Prima di diventare un film di Alfonso Cuarón, I Figli degli Uomini era un romanzo di P.D. James ambientato proprio nel 2021
Il film I figli degli uomini uscito nel 2006 e diretto da Alfonso Cuarón, con Clive Owen, Juliannne Moore e Michael Caine tra i protagonisti, è stato largamente apprezzato sia dal pubblico che dalla critica, ed è riuscito a mostrare in modo efficace il mondo del 2027 in rovina, devastato dalla mancanza di nuove nascite. Non tutti forse però conoscono il romanzo da cui il film è stato tratto dell’autrice britannica P.D. James, pubblicato nel 1992, la cui storia si svolge nel 2021. Potremmo allora ripartire dal libro in cerca delle affinità tra il futuro descritto all’epoca e il nostro presente.
I figli delle donne
Phyllis Dorothy James, nota con la sigla P.D. James, è stata una prolifica autrice di gialli, tra i quali la sua più famosa serie è quella del detective-poeta Adam Dalgliesh durata dagli anni 60 fino al 2008, di cui si trovano molti titoli tradotti anche in italiano per vari editori. I figli degli uomini è però il suo unico romanzo speculativo, ambientato in un futuro non troppo lontano descritto con cura a partire da una premessa molto forte: a partire dal 1995 in tutto il mondo non nascono più bambini.
Il calo delle nascite nei paesi industrializzati era una questione già riscontrabile a metà degli anni 80, per cui se un tempo la fantascienza aveva immaginato soprattutto le conseguenze della sovrappopolazione in romanzi come Largo! Largo! di Harry Harrison (da cui è stato tratto il film cult Soylent Green) o Tutti a Zanzibar di John Brunner, alcuni autori hanno iniziato iniziato invece a porsi la domanda opposta: come sarebbe il mondo se invece di affollarsi andasse lentamente a spopolarsi? Su questa stessa idea di fondo si basa anche Il racconto dell’ancella di Margaret Atwood, ma l’approccio seguito da I figli degli uomini porta in una direzione diversa.
Mentre in Atwood troviamo una società distopica che affronta con repressione e coercizione la diffusa infertilità, schiavizzando le poche donne ancora in grado di concepire, nel romanzo di James l’impossibilità di generare nuovi figli è assoluta e assodata, poiché sono passati ormai ventisei anni da quel fatidico 1995, il cosiddetto anno Omega, in cui è nato l’ultimo essere umano. Non c’è quindi bisogno di imporre leggi e sottomettere gli altri, perché semplicemente non c’è alcun modo di aggirare il problema. Gli uomini sono regolarmente sottoposti alla conta degli spermatozoi, ma ormai da decenni non si ottiene nessun risultato incoraggiante, per cui, man mano che la popolazione invecchia, anche questo diventa un mero adempimento burocratico. Le donne continuano a essere potenzialmente fertili, ma anche l’inseminazione artificiale non produce risultati e sono sempre più frequenti i casi di gravidanze isteriche.
I figli di Dio
Come nel film, anche il romanzo I figli degli uomini racconta la storia di Theodore Faron, in parte sotto forma di diario e in parte come narrazione esterna al protagonista. Faron è cinico, disilluso come buona parte del mondo, rimasto solo dopo essere stato abbandonato dalla moglie e aver causato la morte di sua figlia. È il cugino del Guardiano d’Inghilterra, ed è stato per breve tempo parte del Consiglio di cinque membri che costituisce l’unica forma di governo. Proprio in virtù di questo viene contattato da un piccolo gruppo di dissidenti che intende avviare moti di protesta contro i provvedimenti del Consiglio.
Mentre Cuarón ci mostra un mondo in lotta, dilaniato da violenze e conflitti, P.D. James racconta piuttosto di un’Inghilterra decadente, che ha perso ogni ansito di passione, costruttiva o distruttiva che sia. Questa sensazione è incarnata in modo evidente dagli Omega, come sono chiamati gli ultimi nati del 1995, i più giovani abitanti del pianeta: individui apatici e quasi eterei, dissociati dal resto dell’umanità, forse propri per l’eccesso di riguardo a cui sono stati abituati fin dalla nascita. Gli Omega sanno che un giorno saranno gli ultimi esseri umani, e questa consapevolezza li colloca a un tempo al di sopra e al di fuori del resto dell’umanità. Da parte sua il governo del Guardiano li lascia indisturbati, mentre contemporaneamente attua la sua politica di sostenere sicurezza, comodità e piacere: sono questi i valori a cui aspira la società in lento affievolimento del romanzo.
In tutto ciò, I figli degli uomini di James utilizza degli evidenti riferimenti religiosi già dal titolo (citazione della Bibbia) che nel film di Cuarón sono stati in buona parte rimossi, reinterpretati in una diversa accezione rispetto a quella che l’autrice stessa ha definito una “favola cristiana”. Nel romanzo si parla spesso di religione, a partire dai culti sviluppati in seguito all’Omega fino a includere tra i personaggi principali un sacerdote, e lo stesso Faron si pone più volte dubbi sulla natura e l’utilità della religione. Tuttavia il libro evita la strada del proselitismo, e pur raccontando di una versione distopica della natività, non punta tanto a instradare su un percorso religioso quanto a suggerire un passaggio dal nichilismo alla fede intesa in senso universale, senza connotazioni confessionali.
I figli dei figli
Ciò che colpisce più della visione di James di questo 2021 post-Omega è la prospettiva di un futuro senza futuro. Quando diventa evidente che l’umanità è avviata all’estinzione, tutti i presupposti su cui si fonda la società sembrano dissolversi in modo fisiologico, senza suscitare allarme da parte della popolazione. Se è vero che il Guardiano e il suo Consiglio costituiscono un governo antidemocratico e il Parlamento è stato abolito, alla maggior parte della gente non interessa davvero: alcune delle azioni del Consiglio sono discutibili e in epoche precedenti sarebbero state considerate dittatoriali, come l’esilio sull’isola di Man di tutti i criminali, ma poiché non ci sarà nessuno a godere dei frutti della democrazia, perché preoccuparsi?
Gli Omega sono lasciati liberi di riunirsi in tribù che aggrediscono i cittadini, gli anziani vengono incoraggiati a riti di suicidio collettivo chiamati Quietus, gli immigrati vengono impiegati per i lavori di cura e di fatica, le cucciolate degli animali domestici sono eventi mondani, anche il sesso ha perso quasi del tutto la sua attrattiva tanto che il governo promuove negozi di pornografia per mantenere viva la libidine: ma di nuovo, a cosa importa? Lo stesso Theodore Faron all’inizio della storia vive in questo stato sospeso di attesa per qualcosa che non può arrivare. Gli unici che sembrano porsi il problema dell’affermazione di valori che vadano oltre sicurezza, comodità e piacere sono proprio i dissidenti, ma forse il loro stimolo arriva proprio dalla consapevolezza che una possibilità di futuro esiste.
Il nostro 2021 è molto diverso da quello immaginato in I figli degli uomini. Non abbiamo prospettive a medio termine di spopolamento del pianeta, anzi la popolazione globale continua a crescere, anche se in modo molto irregolare tra zone diverse del mondo. Eppure, in un certo modo, quella sensazione di perdita del futuro sembra averci raggiunto per cause diverse, e spinge molti verso un atteggiamento di apatia simile a quello degli Omega, i nati del 1995, che casualmente è proprio l’anno che segna la separazione tra Millennial e Generazione Z, identificando quella che viene definita come la micro-coorte degli Zennial. Come tutte le generazioni intermedie, gli Zennial si trovano a subire la pressione di ideologie diverse e contrapposte, e senza cadere nel vittimismo generazionale, si può sicuramente affermare che avere ventisei anni nel 2021 pone in una situazione piuttosto incerta e inquietante.
Come per il Faron del romanzo di P.D. James, c’è bisogno di uno sforzo attivo di fede, che non significa obbedienza cieca a un volere superiore ma piuttosto la capacità di immaginare e credere in un mondo diverso, assumendosi la responsabilità della sua creazione. Forse per alcuni può essere sufficiente la retorica del mondo che lasceremo ai nostri figli, o ai figli dei nostri figli, ma per gli altri rimane sempre da chiedersi: sicurezza, comodità e piacere sono davvero i valori più alti a cui possiamo aspirare, per il futuro e per il presente?