Durante Romics 28, seppur da remoto, abbiamo avuto il piacere di intervistare Alex Bertani, direttore editoriale di Topolino dal 2018, che tra le altre cose ci ha parlato della sua visione sulla situazione del fumetto in Italia. Qui sotto trovate una parte dell’intervista e poi quella completa nel video in calce
Quanto è grande la responsabilità di essere il direttore editoriale di una realtà come quella di Topolino?
Una domanda impegnativa. Sicuramente ci vuole un po’ di incoscienza, perché è una grande responsabilità. Topolino è un pezzo della nostra storia, di quella dell’editoria in questo Paese e dell’editoria per ragazzi. Ha sempre avuto un peso importante nella formazione di tante generazioni che si sono succedute nel corso degli anni. Io credo che tutti noi siamo un po’ quello che leggiamo, quindi entrare nella vita dei ragazzi in un’età molto particolare come quella dai 6-7 anni in su è una bella responsabilità. Questa è la cosa che vince su tutto il resto, poi chiaramente non voglio essere ipocrita e dico che c’è anche una grande gioia nel poter fare questo lavoro, nel raccontare delle belle storie e personaggi meravigliosi. C’è anche un lato della medaglia fatto di belle vibrazioni. È quindi un misto di tutto ciò.
Sotto la tua direzione le firme di Topolino sono aumentate, sono arrivati grandi artisti. Il mercato fumettistico italiano, in generale, sta vivendo una ripresa?
Direi di sì. Anzi direi che oggi il fumetto in Italia ha un peso che non aveva vento o trent’anni fa. Mai come oggi vedo le librerie piene di proposte, piene di fumetti, quando prima se ti andava bene avevi un metro quadrato di spazio in cui trovavi sempre le stesse cose. Oggi trovi di tutto. La parola rivalsa non mi piace, ma posso dire che c’è stata una presa di coscienza del pubblico italiano, poiché il fumetto ha delle capacità espressive che possono avere un’efficacia importante.
Durante l’università ho vissuto per un periodo in Francia e lì già si respirava quel tipo di realtà. Tutti in casa avevano una libreria piena di fumetti, e sui giornali, anche quelli importanti, c’era la pagina delle recensioni di fumetti. Credo che finalmente questa consapevolezza sia arrivata un po’ anche in Italia, e stiamo vivendo un momento in cui il fumetto è riconosciuto come un modo di narrare di un certo spessore e di un certo valore.
Trovate l’intervista completa nel video qui sotto.