L’archetipo del male in tutte le salse!
Quando Wolfenstein è tornato nei negozi lo scorso Maggio, ricordo di essere stato assalito da una scimmia tale da essere sceso di corsa a comprarlo. Lei, la scimmia, aveva ormai le fattezze di King Kong (stessa stazza, stesso carattere affabile, stesso disagio sociale), e ricordo come mi obbligò a scendere di corsa tra lanci di bucce di banane e coppini dietro la nuca. Del resto, non lo nego, io amo Wolfenstein, perché è tipo un pezzo della mia infanzia, che mentre le mammolette di oggi si sparano cartoni animati da checche, io sono cresciuto a botta di calcinculo® dell’Uomo Tigre e consociati. Ma non divaghiamo. Ora che il gioco l’ho abbondantemente finito, mi trovo a sperare di poter prendere ancora a calci nel deretano i nazisti, con un sequel o giù di lì. Da lì al pensiero di base di questo articolo è appena un tiro di schioppo; quale occasione migliore, infatti, per parlare di uno dei più grandi villain della storia del videogame? I nazisti! I nazisti come corpus unico, come entità astratta, come uni-mente. I nazisti come villain più inflazionato nella storia del videogioco, quint’essenza del male all’interno di tantissimi media e, ovviamente, nei videogame. I nazisti sono tutto quello che si può odiare in una categoria: brutalità, piani malvagi, invasioni lunari, accento stereotipato e uniforme macabre, ma spesso fighissime (fighe ma senza simpatizzare per la causa eh!). C’è una caratteristica del nazista videoludico che mi ha sempre fatto riflettere sulla categoria: il nazi-videoludico è come Madonna.
Passano gli anni, ma lei supera le ere cambiando stile, genere, ringalluzzendosi e così il nazista che se alle origini era un malvagio “storicamente attendibile”, ce lo hanno poi venduto in tutte le salse! Pensateci! Anche voi avrete sparato ad un nazista digitale almeno una volta nella vita, incontrandolo talvolta in vesti incredibili! Negli anni li abbiamo combattuti una mezza infinità di volte, dagli albori sino a più recenti e improbabili incarnazioni, come in South Park: il Bastone della Verità. Sparare in faccia ai nazisti, immaginandosi Hitler sbattere la mano sul tavolo, è insomma una sorta di consuetudine mediatica e, perchè no, di catarsi. Tutto comincia, presumibilmente, proprio con Wolfenstein, non quello in 3D reso celebre da id Software, ma il suo trisavolo per Apple II, con una grafica che al giorno d’oggi non vedreste neanche su Wii U (BAUHAUAHUAHUAH). Wolfenstein è stato un precursore, su tutto, anche degli stealth game, tant’è che forse è anche uno degli antesignani della bestemmia videoludica… ma questa è altra roba. Come sia sia, quella robetta blocchettosa su una scala da zero a Minecraft era ben poca roba rispetto al già citato Wolf 3D, gioco che tutti hanno provato almeno una volta perché, come da tradizione (leggasi Doom), era distribuito aggratis. Il primo capitolo almeno… gli altri li pagavi spedendo i soldi via posta a id, che il Postalmarket era quasi un progresso tecnologico in quei tempi. Anyway trattasi del primo nazi game con un minimo di personalità, in cui si andava in giro per livelli labirintici sparando a SS, cani, e amenità varie, come l’intramontabile robo-Hitler. Una roba che avrebbe poi lanciato un trend nella serie Wolfenstein, quella delle schifezze tecno-organiche… sicchè negli anni 90 si portavano ste robe… e forse si portano ancora. I nazisti, da lì in poi, hanno invaso la Polonia (e i videogame) più di una volta, comparendo in tutte le salse ludiche possibile, a volte come mere macchiette, altre volte come dei veri e propri cagacazzi digitali, sia per terra che per mare che per cielo. Il rifiorire degli sparatutto bellici, catapultati di peso nella seconda guerra mondiale (pensate ai tempi in cui Medal of Honor era bello… pensateci e piangete) ha dato una bella spinta al tema del nazista bastardo da sconfiggere, fino a che, come prevedibile, il tutto è diventato un attimino trito e i nazisti si sono estinti. O quasi. E dunque, con l’uscita di Wolfenstein: The New Order (gridi di scimmia più o meno incontenibili), il nazista malvagio torna sulle nostre console con i suoi capelli emo e il suo accento da Hans Landa, ancora una volta portatore si un male che il mondo non riesce a eradicare perché blablablabla e chissenefrega ammazziamoli tutti! Voi comunque, nell’attesa di comprarlo (se non lo avete già fatto), fatevelo un giro in rete e googolate, scoprirete che c’è un nazista da ammazzare per quasi ogni categoria di videogame o videogiocatori, e la cosa è quasi divertente come raccogliere figurine. Alcuni esempi? Volete ammazzare nazisti in aria? Provate 1998 Combat Flight Simulator. Nazisti in rete? Red Orchestra. Nazisti in bianco e nero? The Saboteur… o Velvet Assassin se preferite una bella spia in virtù di un irlandese sboccacciato. Amanti dei dinosauri? Diamine ce n’è persino per voi con il terribile Dino D-Day (dove D sta per “Diomiosiamoriuscitiaspillartideisoldicheculo!”).
Pensandoci bene forse mancano i nazisti solo nei giochi di sport… benché prendere i nazisti a calci nel culo sia esso stesso uno sport agonistico baby! Ora, è ovvio che qui non si cerca di offendere la memoria storica di nessuno. Non si vuole trasformare un dramma epocale in una macchietta.Qui si analizza solo una realtà di fatto: il nazista è il villain perfetto e polimorfico. Lo è in quanto rappresentazione chiara di un qualcosa di malvagio. Incarnato nello stereotipo del folle con l’accento marcato, o della corporazione macchinosa e senza scrupoli dedita all’egemonia ed all’economia di guerra. Non c’è mancanza di rispetto qui, perchè il videogame, come qualsiasi opera di fantasia, non scimmiotta la realtà (o almeno non sempre), ma la mette al servizio della creatività. Che i nazisti siano stati una piaga dell’umanità e un dato di fatto, forse è per questo che prenderli a calci in culo è così dannatamente divertente. Come dici King Kong? Hai cagato di nuovo sul tappeto?! NEIN! NEIN! NEIN!