opera di Nagai, Devilman.
Qui i temi e i personaggi presenti nella Divina Commedia, forniranno a Go Nagai materiale utile da cui prendere spunto sin dalle prime battute, quando Akira e Ryo si confrontano sulla minaccia incombente dei demoni, citando un passo del celebre Canto XXXIV dell’Inferno. Qui Dante arriva nella Giudecca, il più profondo dei luoghi infernali, mostrando ai lettori il diavolo in persona, Lucifero, un tempo il più bello degli angeli, divenuto in seguito alla sua ribellione un essere mostruoso, intento a punire i massimi traditori della storia, Giuda, Bruto e Cassio.
Il fatto che Lo ‘mperador del doloroso regno sia intrappolato nel ghiaccio fornisce a Nagai uno spunto per proporre la teoria dell’ibernazione dei demoni e il loro successivo ritorno, motivo che darà il via agli eventi narrati in Devilman.
Ciò che lega realmente Dante e Nagai è tuttavia la loro cura nei confronti delle figure umane, l’introspezione presente nei personaggi.
In Dante tanto un dannato quanto un santo riescono ancora a essere umani, a ricordare pur in modo diverso la loro vita terrena, con le gioie, i dolori, le passioni e gli amori che caratterizzavano il loro viaggio mondano.
Lo stesso appare Devilman, capace ci concentrarsi su quello che si nasconde nell’animo umano, nelle sue profondità più oscure, dove è possibile trovare vette di perfidia demoniache, ma anche piccole e rare scintille di bontà. Devilman resta, a modo suo, un’opera dantesca, seppure con delle conclusioni più negative di quelle presenti nell’immortale poeta.
Per Dante anche il peggior peccatore del Cocito può essere ricordato come un padre affettuoso. Al contrario in Devilman il bene è un sentimento nascosto solo in pochissimi individui. Qualcosa che raramente riesce a emergere nell’umanità, capace di mostrarsi più bestiale che mai. Soggetti irrazionali, spinti da impulsi che sono sì parte dell’essere umano, ma sono anche i più bassi istinti della nostra specie.
Tributo e maestria
Ma Virgilio n’avea lasciati scemi
di sé, Virgilio dolcissimo patre,
Virgilio a cui per mia salute die’mi
La scelta di Go Nagai di trasporre in un manga la Divina Commedia diventa qualcosa che va oltre il semplice tributo alla poetica dantesca. Diventa un’affermazione della propria abilità di mangaka. Un’affermazione che si crea dando corpo a un’opera complessa, sfaccettata e dotata di una carica emotiva potente come poche altre.
Quello di rappresentare la Commedia, nel corso dei suoi sette secoli di vita, è stato un compito arduo. Molti prima del Doré e dopo di lui hanno tentato di compierlo con risultati e metodi diversi. Il che ci porta a una domanda, la stessa che molti studenti negli anni dietro ai banchi di scuola si sono posti. C’è ancora posto per la Divina Commedia nella realtà contemporanea?
Per chi ama la letteratura è una risposta facile, scontata. Ma trasmettere oggi l’attualità della tematica più importante della Divina Commedia? È ancora possibile parlare del viaggio dell’uomo sulla Terra con tutti i sentimenti che a esso si legano? In un mondo in continuo cambiamento sembra difficile fare riferimento agli stessi archetipi umani di Dante. Potremmo chiederci se l’amore di Paolo e Francesca sia ancora attuale, così come la pietà di Pia e il sereno distacco dal mondo di Piccarda.
Nagai sceglie di credere nel messaggio di Dante e realizza per esso il giusto omaggio. Ma lo veicola al suo stile, così crudo, così vivido. Nel mostrare le sofferenze dei dannati dà ampio spazio alle torture da loro subite, senza scrupoli. Così come avviene per il pentimento delle anime del Purgatorio e l’estasi in chi ha raggiunto il Paradiso. Ma è soprattutto nelle anime infernali che la fisicità dei corpi viene mostrata senza alcuna remora, con un impatto visivo che diventa anche emozionale.
I personaggi della Commedia, così magistralmente descritti da Dante, grazie a Nagai prendono corpo, sangue e anima, diventando più vivi che mai. Il risultato è semplicemente Divino. Nagai coniuga le opere di Doré e dell’Alighieri in un unico medium, portando il lettore al centro del viaggio con maestria. Ci ricorda, come aveva fatto Dante sette secoli fa, che non è la destinazione importante, ma il viaggio e chi lo compie.
Dipinge così cerchio dopo cerchio, cornice dopo cornice, cielo dopo cielo, una di quelle esperienze legate alla Divina Commedia capaci di scuotere nel profondo. Qualcosa capace di unire nelle persone l’amore per l’arte dei manga e quello per la letteratura italiana.
Un viaggio che, come nella miglior tradizione dantesca, non può che concludersi con una sensazione estatica, la stessa presente nell’uomo di fronte alla vista del firmamento.
A l’alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente è mossa,
l’amor che move il sole e l’altre stelle.