Il nostro resoconto dell’evento Magic: The Gathering
Quando ho saputo che c’era la possibilità di andare al GP di Bologna come inviato di Stay Nerd non mi è sembrato vero. Uno dei più grandi eventi competitivi di uno dei giochi che più amo Insomma, un sogno che si avvera. Mi butto quindi con entusiasmo nell’evento e prendo contatto con gli organizzatori venendo catechizzato (giustamente) dal boss su come debba essere sempre gentile, professionale, carino, educato e nelle righe. Insomma, tutte caratteristiche che non mi si addicono normalmente. A parte gli scherzi, ricevo l’autorizzazione a potermi recare in loco autonomamente, scelta per me congeniale. Bologna è una città grande, con un complesso fieristico ancora più grande a momenti. Entrata Sud, non si può sbagliare. Parcheggio e mi dirigo con entusiasmo verso l’entrata. E qui compio il mio primo errore. No, non mi ero scordato di pagare il parchimetro, ma piuttosto dimentico colpevolmente i miei mazzi di Magic in macchina. Insomma, un po’ come buttarsi in una battaglia campale disarmati. Molto furbo Riccardo, molto furbo davvero. Entro e la scena che mi si presente è questa.
Felice come un bambino al parco giochi, chiamo il mio sempre gentile e professionale contatto: Giovanni, che in pochi secondi mi raggiunge e mi presenta altri colleghi di altre redazioni. Mi sento un po’ spaesato ad essere sincero, tutti tranquilli e sorridenti e leggeri come l’aria, io l’unico imbecille con zaino, macchina fotografica, taccuino e penna d’assalto. Ma va bene, io fin da bambino oltre che collezione di figurine faccio collezione di figuracce, quindi, chi diavolo se ne frega. Penna tra i denti sono pronto a buttarmi nella mischia. Vengo fermato. È ora di pranzo, e quindi dovrò rimandare la mia sete d’interviste. Pranziamo e ovviamente faccio conoscenza con gli altri colleghi e i membri dello staff. Dopo pranzo parte una discussione in cui si parla di come il giocatore Magic medio si sia evoluto nel corso degli anni, e collegandoci a questo finiamo a discutere di come il nerd si sia evoluto negli anni. Insomma, discorsi che sembrano banali ma che in realtà nascondono dei complessi ragionamenti antropologici e sociali. Almeno questo è quello che mi piace pensare. Liberati dal pesante fardello del pranzo, torniamo nel salone dove si stanno svolgendo contemporaneamente centinaia di partite. Ci viene detto che cercheranno di portarci i ragazzi campioni del mondo per darci la possibilità di intervistarli, molto bene, sono proprio curioso di vedere che aspetto ha un campione mondiale visto da vicino. Veniamo accompagnati nell’area VIP dove gentilmente era possibile usufruire di un rinfresco, di un migliaio di caricabatterie, prese per portatili, calciobalilla e addirittura un air hockey. Ovviamente anche tavoli e sedie. Sedie per altro comode, giusto per la cronaca. Veniamo lasciati liberi qualche minuto e così mi aggiro per i tavoli, piombati all’improvviso in religioso silenzio. Erano iniziate le partite pomeridiane. Curioso vedere una cacofonia mista di risate, parlate di ogni lingua (c’erano giocatori da tutto il mondo) e schiamazzi cessare all’improvviso quando iniziava per tutto il momento della battaglia a colpi di carte. Approfitto del momento per scattare qualche foto.
Una scena che mi ha colpito particolarmente è stata la seguente: un ragazzo biondo, sulla trentina aveva finito presto la sua partita e con molta naturalezza si è messo a rovistare in uno zaino, dopodiché con ulteriore naturalezza ha estratto un discreto plico di fogli e con una penna rossa si è messo a correggerli. Erano compiti scolastici. Un professore. La magia di Magic. Devo allontanarmi in fretta, i Campioni, essendo finito il turno sono disponibili alle nostre domande e richieste. Quando arrivo alla zona Vip un giovane ragazzo sta intrattenendo la folla di miei colleghi con diversi aneddoti, così opto per prendere in disparte Marco Cammilluzzi, quello che mi viene indicato come il più forte giocatore di Magic al mondo. Accidenti, non posso certo perdermi un’intervista con lui no? Riesco ad intervistare tre dei quattro ragazzi campioni del mondo (le interviste complete le trovate in fondo a quest’articolo). In meno di cinque minuti sono tutti seduti, impegnati a battere chi gli sta di fronte. Mentre mi guardo in giro, una simpatica creatura attira la mia attenzione, una Nissa Revane si aggira nell’area vip. Ovviamente non potevo che fargli una foto. Sento gli altri colleghi che parlano di giocare a Magic, mi unisco con gaudio all’iniziativa, quando realizzo di aver scordato i miei mazzi in macchina. Impreco mentalmente e dico che se mi aspettano in dieci minuti vado a prenderli e torno. Proprio quando sto per partire una figura magra e sorridente arriva in zona Vip, accompagnata da dei responsabili. È l’uomo più atteso. Colui che ha dato forma ad eroi ed incubi della mia infanzia: Karl Kopinski. Bene. Ma non benissimo. Ho sviscerato le interviste. E nel frattempo mi sono fatto degli amici e delle amiche. Ad esempio la simpatica Lavinia, una ragazza dello staff di Magic che mi avvicina con fare sorridente e poi mi sfotte allegramente. Per dovere di cronaca riporto le esatte parole, come promesso a lei e all’altra ragazza dello staff: “Riccardo sei uno scarsone.” Si dà infatti il caso, che nel pomeriggio avessimo giocato a calcio balilla con formazioni miste e lei fosse risultata nel team dei vincitori (partita vinta 10 a 9 per gli avversari, mannaggia a me la volta che ho pronunciato la frase: “Ma che vantaggi, si va di golden goal”), non sazia mi lancia uno sfottò su come potrebbe anche battermi ad Air Hockey, il mio orgoglio di maschio alpha mi impedisce di ignorare una sfida, così ci dirigiamo all’air hockey lasciando gli altri giornalisti e membri dello staff a giocare a Magic. Durante la sfida durata cinque minuti ho rischiato ben tre volte la mia incolumità fisica, essendo quella piccola ragazza (non mi spiego tuttora come) in grado di colpire così violentemente il dischetto da farlo non solo sollevare dal tavolo, ma imprimendogli anche un punto di vista e una forza tale da farlo schizzare accanto al mio viso per ben due volte. Con un misto di paura e riverenza nei confronti di una persona così piccola ma così piena d’ignoranza e cattiveria prendo una sonora batosta anche ad Air Hockey, perdo 4 a 1. Ovviamente ho ricevuto un sacco di sfottò anche in questo caso.
La nostra giornata sta finendo, ma c’è una sorpresa in serbo per noi, c’è infatti una Escape Room a tema Innistrad ad aspettarci. Sapete tutti cos’è una escape room vero? Ok. Praticamente è un gioco in cui si viene rinchiusi in una stanza o in un piccolo complesso e bisogna trovare il modo di uscire risolvendo sfide mentali ed enigmi. Ci fanno entrare nella zona e veniamo accolti da quello che si presenta come il maggiordomo della casa Markov, sì quel Markov. Ci dice che abbiamo ben 15 minuti per trovare un modo per uscire e che dovremo collaborare tra di noi se vogliamo farcela. L’atmosfera è lugubre all’interno della stanza che ricrea l’interno di un castello. Il cameriere ci prega inoltre di stare attenti a non rompere niente e che non si può usare la forza per guadagnarsi l’uscita. E lo fa guardando me. Ovviamente. Io gli sorrido di tutta risposta. Ci mostra inoltre un lucchetto direzionale, che sarà il marchingegno che dobbiamo disattivare per ottenere l’uscita dalla stanza. Ce lo passiamo di mano in mano e poi glielo ridiamo. Soddisfatto afferma che siamo i primi italiani ad averglielo ridato di spontanea volontà. Ridiamo tutti. Che poi non so che cazzo ci sia da ridere. La cosa è piuttosto triste. Entriamo nella stanza e cominciamo a muoverci come formiche impazzite alla ricerca di qualche cosa. Mi muovo nella paura di poter sradicare qualcosa da un muro di cartongesso e questo mi limita fortemente. Ma trovo ugualmente un quadro dallo spessore sospetto, ci armeggio un po’ mentre i miei compagni sono altrove e riesco ad aprirlo! Purtroppo il quadro non era di alcun aiuto concreto, conteneva solamente la preview di una carta che sarebbe uscita con Shadows Over Innistrad. Un po’ di fortuna. Ci voleva. I miei compari sembrano aver trovato delle candele numerate che potrebbero dare una combinazione per aprire un criptex, che era anche contenuto in un libro di Dan Brown. Un grosso cilindro in marmo e metallo. Le candele andavano posizionate in maniera tale da comporre la scritta “Sorin” e di conseguenza sotto c’erano dei numeri. Facile. Inseriscono la combinazione. Niente. Riprovano. Niente di nuovo. Sono passati già cinque minuti. Scopriamo grazie all’aiuto dell’attento cameriere che una delle ragazze mentre esaminava le candele ne aveva invertite due. Risistemiamo le candele e immetto il codice. Niente. Forse nei film dove fanno vedere i congegni che si sbloccano quando inserisci il codice la cosa è esagerata. Quindi do qualche tirone vecchio stile e il congegno si apre. Una chiave. Sotto di me c’è una credenza. Incitato dai compagni mi inginocchio e apro la credenza, all’interno ci sono delle lanterne che emano una luce a me familiare. Quel colore tendenzialmente può voler solo dire una cosa. Una sorta di raggio ultravioletto. Ognuno afferra una lanterna e ci mettiamo a cercare. Individuiamo ben presto dei segni visibili solamente con le luci ultraviolette, dobbiamo ricomporre una figura (lo stemma della famiglia Markov se non ricordo male) per poi individuare una sequenza da inserire nel lucchetto direzionale. Mi metto a urlare ordini a destra e manca, mentre un collega fornito grazie ad un foglietto abilmente imboscato e a una penna (non si potevano portare nessun tipo di oggetti all’interno della stanza) stava segnando la combinazione. Mentre mi tengo in contatto con Giovanni (sì, il capo, quello che mi ha accolto all’inizio) riusciamo a inserire la combinazione. Sblocchiamo l’ultima chiave e usciamo, come nei migliori film d’azione a pochi secondi dalla fine della prova. Non avremo fatto il tempo migliore, ma siamo usciti entro i 15 minuti. Non male. Foto ricordo e tanti sorrisi. La nostra giornata è quasi volta al termine e torniamo alla zona vip per rilassarci un po’. Io sono senza mazzi Magic, però sento la necessità di giocare, per riscattare la giornata di sconfitte. Lavinia non sa giocare, quindi si salva e se ne esce da vincitrice. Il mio sguardo si posa quindi sul collega di Orgoglio Nerd. Partiamo ad armi pari, scegliamo entrambi due mazzi da 30 carte Starter Pack. Si respira aria di sfida pesante. Orgoglio Nerd contro Stay Nerd. Uomo elegante contro uomo vestito da battaglia. Giacca contro giubbotto di pelle. Taglio elegante contro taglio militare. Occhiale da intellettuale contro occhi azzurri espressivi. Si raduna addirittura del pubblico. Lui opta per un Rosso Blu, punta a controllare la situazione in maniera diretta. Rosso e Blu si sposano bene. Conoscenza, controllo maniacale e danno potente. E sono pericolosi. Io opto per i miei due colori preferiti, nonché quelli che mi rispecchiano di più. Blu e Nero. Conoscenza, rimozione dell’avversario ad ogni costo e cattiveria. Iniziamo la partita. Mi porto a casa facilmente la prima, mentre la seconda mi viene strappata di mano all’ultimo con un “Atto di tradimento”, carta stregoneria che ti ruba una creatura momentaneamente e la fa usare all’avversario. Uno ad uno. C’è la bella da giocare. Partiamo, combattiamo, usiamo ogni astuzia e ogni carta possibile. E finiamo entrambi a pochi punti vita. Lui mi ha già usato un “Atto di Tradimento” (si, di nuovo) e so per certo che ne ha un altro nel mazzo (nella previa partita me ne aveva usati 2 contro). Io ho ben due creature, di cui una tappata per l’attacco e l’altra giocata necessariamente per assicurarmi di ucciderlo il turno dopo. Concedere ad un rosso blu un turno in più può essere un errore fatale. Sta a lui. Annuncia “la pescata del campione”. Io lo guardo. Se pesca uno sparo, un “atto di tradimento” o un rimbalzo di massa sono nella me… Lo guardo. Lui mi guarda. Pesca. Guarda la carta. Io lo guardo. Lui mi guarda. Sorride. Ma non c’è vittoria nel suo sorriso. “Hai vinto tu.” Esulto sobriamente in faccia a lui, come si conviene al bon ton. È stata sudata. Calciobalilla va bene, air hockey anche, ma Magic no. Non potevo perdere anche lì. Non contro un collega avversario. Porto a casa la vittoria e un po’ di gloria. Prima di andare via ho il piacere di conoscere il commentatore di wrestling Michele Posa, appassionatissimo giocatore di Magic con cui ho una piacevole chiacchierata da fan del wrestling. Vorrei farci una partita, ma purtroppo il nostro tempo è finito.
Tiriamo un po’ di somme, 2500 giocatori da tutto il mondo. Giapponesi, canadesi, statunitensi, tedeschi, svizzeri, spagnoli. Pazzesco! Ben 50000 dollari in premio, spartiti tra i primi 60 giocatori. Ad aggiudicarsi il GP è l’inglese Kayure Patel di 28 anni, che ha battuto in finale l’italianissimo Alberto Mattioli un meccanico di Piacenza di 22 anni. Diecimila dollari per il primo, cinquemila per il secondo. E poi dicono che i giochi di carte sono solo perdite di tempo. Saluto tutti, mi sono fatto degli amici nella giornata. Fuori piove, ma non importa. È stata un evento spettacolare. Giovanni e altri dello staff mi ringraziano di tutto e mi dicono che si sono divertiti, non posso dire che lo stesso. Gli auguro un buon rientro e mi avvio verso la macchina pensando che un gioco di carte straordinario può di conseguenza creare eventi straordinari
[Nostabs][Nostab title=”Intervista a Marco Camilluzzi” action=”active”]
Marco, mi hanno detto che sei il più forte giocatore del quartetto che ha vinto i mondiali, e di conseguenza, il più forte giocatore al mondo, che ne pensi a riguardo?
Potrebbe essere vero, ma sicuramente solamente al momento. È un campo in cui si viene superati da qualcuno, prima o poi. Però al momento dicono sia così.
Da quanto tempo giochi a Magic?
Ormai sono quasi 11 anni, insomma, poco più di 10 anni. Ho iniziato perché appassionato dalla tattica complessa sviluppabile grazie alle meccaniche di gioco.
Qual è stato il primo mazzo a cui ti sei sentito affezionato?
Era un mazzo controllo; blu, bianco e verde, prende il nome dalla carta a cui gira attorno il mazzo, l’incantesimo Isolamento che stallava la partita.
Hai un colore preferito? E come ti piace giocarlo quel colore?
Amo il verde, e se possibile cerco sempre di giocarlo aggressivo, sempre all’attacco.
Hai un Planeswalker preferito?
Garruk Relentless.
Essere campione mondiale di Magic ha cambiato qualcosa nella tua vita o in quella di chi ti sta vicino?
Fondamentalmente nella mia vita non è cambiato un granché, anche se devo ammettere che mi ha fatto molto piacere portare l’Italia sulla cima del mondo, dato che eravamo considerati ben scarsi all’interno del panorama di Magic. In un certo qual senso sono patriottico sotto quel punto di vista. Oddio patriottico… Non in senso negativo.
Hai un piano di Magic preferito?
Oddio, in realtà non so nulla del background di Magic, vivo questa passione dal puro punto di vista competitivo e come una sfida tattica.
Conoscevi noi di Stay Nerd? Ora che ti ho intervistato, inizierai a seguirci?
In realtà vi conoscevo già, apprezzo il vostro lavoro! [/Nostab][Nostab title=”Intervista a Francesco Bifero“]
Ciao Francesco e grazie per l’intervista. Da quanto giochi a Magic?
Uhm. Da quando avevo 15 anni.
Il primo mazzo a cui ti sei sentito legato nella tua carriera di Magic?
Direi un mazzo metallurgia bianco verde dell’espansione Cicatrici Di Mirrodin. Era molto forte.
Hai un colore preferito? Come preferisci giocarlo?
Il blu è il mio colore preferito e amo giocarlo con mazzi di controllo.
Hai un planeswalker preferito?
Uhm. Direi Jace… Si, Jace Scultore Di Menti. (Nota carta fortissima e bannata in moltissimi formati)
Hai un piano preferito nel background di Magic?
Innistrad sicuramente! Infatti ho l’hype a mille per questa nuova espansione!
Essere campione mondiale di Magic, ha cambiato qualcosa nella tua vita?
Cambia sicuramente come ti guardano gli altri, sono diventato piuttosto famoso nella community italiana dopo il successo a Barcellona.
Conoscevi noi di Stay Nerd? Ora che ti ho intervistato, inizierai a seguirci?
No, non vi conoscevo ma… (estrae il cellulare, passa qualche secondo) Ecco. Ora vi sto seguendo. [/Nostab][Nostab title=”Intervista a Andrea Mengucci“]
Ciao Andrea, da quanto giochi a Magic?
Dal 2008 direi.
Il primo mazzo a cui ti sei affezionato?
Direi il Cruel Control, mazzo con cui ho poi vinto il primo PTQ nel 2009 (accidenti, ha vinto un tale evento un anno dopo aver iniziato a giocare…)
Apprezzi un colore più degli altri? Come ti piace giocare quel colore?
Mi piace molto il verde, e se posso mi piace portare in cambio delle creature aggressive, se posso dei veri bestioni.
Hai un Planeswalker preferito?
Liliana Del Velo, carta che uso anche in alcuni mazzi.
Hai un piano preferito nel background di Magic?
(Tace) Scusa?
Ripeto la domanda. Lo guardo. È spaesato. Non sa di cosa sto parlando. Ok. (sorridendo) Passiamo oltre.
Essere campione, cosa ha cambiato nella tua vita? Direi che è un obiettivo importante da raggiungere. Inoltre ti rende sicuramente più figo, insomma la gente chiede di farsi le foto con te!
Conoscevi noi di Stay Nerd? Ora che ti ho intervistato, inizierai a seguirci?
Uhm, avete anche la pagina Facebook giusto? Sì, allora vi seguo, sicuramente ora ci guarderò più spesso. [/Nostab][/Nostabs]