Le favole dell’orrore che amavano da piccoli
Eli Roth prende e riadatta il romanzo del ’73 La pendola magica, di John Bellairs, dando vita ad un film di genere fantastico con tutti i crismi: Il mistero della casa del tempo, presentato alla tredicesima edizione della Festa del cinema di Roma.
L’idea di un fantasy per famiglie girato da uno come Roth è di per sé un qualcosa che fa drizzare le nostre antenne. Cosa avrà in mente il regista di Hostel? Quanto si farà prendere la mano?
Preoccupazioni che chi ha studiato un po’ di più la sua filmografia può immediatamente accantonare, aprendo invece le porte alla curiosità, soprattutto se nel cast artistico figurano due nomi illustri come Cate Blanchett e Jack Black.
La storia è quella di Lewis (Owen Vaccaro), un ragazzino di 10 anni che è rimasto orfano di entrambi i genitori e che va a vivere dal bislacco zio Jonathan (Jack Black), in una casa altrettanto strana e piena di misteri. Ben presto scoprirà che suo zio è uno stregone, e la sua amica nonché vicina di casa, Mrs. Zimmerman (Cate Blanchett) è una eccezionale strega. Ovviamente la stravagante dimora è piena di segreti e non tutti portano a qualcosa di buono.
Il coloratissimo e sfarzoso mondo in cui Roth ci introduce, si avvale di un po’ di cliché di genere, ricordandoci, se non altro a livello visivo, opere come Hugo Cabret di Scorsese, ma più ci si addentra e più si prende coscienza del lavoro operato dal regista, che inizia pian piano a calcare la mano con pennellate lievemente orrifiche. Detta in maniera più semplice, Eli Roth trasforma il suo film in una di quelle favole dell’orrore che un po’ tutti da piccoli ci siamo raccontati, e da cui abbiamo imparato a conoscere il sottile confine tra la fascinazione e la paura. Del resto saremmo rimasti colpiti se uno come lui avesse agito diversamente.
Sono quindi la straordinaria estetica, le mirabili scenografie e i magici costumi, insieme alle sfumature del cinema rothiano e alle incantevoli musiche di Nathan Barr a definire Il mistero della casa del tempo, anche attraverso una storia ed una narrazione nel complesso lineare ma che, a fronte di tali premesse, diventa quasi la sua forza.
I sopracitati stereotipi non infastidiscono minimanente nemmeno il pubblico più consumato, e veicolano un messaggio di certo prevedibile che tuttavia usa la metafora della magia per discorsi più ampi, come la necessità dell’integrazione, del ribellarsi alle etichette o ancora il tema della famiglia allargata. Tanti elementi che, giustamente, vengono solo accennati per non appesantire un film per famiglie, ma che nel contesto generale non possono che far bene.
L’impressione alla fine della proiezione è che Roth si sia divertito a realizzare un’opera paradossalmente così diversa dai suoi standard, e che in egual misura può allietare differenti fasce di pubblico, dallo spettatore più piccino al genitore che lo accompagna al cinema.
Verdetto
Il mistero della casa del tempo è il nuovo film di Eli Roth, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2018. Contrariamente agli standard del regista, qui abbiamo a che fare con un film di genere fantastico, adatto alle famiglie, ma non manca affatto la vena paurosa, che ci consente di paragonarlo a quelle storie dell’orrore che tanto ci appassionavano da piccoli. Un cast di spessore e un’estetica disarmanente contribuiscono poi ad impreziosire il tutto.
Se vi piace Il mistero della casa del tempo…
Provate a leggere il romanzo da cui è tratto: La pendola magica. Inoltre potete guardare film di genere fantastico, seppur molto diversi, come Hugo Cabret o Lemony Snicket. Se invece volete volete dare uno sguardo alla filmografia di Eli Roth come regista (a parte Hostel), vi suggeriamo il thriller Knock-Knock, con Keanu Reaves.