Lupi che perdono solo il pelo….
L’esperimento del buon vecchio Sly è riuscito. Riportare in auge un certo tipo di cinema ignorante pieno di attori nerboruti e attempati dei film d’azione di 20, ma facciamo anche 30 anni fa, dare il giusto tributo a un genere di film grossomodo estinti dall’evoluzione del cinema, sempre più sofisticato anche nelle produzioni di puro intrattenimento, e perché no, sbancare come si deve al botteghino. La “Crew” di Stallone è riuscita nell’intento non una ma ben due volte. Ecco quindi che viene da sé concedersi una terza prova in campo, con la stessa ricetta ultra collaudata: plot semplice, incazzati buoni contro incazzati cattivi, azione “maschia” a base di esplosioni ed esagerazioni di sorta, ed ecco fatto, il piatto è pronto. A mischiare il tutto questa vollta ci pensa il regista Patrick Huges, che svolge bene il compitino, per carità, ma vuoi per la formula un po’ stanca, vuoi per quel paio di tocchi personali non proprio sempre azzeccatissimi, confeziona un film che anche se trova gli espedienti per intrattenere lo spettatore fino alla fine, a visione terminata quest’ultimo non potrà fare altro che dimenticare quanto visto nel giro di brevissimo.
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I Mercenari 3 non ha problemi macroscopici, ma si adagia su una trafila di spacconate, fiumi di proiettili e calci in faccia che poco fanno per spiccare particolarmente, e questo, vista la natura del film che basa tutto il suo senso sostanzialmente su questo, è un po’ un peccato. Il film manca di verve e tenta la strada del film leggermente più “serioso” (con mille virgolette si intende) e questo finisce per non dargli la giusta caratterizzazione sopra le righe dei suoi prequel (soprattutto il secondo). Inoltre, per quanto il film cerchi di rifarsi a certi canoni stilistici di qualche decennio fa, soffre troppo della sindrome dell’”americanata patinata” dei giorni nostri, e questo fa perdere di mordente all’azione: in tutto il film non si vede mai della vera violenza, sangue, o quella “sporcizia” generale che invece dava veramente carattere al filone dell’epoca, e con la volontà di fare il film per tutti, e non solo per i nostalgici ormai più che maturi, risulta non essere alla fine ne carne ne pesce. La trama del film vede la squadra degli Expendables cercare di fermare il cattivo di turno, interpretato da Mel Gibson, un ex-compagno del team di Stallone che ha tradito, e la sceneggiatura cerca di vivacizzare l’andamento degli eventi con un cambio generazionale voluto da Burney Ross (Stallone) che mette in scena altri giovani interpreti a suonare però sostanzialmente, la stessa musica di sempre. Putroppo infatti, non è che la cosa funzioni poi molto, i “nuovi arrivati” vanno dall’anonimo allo stereotipo con molta nonchalance e si uniscono ai grugniti di Dolph Lundgren, Jason Statham, Terry Crew e compagnia senza portare un vero valore aggiunto.
Del cast, si salvano solo Mel Gibson, veramente talentuoso, che come cattivo in questo film buca davvero lo schermo e quasi stona con il contesto generale, e Antonio Banderas, qui nelle vesti di un simpatico veterano logorroico che decisamente si rivela uno dei personaggi più azzeccati e interessanti dell’intero gruppo. In misura minore, devo dire che nel suo piccolo ho apprezzato anche Wesley Snipes sicuramente una buona new entry che si integra perfettamente e con personalità al clima del film, e Stallone, che quanto meno dimostra sempre di crederci molto e cerca di metterci molta convinzione, anche quando si tratta di combattere contro un esercito di carri armati a piedi o altre scene che trasudano inconsapevole, ingenuo, ma giustificatissimo, nosense.
Spiace invece molto per Schwarzenegger, che non riesce proprio a reggere il confronto con il suo celebre collega protagonista del film: a ogni capitolo gli fanno dire sempre meno battute e quelle poche le dice sempre peggio, a mio parere non c’ha proprio più voglia. Il film infine, dura decisamente troppo, due ore abbondanti. È vero che servono per proporre qualche cambio di location e situazione interessanti ma sono convinto che una sforbiciata di 20 minuti avrebbe sicuramente giovato al risultato finale. Insomma, è da buttare questo film? Nonostante tutte le critiche, no, perché innegabilmente l’azione, per quanto stupida, regge e intrattiene comunque fino alla fine, proponendo quel tanto di trovate registiche e scenografiche che bastano a stimolare lo spettatore (che comunque deve essere ben disposto fin dall’inizio, intendiamoci) senza farlo sbuffare o sbadigliare. E per questa volta, il team di Sly dovrà accontentarsi di portare a casa solo questo risultato.