Dal 21 febbraio sarà disponibile su Amazon Prime Video Hunters, una nuova serie originale che verrà distribuita con cadenza settimanale. Abbiamo avuto il piacere di vedere in anteprima le prime due puntate. Ecco cosa ne pensiamo.
Hunters, l’ultima serie Amazon Prime Video, si apre con una scena estremamente americana: una domenica pomeriggio, a bordo piscina, un uomo sta organizzando un barbecue. La scena “estremamente americana” cambia subito tono quando un’invitata riconosce nel padrone di casa un gerarca nazista, che una volta smascherato tira fuori una pistola e fredda tutti i presenti, compresi moglie e figli.
È subito evidente come il tono della serie sia di quelli esagerati, sopra le righe, quasi fumettosi e iperviolenti, quel tipo di opera che riporta alla mente la produzione di Guy Ritchie.
Quello che è strano, in questo caso, è che si parla di una tematica molto sensibile, ovvero l’Olocausto e i suoi strascichi, con una scritta presente nei trailer in cui si parla di una serie tratta da una storia vera. Ed effettivamente un fondo di verità ci sarebbe, perché nel 1977, stesso anno in cui è ambientata la serie tv, un gruppo di ebrei formò una società per perseguire i nazisti che avevano riparato negli USA.
C’è certamente qualcosa di romanzato sopra, perché se è vero che avvenne dopo la fine della guerra una caccia violenta ai nazisti, è anche vero che questa fu portata avanti principalmente dai neonati servizi segreti israeliani.
Questi cenni storici servono solo a contestualizzare il periodo in cui la serie è ambientata, e a darvi l’idea del perché si prova un effettivo straniamento nel vedere una vicenda di questo tipo raccontata con questi toni da fumetto. Lo stesso autore ha peraltro detto che quando gli venne raccontato dell’Olocausto dai parenti il suo unico modo per capirlo, da bambino, fu di immaginarlo come una lotta tra bene e male, come nei fumetti che era solito leggere.
Tornando alla trama di Hunters, dopo l’introduzione descritta in apertura veniamo a scoprire che i nazisti in America non sono cani sciolti, ma fanno capo a una struttura gerarchica ben radicata e capillare che ha come obiettivo la costruzione di un Quarto Reich.
Contemporaneamente esiste un gruppo di ebrei, guidati da Meyer Offerman (Al Pacino), che sta cercando di stanare tutti i gerarchi nazisti presenti nel paese per ucciderli.
In questa guerra entra quasi per caso Jonah Heidelbaum (Logan Lerman), che dopo aver assistito all’omicidio della nonna conosce Meyer e, nel tentativo di portare avanti la sua vendetta personale per l’uccisione, entra a far parte dei ranghi del gruppo.
Tutto questo viene raccontato attraverso personaggi decisamente sopra le righe, sia per quanto riguarda i nazisti che gli ebrei. Tolto il protagonista e Meyer infatti il cast sembra essere uscito da un fumetto e lo stesso discorso lo possiamo applicare alle situazioni che i personaggi incontrano.
Hunters, nonostante l’insolita lunghezza delle puntate, prosegue con ottimi ritmi, decisamente sostenuti, e vanta un’ottima sceneggiatura in grado di valorizzare a caratterizzare i personaggi. Certamente è la prima volta che vediamo quello che è stato il punto più basso della storia umana calato in un contesto di questo tipo, ma non sarebbe corretto esprimere giudizi di merito dopo solo due puntate, con la serie che ha ancora tantissimo spazio per svilupparsi.
Su questo però è necessario aprire una parantesi: nella prima scena in cui vediamo il protagonista questo è appena uscito dal cinema dopo la proiezione di Star Wars, e disquisisce con i suoi amici sul fatto che forse Darth Vader non è veramente cattivo, magari ha avuto solo un’infanzia travagliata che l’ha portato ad essere quello che è.
Allo stesso modo, avanzando nella serie, scopriamo che uno degli obiettivi, un gerarca nazista piuttosto sadico, ha ugualmente avuto un’infanzia travagliata in diretta connessione con quello che sarà poi il suo modo di torturare i prigionieri del campo di concentramento di cui è responsabile. In quel momento vediamo che Jonah non riesce del tutto ad approvare i metodi violenti dei suoi compagni e arriva ad empatizzare il con il gerarca.
Questo semplice esempio rende chiaro il terreno difficilissimo sul quale Hunters si muove. Quale effetto può avere lo scrivere una backstory di un criminale nazista rischiando di giustificarlo, o quantomeno di comprenderlo? E un protagonista che empatizza con i nazisti perché magari nella vita han sofferto anche loro, come potrebbe venire percepito? Allo stesso tempo però, non è neanche corretto accettare come “eroi” delle persone che, nonostante abbiano provato a muoversi per vie legali, decidono di ripagare i loro aguzzini con la stessa violenza. O forse sì?
Ci sono ancora otto puntate da vedere (per un totale di dieci), e probabilmente la cosa più interessante di Hunters sarà proprio scoprire come gli autori si sono riusciti a muovere su un terreno così accidentato, scegliendo di raccontare con un tono nuovo e diverso un dramma come l’Olocausto.
Il 21 febbraio, su Amazon Prime Video, Hunters sarà disponibile. Guardatela, perché oltre ad essere estremamente interessante ci sarà anche moltissimo di cui parlare.