10 graphic novel americane dei tempi moderni, anzi modernissimi
Quali sono le migliori graphic novel americane mai pubblicate? Ricordate, avevamo fatto questa stessa domanda nella prima parte di questo speciale, con al centro le 10 migliori graphic novel americane dal 1970 al 1999.
L’obiettivo, in quell’articolo come in questo che ne è la sua naturale conclusione, era di realizzare una selezione più o meno oggettiva, più o meno logica, più o meno attendibile su quali siano le opere imprescindibili targate USA di questo particolare format editoriale che è la o il graphic novel.
Premesso che valutare qualcosa è sempre scelta in parte arbitraria e in parte critica, perché è inevitabile mantenere un certo grado di discrezionalità e ognuno può dire la sua, agire tramite due antologie distinte ci è sembrata la scelta più normale possibile.
Com’è già stato detto, quando parliamo di graphic novel americane stiamo parlando delle graphic novel per eccellenza. Questo particolare modo di pensare e fare il fumetto, che lo ripetiamo per chi non lo abbia ancora capito (come Toni Servillo, per esempio) non ha alcuna valenza qualitativa ma solo di forma, perché è un genere editoriale. In sostanza, tra fumetti e graphic novel incorre la stessa differenza che c’è tra un Harmony e un bestseller della Ferrante: sono prodotti pensati per canali diversi (edicola l’uno e la libreria l’altro), tuttavia sempre di romanzi si tratta.
L’unica differenza di carattere squisitamente letterario è quella tra buoni e pessimi romanzi, così come può capitare che un Harmony sia scritto bene da un grande autore e che la Ferrante scriva un libro assolutamente dimenticabile.
Esattamente come un numero di Tex può essere un capolavoro epico mentre il volumone cartonato di turno bello piazzato su uno scaffale può essere una vera schifezza, a prescindere dalla forma. Quello che fa la dignità di un fumetto non è il fatto che sia seriale o da libreria, bonellide o libroide, Topolino o Zerocalcare, è la bravura dell’autore (e degli autori).
Chiarito questo aspetto che, a dirla tutta, ci sembra ormai di averlo davvero specificato in ogni modo, passiamo alle graphic novel americane dal 2000 ai giorni nostri.
N. B. Anche questa volta, per mantenere fede alla linea scelta, abbiamo deciso di non inserire opere di carattere “supereroistico”, lasciando da parte gli eroi Marvel, DC Comics e i fumetti Vertigo.
Graphic novel #1: “Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra” di Chris Ware
Avevamo chiuso la prima parte del nostro speciale dedicato alle graphic novel americane con i pezzi da novanta di questa particolare forma di fumetto, araldi di un’epoca nuova e artisti di grande livello come Daniel Clowes e Joe Sacco.
Adesso, ripartiamo esattamente da dove ci eravamo fermati presentandovi un altro di quegli autori che hanno “fatto” il graphic novel contemporaneo. Chris Ware è uno di questi, un maestro che, attraverso la sua poetica fatta di solitudine e incomunicabilità umana, ha davvero segnato uno spartiacque tra un prima e un dopo.
L’opera con cui è riuscito a farsi campione di questa indimenticabile rivoluzione è Jimmy Corrigan, il ragazzo più in gamba sulla Terra. Si tratta di una storia unica del suo genere, serializzata nel 1995 su rivista e conclusasi nel 2000 con l’uscita in volume tramite Pantheon Books, che parla di un uomo di 36 anni che si trova ad incontrare per la prima volta il padre mai conosciuto.
Un capolavoro di stile, temi e visione, in parte ispirato a vicende personali dello stesso Ware, una gemma assoluta del catalogo Coconino Press.
Graphic novel #2: “Blankets” di Craig Thompson
Non ci crediamo che non avete mai sentito parlare di Craig Thompson. In caso, è probabile che abbia visto il suo nome accostato al titolo della sua opera più famosa: Blankets.
E, spesso, Blankets è associata al concetto stesso di graphic novel, non esclusivamente americana. Non solo per il suo impatto profondo in questo format editoriale, che ha aperto definitivamente le porte ad un modo alternativo di fare e promuovere il fumetto, non solo perché ha vinto una vagonata di premi (tra cui l’Eisner Award, l’Harvey Award e l’Ignatz Award), ma soprattutto perché ha marchiato a fuoco l’immaginario di un generazione.
Chiunque l’abbia letto non può evitare di ricordare, con una precisione al limite del miracoloso, la storia autobiografica dello stesso Craig che, alle soglie dei 18 anni, si trova a vivere un profondo e intenso legame con Rania, il suo primo amore.
Un’ode a quel periodo della vita che tutti abbiamo, almeno una volta, vissuto.
Graphic novel #3: “Black Hole” di Charles Burns
Un altro nome che nasconde dietro di sé la forza dell’insurrezione, un altro artista che ha lasciato un’eredità indelebile, un altro campione delle graphic novel americane.
Charles Burns è stato (e lo è ancora, per fortuna) tutto questo e molto di più. Fumettista versatile, capace di unire un innato talento per l’illustrazione ad una prospettiva assolutamente personale sul mondo, Burns ha realizzato tanti lavori che meriterebbero senza dubbio un posto nella vostra libreria, distinguendosi soprattutto nei racconti brevi.
Ed è apparentemente sempre seguendo questa direzione che, tra il 1995 e il 2005, realizza i dodici capitoli di Black Hole, poi raccolti in volume sempre da Pantheon Books. È la storia, disturbante e angosciante, di un gruppo di adolescenti che nella Seattle degli anni 70’ contrae una terribile malattia sessuale che ha come conseguenza delle bizzarre mutazioni fisiche. Attraverso questo stratagemma, che declina il male coniugando sessualità e orrore, Burns ci parla dell’emarginazione sociale, delle difficoltà delle crescita e della scoperta dell’altro.
Graphic novel #4: “Fun Home” di Alison Bechdel
Passiamo ad una graphic novel meno nota ma di sicuro valore, uscita nel 2006 e da subito vincitrice di premi importanti come i GLAAD Media Awards. È, inoltre, arrivata alla finale del famosissimo National Book Critics Circle Award e di recente è sbarcata addirittura a Broadway con un adattamento teatrale.
Stiamo infatti parlando di Fun Home di Alison Bechdel. L’autrice non è particolarmente celebre, tuttavia il suo lavoro ha avuto una grande risonanza in America, specialmente per quanto riguarda questo format editoriale. La storia di Fun Home è, seguendo il filo che ci ha portato fin qui, molto personale: l’autrice stessa ripercorre, avanti e indietro nel tempo, la sua vita dall’infanzia all’età adulta soffermandosi soprattutto sulla sua omosessualità e sul rapporto col padre, anch’egli omosessuale.
Questo romanzo grafico è fondamentale perché, oltre alla trama che segna un ulteriore svolta intimista, sperimenta delle soluzioni visive davvero innovative come un utilizzo assolutamente originale dello “spazio bianco” tra le vignette.
Graphic novel #5: “Asterios Polip” di David Mazzucchelli
Di capolavori in capolavori, di maestri in maestri, c’è davvero di che emozionarsi di fronte ad una simile presenza di pietre miliari che hanno fatto la storia. Ennesimo campione di vendite, ennesima prova autoriale di un grande genio, ennesimo prodotto di un’epoca (i primi dieci anni del 2000) che davvero sembra brillare come l’oro, è Asterios Polip di David Mazzucchelli.
Mazzucchelli, che già di per sé può vantarsi di avere un seguito fedele e plebiscitario che lo ha eletto quasi al rango di divinità, è riuscito a dare vita ad un libro capace di suscitare in alcuni casi una devozione addirittura superiore. Strano dirlo, per chi ha rivoluzionato il mondo dei comics Marvel e DC in compagnia di uno come Frank Miller (ma non solo), tuttavia Asterios Polip è probabilmente la sua eredità più grande.
Asterios Polip è stato un volume di lunga gestazione, che a differenza degli altri citati sopra è uscito direttamente in libreria nel 2009 e ha impegnato Mazzucchelli per anni trasformandosi nel suo testamento artistico. L’autore, attraverso la storia apparentemente semplice e positiva di un uomo messo di fronte ai suoi errori, è riuscito a fondere influenze provenienti dalla letteratura, dal cinema e dell’arte figurativa unendoli in una forma di fumetto mai così elevata, mai così potente. Un libro insuperabile.
Graphic novel #6: “Lo scultore” di Scott McCloud
Nella storia del fumetto ci sono tantissimi autori leggendari e straordinari, che hanno dato una direzione e una visione artistica a questo medium, ma sono pochi quelli che vi si sono approcciati dall’altro di una prospettiva più critica cercando di analizzarlo come mezzo espressivo. Tra questi, svettano fumettisti come Will Eisner, sdoganatore del termine “graphic novel” e il più recente Nick Sousanis con Unflattening. Forse, però, il nome più famoso che viene in mente è quello di Scott McCloud.
McCloud, l’uomo che con Understanding Comics ha di fatto inventato un genere, quello della saggistica sul fumetto realizzata a fumetti, prima e dopo questo suo immortale contributo è stato (ed è ancora) un grandissimo fumettista. Di recente, ha colto nel segno pubblicando un romanzo grafico capace di intestarsi il titolo di “classico moderno”: Lo scultore.
È la storia di uno scultore che, sull’orlo della depressione e incapace di far decollare il suo lavoro, sigla un particolare (e letale) patto con la Morte che gli concede il potere di scolpire qualsiasi cosa su qualsiasi materiale a mani nude. Un racconto che ci parla del peso dell’artista, dello scambio tra vita privata e ambizioni personali e, soprattutto, di quanto possa bastare un singolo gesto per rivalutare una vita intera.
Graphic novel #7: “March” di John Lewis, Andrew Aydini e Nate Powell
Abbiamo visto più volte le graphic novel americane trasformarsi nel contenitore ideale per raccontare storie personali, intime e spesso minimali. Tuttavia, negli ultimi anni questo formato editoriale ha dimostrato di poter tranquillamente illustrare vicende di grande respiro, come la Storia venata di autobiografia di Persepolis o addirittura il romanzo storico vero e proprio (come vedremo più avanti).
Inoltre, è riuscito perfino ad avere un’impronta più sociale e a rappresentare l’evoluzione e le vittorie del movimento per i diritti civili, come in March.
Si tratta di una saga di tre libri, pubblicata a più riprese tra il 2013 e il 2016, scritta dal paladino dei diritti civili e politico degli Stati Uniti John Lewis col supporto dei professionisti Andrew Aydini e Nate Powell.
Una trilogia straordinaria, che racconta i progressi e le battaglie di un movimento che si è battuto per chiedere uguaglianza, libertà e rispetto tra i cittadini americani.
Graphic novel #8: “Berlin” di Jason Lutes
Eccolo, il romanzo storico in forma di fumetto. Anche se stiamo parlando di un’epopea lunghissima, iniziata sul finire del secolo scorso, Berlin di Jason Lutes si è concluso nel 2018 con l’uscita dell’ultimo volume di una trilogia che ha fatto epoca.
Non solo perché l’ha raccontata, un’epoca, incentrando l’intera vicenda sul declino della Repubblica di Weimar e l’ascesa del Nazismo, ma perché Lutes ha col suo lavoro mastodontico, fatto di lunghissime ricerche in loco e nelle biblioteche, aperto nuove strade alle graphic novel americane.
Berlin ci parla come mai nessuno aveva fatto della Storia, quella con la S maiuscola, che ha forgiato le radici del nostro presente, a metà tra il documentario perfettamente ricostruito e un appassionante romanzo fiume con al centro personaggi vivi e credibili.
Graphic novel #9: “La mia cosa preferita sono i mostri” di Emil Ferris
Siamo ormai arrivati in piena contemporaneità. Del resto, non c’è da stupirsi visto che il formato graphic novel negli ultimi anni sta raccogliendo quanto seminato nello scorso decennio proiettandosi verso una maturità ormai piena e consapevole.
Rappresentante di questa nuova certezza è il capolavoro assoluto di Emil Ferris, La mia cosa preferita sono i mostri, portata in Italia con un’edizione perfettamente aderente all’originale da Bao Publishing.
La mia cosa preferita sono i mostri è stato uno dei bestseller italiani del 2018, oltre che mattatore assoluto ai Lucca Comics and Games. Del resto, Ferris, con la storia della sua protagonista, la piccola Karen Reyes che indaga sulla morte della sua vicina di casa, ha dimostrato le moderne capacità del fumetto come forma espressiva.
Non a caso, è stata pubblicamente elogiata da autentici luminare (che in questi due articoli abbiamo conosciuto) come Art Spiegelman, Alison Bechdel e Chris Ware.
Graphic novel #10: “Sabrina” di Nick Drnaso
Eccoci arrivati in fondo con quello che stato, guarda caso, l’ultimo campione di vendite di un 2018 da incorniciare per quanto riguarda le graphic novel americane.
Nick Drnaso, a dispetto della giovane età (appena 30 anni) è diventato una superstar del fumetto americano. Prima con Beverly, raccolta di apprezzatissime storie brevi, e poi con Sabrina, un terremoto editoriale a cui è seguito un autentico plebiscito in favore di Drnaso.
In Sabrina, attraverso la non-storia di una scomparsa terribile, inspiegabile, Drnaso è riuscito a scavare nel nostro presente, a guardarlo negli occhi con una violenza indicibile mostrando una capacità d’introspezione e di analisi senza uguali. Un futuro e attuale classico, che ricorderemo negli anni a venire.
Il nostro speciale in due parti sulle graphic novel americane finisce qui. Se volete, potete recuperare gli altri nostri approfondimenti dedicati alle graphic novel italiane e alle graphic novel europee.
E, ovviamente, non dimenticateci di farci sapere nei commenti quali sono secondo voi le migliori graphic novel USA in assoluto!