Ormai sessantenne, con le sue ultime interpretazioni, da The Gentlemen a The Undoing Hugh Grant ci mostra una nuova versione di se stesso
Da Notting Hill a Manatthan, da William Tacker a Jonathan Fraser. Ventidue anni dopo la pluriosannata commedia romantica di Roger Michell, il corso del tempo ci restituisce uno Hugh Grant totalmente nuovo e trasformato rispetto a quello che aveva ammaliato il pubblico femminile nel ruolo del libraio.
Una trasformazione ovviamente fisica, con quella chioma castana che ormai ha lasciato spazio a un folto brizzolato, ma che ben si sposa con la mutazione invece attoriale del professionista Grant, ormai alle prese con ruoli più maturi e non così limpidi e genuini come agli albori della sua carriera.
Quel Jonathan Fraser che ci ha regalato in The Undoing – Le verità non dette (disponibile su Sky) è l’antitesi del personaggio che ha il più delle volte interpretato, forse non “il vero lui”, semicitando la serie TV in questione, ma di certo quello che apprezziamo maggiormente.
Lo sguardo appeso, il sorriso a mezza bocca, assumono nuove valenze rispetto a quel fare sornione e ingenuo con cui eravamo soliti etichettare i suoi personaggi, per rispondere a caratteristiche fosche, misteriose ed eticamente scorrette, che fanno di Hugh Grant il protagonista perfetto per un’opera come The Undoing.
La mutazione dell’attore, seppur recente, non parte tuttavia dall’ultima fatica di Susanne Bier bensì, potremmo azzardare, dalla miniserie A very english scandal (disponibile su Prime Video) in cui ben figura alle prese col personaggio di Jeremy Thorpe. Interpretazione di livello, tra le più audaci della sua filmografia e che gli vale infatti una lunga di lista di candidature che poi purtroppo non si tramutano in premi, compresa quella ai Golden Globe.
È così che Hugh Grant scopre che può interpretare degnamente una figura ambigua, sfruttando le caratteristiche somatiche da faccia d’angelo non più soltanto per far innamorare generazioni di donne e mettendo in scena personaggi bonari dall’aria spesso goffa e impacciata, ma conquistando tutti poiché dietro quel volto serafico, all’apparenza candido può nascondersi, artisticamente parlando, una natura diabolica.
E lo fa, con grande sorpresa, anche piuttosto bene. Non è un caso che Guy Ritchie lo voglia nel cast del corale The Gentlemen proprio per fargli interpretare il personaggio più subdolo e viscido del film, che anche quando condivide la scena con attori imponenti, soprattutto nelle dinamiche ritchiane, come Charlie Hunnam e Colin Farrell, non rimane nell’ombra ma riesce a giganteggiare, donandoci pur con un minutaggio ridotto una delle sue migliori interpretazioni in assoluto sul grande schermo.
Il passaggio – nuovamente, dopo A very english scandal – al piccolo schermo non è traumatico nonostante lo stesso Hugh Grant abbia manifestato le sue paure nel recitare per così tanto tempo a stretto contatto con un’icona come Nicole Kidman, ma anzi ci danno ulteriore conferma di questa sua inaspettata seconda giovinezza. The Undoing infatti – come detto – oltre ad essere una serie eccellente è anche il modo per confermarci i progressi fatti in tal senso dall’attore. Potrebbe sembrare un po’ ingeneroso nei confronti di un professionista di sessant’anni, che è una presenza fissa ad Hollywood dalla fine degli anni ’80, parlare di conferme e progressi, soprattutto perché Hugh Grant, oltre al pluricitato Notting Hill, ha inanellato performance grandiose come ad esempio in Quattro matrimoni e un funerale o in About a boy, che gli sono anche valse candidature e riconoscimenti, ma è indubbio che la nuova direzione imboccata dall’attore ci abbia restituito una sua versione 2.0, rivista e corretta, che apprezziamo anche più della precedente.
Rinnovarsi in fondo fa parte della natura dell’attore e quando la settima arte ti pone davanti a un bivio che, vuoi per l’avanzare dell’età, vuoi per il rischio di un’eccessiva ripetitività, ti fa intravedere una nuova luce brillare su quella strada finora rimasta poco battuta, è un dovere morale e professionale prenderla senza troppe remore.
Dopo gli ultimi lavori di Grant possiamo di certo affermare che la scelta è stata quella giusta, e con questo nuovo look brizzolato, la maturità e l’esperienza degli anni e la certezza di vederlo calare in panni che fino a un po’ di tempo fa in molti avrebbero considerato troppo larghi per lui, ci auspichiamo di rivederlo presto in un nuovo ruolo ruolo, altrettanto sorprendente. Perché ad Hollywood ora lo sanno: c’è un nuovo Hugh Grant in città.