Ricordate I Cinque Samurai, l’anime di Hajime Yatate?
Era l’aprile del 1990 e su Italia 7 (sì, avete capito bene) andava in onda per la prima volta I Cinque Samurai (“La leggenda delle armature Samurai Trooper”), anime giapponese trasmesso in patria esattamente due anni prima.
Nonostante non sia mai finito sulle principali reti televisive italiane, I Cinque Samurai ha riscosso un discreto successo, cavalcando l’onda di un altro anime a cui ammicca non poco per tematiche e struttura, ovvero Saint Seiya – I Cavalieri dello Zodiaco.
I Cinque Samurai: l’antefatto
Un migliaio di anni prima dell’avventura narrata negli episodi dell’anime, il mondo era totalmente in balia di guerre dettate dalla ricerca e dalla brama di potere degli uomini. Il sentimento dell’odio pervase dunque il pianeta, generando Arago, un potentissimo spirito maligno che prese forma in un’armatura dotata di immensi poteri di distruzione e intenzionato a rendere suoi schiavi tutti gli esseri umani, uccidendo i ribelli. A cercare di contrastarlo fu un monaco-guerriero chiamato Hariel che, dopo un durissimo scontro, sconfisse ed eliminò Arago ma, conscio del fatto che un giorno questi sarebbe tornato, decise di scindere la sua armatura in altre nove destinate ad altrettanti uomini selezionati fra i più virtuosi della Terra, i quali avrebbero affrontato il demone al suo ritorno.
Ogni armatura traeva il suo potere da una virtù: giustizia, saggezza, fiducia, determinazione, sensibilità, fedeltà, clemenza, franchezza e tenacia.
Cinque di queste verranno indossate dai protagonisti, appunto i cinque Samurai, mentre le restanti quattro finiranno ai demoni complici di Arago, che dopo oltre mille anni ricompare sul pianeta, nel ventesimo secolo, nella cittadina giapponese di Toyama e vuole ad ogni costo impossessarsi di tutti i “pezzi” dell’armatura.
Saint Seiya, nel cuore e nella voce. Ma soprattutto nei colori
Se avete immediatamente pensato a I Cavalieri dello Zodiaco, peraltro già menzionato in apertura, è naturale, e le similitudini con l’opera di Masami Kurumada non finiscono qui.
Anche qui abbiamo cinque protagonisti e pure in questo caso è importante sottolineare l’elemento cromatico, componente fondamentale di questi sentai e poi ripreso e adattato di volta in volta a seconda dell’anime e delle serie. Si tratta di un concetto che meriterebbe un approfondimento a parte, e di cui potremmo far risalire le origini a Gatchaman ma che appunto assume un valore determinate in Saint Seiya, dove ogni cavaliere ha dei colori predominanti sulle proprie vestigia, il più possibile abbinati all’elemento della costellazione di appartenenza. Il più possibile, appunto, perché il colore rosso (o bianco-rosso) deve per definizione toccare al protagonista, e quindi – al di là delle successive modifiche e sfumature – l’armatura di Seiya/Pegasus dovrà richiamare queste cromie, e tutto ciò viene reso ancor più chiaro ne I Cinque Samurai, dove ad ogni corazza corrisponde un elemento. Fuoco, luce, acqua, cielo, terra si prestano naturalmente meglio ad un accostamento cromatico e anche qui il protagonista è, giocoforza, quello con l’armatura rossa: Ryo del fuoco, che rappresenta la giustizia.
Gli altri membri del team sono dunque Sami della Luce, Simo dell’Acqua, Kimo del Cielo e Shido della Terra. Sami, biondo con occhi chiari (e armatura verde) in netto contrasto cromatico col protagonista Ryo, è un po’ il suo braccio destro e lo ritroveremo infatti al suo fianco molto spesso nelle situazioni più delicate. La sua virtù è la sensibilità.
Abbiamo poi Simo, con l’armatura azzurra, e rappresenta la fiducia; Shido, armatura arancione e irruenza da vendere, infatti la sua virtù è la determinazione; infine Kimo della saggezza, con l’armatura blu.
A differenza però di Saint Seiya, dei Cinque Samurai sappiamo poco o nulla, sia del loro background che di come si sono conosciuti, e infatti l’anime li butta subito nella mischia per difendere la Terra, come dice anche la sigla italiana. A proposito di Italia, una curiosità da sottolineare è che sono molti i doppiatori nostrani che hanno lavorato su questa serie ad aver precedentemente prestato la propria voce per quella su I Cavalieri dello Zodiaco. Ad esempio abbiamo Ivo De Palma, voce storica di Pegasus nella versione italiana, che ne I Cinque Samurai la presta a Kratos, uno dei demoni, oppure Flavio Arras, Megres e Albione in Sain Seiya, che qui è Ryo. Ma non finiscono qui, perché potremmo citare anche Pasquale Ruju, Andrea De Nisco ed altri.
Parlando di De Palma abbiamo citato i Demoni, composti da Kratos dell’Oscurità ed altri tre: Rasta degli Inganni, Krana del Veleno e Demon, il demone supremo. Quest’ultimo è il leader del gruppo di villain, sebbene il suo atteggiamento troppo “etico” sia malvisto dagli altri demoni e questo porterà ad un suo grande cambiamento nel corso del tempo, facendo peraltro di Demon uno dei personaggi più complessi e meglio caratterizzati dell’anime.
Tra i personaggi marginali dell’opera invece val la pena ricordare Fiamma Bianca, incantevole ed affascinante Tigre siberiana alleata dei cinque Samurai, che interviene spesso in aiuto del team quando i ragazzi sono in difficoltà. E siccome il contrasto è sempre uno dei focus degli anime di genere, non mancherà un fantastico incontro/scontro con Fiamma Nera, tigre di Lord Cruel, spadaccino del Regno del male.
I Cinque Samurai è un anime con una struttura piuttosto basica, con i protagonisti che devono imparare man mano a padroneggiare le proprie armature e creare una sinergia e un’intesa di squadra perché solo così riusciranno a vincere l’Impero del male di Arago. Proprio grazie a questa forte unione si potrà evocare l‘armatura dell’Imperatore Brilliant (l’armatura bianca).
In realtà, a voler essere precisi, l’Imperatore Brilliant c’entrerebbe poco. Nella storia originale l’armatura è semplicemente l’unione delle cinque, che vanno a potenziare quella rossa di Ryo, che funge da base. La storia dell’Imperatore Brilliant è una libertà dell’adattamento italiano.
Come abbiamo detto, ogni armatura incarna una virtù, e sebbene in seguito alla suddivisione abbiano perso in parte la loro origine demoniaca, questo non è avvenuto del tutto e dunque hanno quasi le stesse potenzialità di appartenere al bene quanto al male. Tant’è che le quattro armature dei demoni in realtà corrispondono anch’esse a quattro virtù.
Un successo… di nicchia
Sebbene I Cinque Samurai non abbia una fanbase pari ad anime “concorrenti” come appunto Saint Seiya e Ken il guerriero, ottenne – come detto – un discreto successo anche qui in Italia, e dopo la serie originale, composta da 39 episodi, la storia proseguì attraverso tre miniserie OAV, pubblicate qui da Yamato Video. La prima è Incubo a New York, composta da due episodi; poi c’è La leggenda dell’imperatore splendente e infine Message.
I Cinque Samurai si comportarono piuttosto bene anche nel mercato della gadgettistica, anche qui seguendo l’onda di Saint Seiya, con action figure che probabilmente molti di voi lettori hanno avuto. Non belle e ricche di dettagli come quelle dei cugini Pegasus & co., ma forse più funzionali al “gioco” che non al collezionismo.
In Italia la serie venne distribuita da GiG, e venduta in scatole contenenti un determinato personaggio e i vari pezzi dell’armatura da assemblare, in più c’era una fascetta da samurai color rosso con il nome del guerriero e il simbolo corrispondente alla sua armatura.
GiG li mise sul mercato trasformando leggermente il nome della serie, vendendoli come “I Cinque Samurai pugni d’acciaio”, per via delle mani in metallo delle action figure.
Senza dubbio chi è cresciuto negli anni ’90 ricorderà tutto ciò, probabilmente ne avrà avuta qualcuna sui propri scaffali, e magari potrebbe ancora averle in qualche scatolone, di quelli che quando vengono riaperti fanno affiorare i ricordi e la nostalgia dell’infanzia. Di tutto ciò, sebbene in minima parte, fanno parte anche I Cinque Samurai: quell’anime da molti dimenticato, ma che ha allietato tanti dei nostri pomeriggi.