El Corazon de la lucha
C’è una dinamica che si è creata con l’affiorare di un gran numero di piattaforme di gioco che è quella delle conversioni. Ora voi direte che stiamo parlando di una roba che esiste dai tempi di Commodore e Amiga, ma in realtà non è così perché la pratica della conversione è ben differente da quella dell’uscita multipiattaforma ed è, per certi versi, una vera e propria persa per il culo. Si tratta di nulla più che una seconda (o a volte anche terza) uscita di un titolo già masticato e sputato ampiamente che, con la scusa di un livello in più e di un titolo roboante, ripropone all’utente la stessa roba di prima. Con l’accoppiata “gioco digitale” + “console nuova”, questa pratica è diventata un pericoloso abituè, e capita spesso che ci si propini una roba vecchia in virtù di un remastering in HD o simili. Non neghiamo che uno possa bellamente farsi gli affari suoi e non spendere denaro, così come non neghiamo che certe volte sia l’occasione per rigiocarsi perle di rara bellezza, ma la cosa comincia comunque a darci sui nervi ed ora sapete il perché. Questo piccolo preambolo ad altro non serve se non ad introdurre la recensione di oggi, la “Super Turbo Championshin Edition” di quel meraviglioso Guacamelee, che tanto (e bene) ci sorprese ormai diversi mesi fa. La corsa varrà (di nuovo) il prezzo del biglietto?
Donde diablo sei stato?!
Mettiamo che non abbiate mai giocato a Guacamelee e che non abbiate neanche idea di cosa sia, questo paragrafo fa per voi: parliamo sostanzialmente di un ottimo platform bidimensionale dalle tinte action. Un genere a cui, da qualche secolo a questa parte, si da il nome di “Metroidvania”, onde indicare la fusione delle meccaniche che resero celebre tanto Metroid quanto Castlevania. Nei panni di Juan, un tostissimo agricoltore che, rinvenuta una maschera magica, si trasformerà in un potente luchador messicano, ci faremo strada a suon di doppi salti e cazzotti per salvare la nostra bella, caduta vittima delle grinfie di un signorotto del mondo dei morti, tale Calaca. Con uno squisitissimo gusto per il backtracking, e con tutti quegli elementi imprescindibili per il genere quali scazzottate, poteri da recuperare e piattaforme a manetta, Guacamelee si conquistò – ai tempi dell’uscita – un ampio consenso di pubblico, tra giocatori e critica. Giustamente diremmo noi, in quanto si tratta di un titolo veramente molto solido e ben costruito la cui curva di difficoltà bilanciatissima, dona sin dai primi minuti di gioco un ampio divertimento, unito poi ad uno stile grafico veramente vincente, ed a umorismo incalzante e mai invasivo, fatto anche di tantissime citazioni dei tempi che furono (controllate in giro che c’è anche un certo Manny Calavera!). Il teatrino di Guacamelee è di una bellezza rara e dimostra, da parte del team di sviluppo, una passione fervente per il genere e per il videogame in sé. Le premesse, solo apparentemente smunte, sono in realtà solo un pretesto per un continuo gioco di citazioni, barzellette e colori in cui è impossibile non trovarsi piacevolmente avvinghiati. La ricerca artistica e tutto il registro stilistico sono poi vincenti e fondono ai colori caldi dell’assolato Messico, le tetre ombre del mondo dei morti che, ad un certo punto del gioco, potremo liberamente visitare e che, scopriremo, è perfettamente sovrapposto al nostro, creando un contrasto così squisitamente pennellato da lasciare spesso incantati.
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Polli sfolgoranti di gloria!
Parlando di mero gameplay, Guacamelee non è un titolo innovativo, né sovverte in alcun modo le consolidate regole del genere metroidvania, presentandosi, quindi, come un prodotto molto tradizionalista ma non per questo noioso, anzi! Se si esclude il nuovo Strider (venuto comunque dopo), parliamo forse del miglior esponente di genere da anni a questa parte, tale che il suo acquisto sarebbe di per sé consigliatissimo, se non quanto detto nel preambolo. Come che sia, la progressione si struttura tutta attorno alla cerca della nostra bella, ed alla conseguente necessità di Juan di diventare a mano a mano più potente e abile. Il tutto immerso in un impeccabile level design che fonde piattaforme intuitive a prospettive più complesse e ponderate tant’è che nelle fasi più squisitamente platform, Guacamelee sarà anche una bella sfida e vi obbligherà a imparare a menadito tutte le possibilità atletiche di Juan. Non basterà, spesso, saltare al momento giusto, ma piuttosto studiare i movimenti possibili del nostro personaggio, capendo che magari sferrare un determianto colpo in aria ci darà la possibilità di uno slancio più lungo, o anche il guadagno di un pixel verso l’alto che, come saprete, in giochi simili diventa questione di vita o di morte. Dunque, tra abilità reperibili nei vari shop, e i poteri acquistabili sfasciando le statue Chozo (si, esatto! CHOZO!), il titolo ne approfitterà anche per sfoderare un poderoso backtracking così da completare qualche incarico secondario, reperire denaro e, perché no, qualche preziosa moneta d’argento, con cui acquistare per noi o per il nostro partner (ah vero, non ve lo avevamo detto, ma vi divertirete da matti anche in coop!) un ricco set di costumi, tra i quali quello da pollachione gigante, che per un messicano è tipo un must, come il guacamole sulle tortillas!
Mucha lucha!
Altro aspetto fondamentale è il combat system che, inaspettatamente, gode di una certa profondità, nonché della possibilità di essere sviluppato, potenziato ed evoluto. Se il tutto si presentava già molto bene nell’edizione liscia del gioco, il sistema è stato tutto revisionato e corretto in questa S.T.C.Edition, tanto che risulta più gradevole e funzionale. Su tutto è stata aggiunta sulla testa dei nemici una comoda barra della vita, così da permetterci di decidere come muoverci tra le maree di shiaffi che sovente ci sommergeranno. Anche la fluidità dei colpi e il sistema di prese e stato rivisto, e l’impressione è che Guacamelee sia ora ancora più solido e funzionale. Il che di per sé sarebbe comunque troppo poco per giustificare una revisione del genere, e per fortuna (al di là dell’ovvio ritiro a lucido della grafica) il team ha ben pensato di inserire due nuove aree aggiuntive, che prolungano la durata del gioco di un’abbondante oretta, nonché di alcuni nuovi nemici la cui coriacità ben si sposa soprattutto con l’area “infernale” in cui andremo avanti solo ed esclusivamente a botta di schiaffi e calci in culo (agli altri eh!). Ammettiamo una certa soddisfazione nelle aggiunte effettuate a Guacamelee (in cui, si distingue persino un’ottima boss battle), che vanno poi a loro volta ad aggiungersi a quelle già fatte nella precedente Gold Edition, eppure resta quel senso di deja vù ovvio e fortissimo, soprattutto per chi il gioco lo ha già finito (magari almeno un paio di volte per le due precedenti incarnazioni). Certo, su PS4, Xbox One e Wii U il titolo resta una “novità” e l’ampio corredo di trofei ridà vigore soprattutto a chi, come noi, ama destreggiarsi negli achievement. Eppure questa tortilla sa un po’ di stantio… o forse, semplicemente, abbiamo mangiato troppo messicano.