Il giorno sbagliato: Russel Crowe e tanta violenza
Avete presente quella piccola voce interiore che vi esorta dal non insultare qualsiasi essere vivente, nel raggio di 2 Km, ogni singola mattina, perché viviamo in una società civile e dobbiamo essere umanamente accettabili? Ecco, senza alcun dubbio è questa allegorica manifestazione della coscienza che ha spinto Derrick Borte a dare vita al suo nuovo film: Il giorno sbagliato (dal 24 Settembre al cinema).
“Voglio che lei impari a chiedere scusa, e vedrà che imparerà, tra violenza e castigo”
La pellicola che vede l’inossidabile Russell Crowe come diabolico protagonista, viene offerta al pubblico con l’etichetta, seppur molto generica, di thriller. Ed è proprio dalla sua classificazione di “genere” cinematografico che dobbiamo partire per comprendere questo film.
La struttura narrativa, le risoluzioni di script, e le scelte di regia (decisamente centellinate) richiamano, costantemente, allo scheletro di un classico horror. La definizione è più complessa di quanto si possa immaginare, nonostante le pretese del film siano, apertamente, basse (anche se sono numerosi i punti di critica sociale).
Il giorno sbagliato (Unhinged) è un film a metà tra lo slasher movie e l’home invasion, e il tutto si va a contaminare con un thriller grottesco. È la giusta unione tra Un giorno di ordinaria follia e Funny Games (senza raggiungerne i livelli, però).
Certo, scomodare una piccola perla come la pellicola del defunto Joel Schumacher, è abbastanza pretenzioso, ma è lo stesso Borte che ci prova. L’uomo impersonato da Crowe è al limite, abbandonato dai suoi affetti e dalla società. Una bomba pronta ad esplodere in qualsiasi momento, e Rachel (Caren Pistorius) è solamente un modo per sfogare la sua biblica rabbia.
Come un Dio dell’antico testamento, Crowe (che nei titoli di coda viene genericamente indicato come “l’uomo”) riversa sulla giovane Rachel tutta la sua furia, facendole pagare per i suoi peccati e minacciando anche tutti coloro che ama, dando il via, così, ad una sempre più furibonda escalation di violenza e sangue.
Il giorno sbagliato si pone come un film non adatto a tutti, il ritmo è frenetico, incessante, e in un minutaggio di soli 90 minuti fa aumentare le palpitazioni dello spettatore sin dal primissimo frame. Il tema centrale, nonostante il bagno di sangue che circonda Crowe durante la sua missione divina di punizione, è la violenza fisica e verbale che contraddistingue la nostra società. Come anticipato, infatti, Borte ci lascia una scia di briciole di pane che dobbiamo seguire per arrivare alla fine della proiezione. Briciole che si manifestano nella frenesia della quotidianità, nell’irruenza del cittadino comune, nelle difficoltà della vita, nell’insostenibile incapacità degli uomini di comunicare tra di loro.
Il messaggio, pertanto, c’è, la critica ci viene servita su di un piatto d’argento, ma finisce con il dissolversi davanti a noi, rimanendo ancorata a stilemi di un cinema che c’era una volta.
Nonostante le poche pretese de Il giorno sbagliato, il film si avvicina a quel filone seguito in questi anni da La notte del giudizio, solo che in questo caso abbiamo un elemento in più: la scream queen.
Ebbene sì, se nelle pellicole thriller/horror degli ultimi anni al centro dell’attenzione c’è stata prevalentemente una figura maschile (tendenzialmente un action man alla Frank Grillo), Crowe se la dovrà vedere con una giovane madre che ricalca costantemente quanto visto in storici slasher come Halloween o Scream.
Russell Crowe è l’ennesimo mostro prodotto dalla società moderna
Il tema dell’home invasion c’è, e la donna risoluta pronta a tutto anche, e non è pretenzioso voler mettere Rachel al fianco di Laurie Strode.
Il giorno sbagliato arriva al pubblico come un tir in pieno volto. Ci travolge, con una cascata di violenza dirompente che non si arresta nemmeno per un istante. Russell Crowe, nei panni di un cavaliere dell’apocalisse 2.0, porta il suo castigo “divino” sulle teste dei malcapitati che si frappongono sul suo cammino, finalizzato a sfogare tutta la sua rabbia sulla giovane Rachel. La pellicola di Borte è forte, cruda, supera costantemente la linea immaginaria che divide il grottesco dall’esagerazione totale, ma ce ne accorgiamo subito, accettandolo passivamente.
Il confronto tra questo titanico mostro moderno, vomitato dalla società civile, e l’embrionale scream queen rappresentata dalla Pistorius, ci offre la possibilità di disquisire sul genere del film, a metà tra uno slasher e un home invasion su quattro ruote, nonostante, in fin dei conti, non ce ne sia assolutamente la necessità.
Una pellicola “popcorn” forte e a tratti insensata, ma allo spettatore va bene così, perché ogni tanto un po’ di violenza sullo schermo ci vuole.