Arriva su Netflix dalla Germania una nuova miniserie tratta da una storia vera, Il codice da un miliardo di dollari
“Un laureato a Stanford di nome Roy Raymond vuole comprare della lingerie per sua moglie, ma si vergogna troppo di prenderla in un centro commerciale. Allora gli viene l’idea di aprire un posto elegante che non ti faccia sentire un pervertito. Prende un prestito di 40.000 dollari, se ne fa prestare altri 40.000 dai suoceri, apre un negozio e lo chiama Victoria’s Secret. Guadagna 500.000 dollari il primo anno. Inaugura un catalogo, apre altri tre negozi e dopo cinque anni vende la società a Leslie Wexner e alla Limited per 4 milioni di dollari. Lieto fine, giusto? Se non fosse che la società due anni dopo vale 500 milioni di dollari, e Roy Raymond corre al Golden Gate e si butta giù. Il poveretto voleva solo comprare dei reggicalze alla moglie, capisci?”
In queste parole, pronunciate dal personaggio di Sean Parker nel film del 2010 The Social Network, si può intravedere una storia oramai fin troppo comune, che la nuova miniserie di Netflix Il codice da un miliardo di dollari, si prefigge il compito di (ri)raccontare.
Una storia di arte, tecnologia, brevetti, cause legali e multinazionali che fanno di tutto per schiacciare i più deboli. La legge del libero mercato ci dice che è colpa di Roy Raymond se ha deciso di vendere la sua azienda. Così come è colpa dei due protagonisti de Il codice da un miliardo di dollari, Juri Müller e Carsten Schlüter, che si sono fidati di quello che pensavano all’epoca fosse un loro amico, e invece era un semplice competitor di una compagnia parecchio più grande di loro.
La nuova miniserie Netflix narra dunque la vera storia di due amici, che nella Berlino postsovietica fondano un’azienda, la Art+Com, con l’obiettivo di produrre arte digitale libera per tutti. Tutto parte dall’idea di permettere alle persone di visitare un mondo virtuale. Una copia della Terra digitale che ci permette di volare da una parte e l’altra del globo in un istante. Il progetto si chiama TerraVision, e diventa presto un successo di stampo internazionale.
Quando i due giovani programmatori vengono invitati in California da un classico magnate hippie della Silicon Valley, compiono il fatale errore di rivelare il loro codice sorgente, che porterà anni dopo alla nascita del progetto gemello Google Earth. Un salto di vent’anni e ci ritroviamo in tribunale, per una causa milionaria tra Art+Com contro Google, accusata di aver plagiato TerraVision e di aver fatto soldi sulle spalle di un’idea che non era la loro.
Come già detto, Il codice da un miliardo di dollari racconta una storia di cui abbiamo fin troppo spesso sentito parlare sotto altre forme e altri aspetti. Durante i suoi primi anni, Internet non era un luogo regolamentato, ed era difficile per la maggior parte della gente prevedere dove avrebbe portato in futuro. La verità è che Juri Müller e Carsten Schlüter sono stati due visionari che hanno inventato un codice alla base delle mappe satellitari che usiamo ancora oggi. Hanno previsto il futuro ma hanno commesso delle ingenuità che sono stati fatali per la loro carriera.
Questa nuova serie Netflix ripercorre, in quattro puntate da circa 60 minuti ciascuna, la genesi di TerraVision, il furto da parte di Google e la successiva causa legale nei suoi confronti. Lo fa attraverso una struttura che ricorda parecchio da vicino il sopracitato The Social Network di David Fincher, da cui prende il tipo di montaggio alternato e la musica elettronica come colonna sonora, oltre ovviamente alla similitudine delle vicende.
Il codice da un miliardo di dollari svela al pubblico di Netflix cosa si nasconde dietro al mondo delle grosse multinazionali dell’elettronica, abituate a nascondere storie come quelle di Juri e Carsten sotto il tappeto. Ci svela le tattiche che sfruttano per rubare le idee alle piccole start-up e il modo in cui le obbligano a non provare nemmeno a fare causa. Ci offre anche uno sguardo nella situazione socio-culturale della Berlino degli anni ’90 che, soprattutto se relegata al mondo dell’elettronica, viene spesso ignorata dal mondo dell’intrattenimento. Una serie da vedere se si è quindi interessati a scoprire un mondo nuovo e a svelare una verità celata da chi si finge vostro amico. Il motto di Google infatti, fino al 2015, era “Don’t be evil”.