Su Netflix c’è una nuova serie spagnola, Il caos dopo di te: un nome, una garanzia
Se in una serie come Élite il mood alla livin’ la vida loca era quasi imperante, Il caos dopo di te (El desorden que dejas) favorisce maggiormente l’atmosfera thriller, portandoci lontano dalla ricchezza ostentata dei ragazzi di Las Encinas. Eppure si tratta comunque di serie scritte da Carlos Montero, che a quanto pare predilige l’ambiente scolastico per le vicende che decide di narrare, scegliendo però contesti sociali alternativi che possano offrire spunti diversi per le stesse problematiche.
Anche in questo caso, infatti, lo scontro generazionale fa parte dei temi principali della serie, poiché viene preso in analisi soprattutto il rapporto tra studenti e insegnanti, un legame che può portare sia a fare grande affidamento su una figura che, per sua natura, dovrebbe essere un riferimento e un esempio da seguire, sia a una delusione totale quando tale fiducia viene disattesa. Da questi sentimenti, piuttosto mal formulati in realtà, si formerà l’intero intreccio degli 8 episodi de Il caos dopo di te, in un costante balzare avanti e indietro nel tempo che non sarà d’aiuto a comprendere le motivazioni dietro gesti, parole e comportamenti di una professoressa del liceo e dei suoi studenti.
Due vite che si incrociano fin quasi a sovrapporsi
La serie Il caos dopo di te ci porta in Galizia, in un villaggio fittizio dove si trasferiscono Raquel e suo marito Gérman. Lui è un aspirante scrittore, lei invece sta per ricominciare il suo lavoro di insegnante di letteratura nel liceo locale. A scuola come in paese, però, non le viene riservato un caloroso benvenuto: tra gli adulti, ciò è “giustificato” da quel senso di comunità che porta a escludere chi non è del posto, ma Raquel avrà particolari difficoltà a relazionarsi soprattutto con i suoi studenti, ostili nei suoi confronti in quanto ancora scossi da un recente avvenimento.
La giovane insegnante, infatti, sta prendendo il posto di Viruca, la professoressa precedente che due settimane prima è stata trovata morta, presumibilmente suicida. O almeno così è stato archiviato il suo caso ma in molti non riescono a farsene una ragione: oltre all’ex marito della donna, Mauro, convinto che questa in realtà sia stata uccisa, anche tre suoi studenti erano particolarmente legati a lei, Iago in primis (interpretato, tra l’altro, da una nostra vecchia conoscenza: Arón Piper, l’affascinante Ander in Élite), un ragazzo che nasconde dietro la propria arroganza una grande rabbia repressa che solo Viruca era in grado di gestire, seppur con fatica.
Raquel si troverà ben presto invischiata in un vortice di segreti, minacce e paura, poiché il costante paragone a cui viene sottoposta non farà altro che alimentare anche la sua curiosità nel scoprire chi fosse davvero questa fantomatica Viruca e come abbia fatto a sconvolgere e mettere così a soqquadro le vite di chiunque abbia avuto a che fare con lei.
Il caos, letteralmente
Il caos dopo di te, in realtà, ci mostra un caos che si è originato ancora prima della morte di Viruca. La sottoscritta, per tutta la durata della serie, non ha potuto fare a meno di pensare che sembrava di assistere alla vicenda di una novella Hannah Baker, solo più adulta, spagnola e senza il gusto per il vintage. Il suo fascino è apparentemente indiscutibile: chiunque è attratto da lei, capace di scatenare tormento e delizia con uno sguardo e poche parole. Il suo ruolo è quello di collante tra i vari personaggi coinvolti e di specchio per Raquel, che ne ripercorre le orme ancora prima di arrivare al paesello del marito. Le due donne si spogliano (spesso per davvero) del loro essere professoresse per diventare oggetto di desiderio, molte volte nemmeno volontariamente, con conseguenze pericolose.
Raquel vivrà sulla sua pelle vere e proprie molestie, che cominciano con il furto d’identità, lo stalking e minacce, fino ad arrivare a pedinamenti e aggressioni che nemmeno vengono perpetrate dal reale colpevole ma da terzi che si lasciano letteralmente usare, senza porsi il benché minimo dubbio su cosa stia accadendo. D’altronde, sembra che nessuno ne Il caos dopo di te si ponga effettivamente delle domande, specie se si tratta di Viruca, personaggio controverso perché anche l’unico davvero ben approfondito, anche più della sua controparte viva. Raquel infatti pare fin da subito la versione meno riuscita di Viruca, tanto che gli studenti sono i primi a cercare di mortificare la sua buona volontà di nuova professoressa. Perché Viruca invece era forte ma al contempo aveva saputo mostrarsi vulnerabile davanti alla sua classe e riusciva ad avere grande influenza sull’animo di coloro che la conoscevano più da vicino, quasi senza sforzi. Le sue sfaccettature, però, si rivelano sempre più numerose e complesse, mandando quasi ai matti Raquel, che ne diventa ossessionata.
È questa ossessione a portare avanti una trama altrimenti lenta e a tratti noiosa, poiché la tensione maggiore riescono appunto a trasmetterla solo i continui parallelismi tra Raquel e Viruca, della quale la prima non riesce a dipingere un quadro completo. Anche lei è stata molestata e minacciata e per questo spinta al suicidio? O qualcuno invece l’ha uccisa per vendetta? Perché e come faceva ad avere legami influenti senza che nessuno sapesse la verità su di lei? Viruca sembra avere un potere sconfinato all’interno di un paese che invece sembra fregarsene di ciò che davvero sta accadendo: viene sottolineato più volte come la comunità si comporti come un’entità unica, per proteggere i suoi membri pur conoscendone i segreti e gli aspetti meno edificanti.
Tutto ciò si ripercuote sulla caratterizzazione degli altri personaggi, che dunque appaiono poco più che macchiette, alcuni più di altri. Ci si aspetterebbe, quantomeno, che il personaggio di Piper, Iago, sia ben delineato, in quanto molto legato a Viruca, invece non si riesce a dare una spiegazione per i suoi comportamenti capricciosi e menefreghisti, se non alla fine, esattamente nell’ultima mezz’ora dell’ultimo episodio, risultando incapace di raccontarsi da solo. Nerea, la sua ex, e Roi, il suo migliore amico, sono gli altri due studenti più ricorrenti, dei quali però ci viene mostrato appena qualche tratto distintivo: lei, un’aspirante attivista femminista che sul femminismo ha ancora molto da imparare; lui amante della fotografia e dell’immagine sbagliata di Iago che si è costruito nella sua testa. Il povero Roi è l’unico che accende un barlume di speranza per una caratterizzazione migliore, subito spenta da una sceneggiatura imbarazzante, con dialoghi vuoti perfino quelle poche volte in cui si parla di letteratura nel tentativo di dare profondità a una professoressa che si direbbe amasse la propria specializzazione e che in realtà da tempo aveva perso qualsiasi interesse per l’insegnamento e non solo.
Il caos dopo di te è una serie che vuole dire tutto e non riesce a dire niente, se non cose sbagliate
Il regista e autore de Il caos dopo di te, insomma, non riesce a gestire tutta la carne al fuoco che aggiunge di episodio in episodio. Raquel ammattisce, giustamente, ogni giorno di più e gli spettatori faranno fatica a seguire non solo il filo dei suoi pensieri ma anche i continui balzi temporali tra gli avvenimenti prima e dopo la morte di Viruca, quantomeno nei primi episodi, poiché non solo i personaggi non si evolvono per gran parte della serie ma anche a livello puramente tecnico non c’è modo di distinguere nettamente il momento che stiamo osservando: la fotografia è uguale per tutta la serie, con una palette di colori freddi e luci basse, e narrativamente parlando sappiamo che sono passate solo due settimane dalla morte di Viruca ma non sappiamo in quanto tempo si consumi la tragedia. Allo stesso modo, non si riesce a comprendere per quanto Raquel sopporti le vessazioni che subisce e che decide pure di non denunciare, messaggio assolutamente sbagliato da inviare a chiunque stia guardando la serie (soprattutto quando la protagonista viene minacciata attraverso il revenge porn, argomento tra i più discussi dell’ultimo periodo).
Componendosi di 8 episodi da quasi un’ora ciascuno, Il caos dopo di te si attesta come una serie di rapido consumo perché sostanzialmente non porta nemmeno una riflessione a proprio favore né riesce a sorprendere lo spettatore, nemmeno quando i misteri vengono via via svelati, rivelando quanto i personaggi e la storia siano in realtà un’accozzaglia di cattivi esempi semplicemente da evitare di vedere ancora prima di non seguirli.