Jen Wang è stata ospite al TCBF di quest’anno per firmare la sua ultima opera, il Principe e la Sarta
Al Treviso Comic Book Festival accorrono tutti gli appassionati di fumetto italiano e straniero e BAO Publishing risponde ad entrambe le esigenze anche in occasione di questo festival. Oltre all’intervista all’esordiente Silvia Vanni, con il suo graphic novel Ramo, abbiamo avuto modo di leggere Il Principe e la Sarta di Jen Wang, che in Italia ha già pubblicato a suo tempo In Real Life.
Il Principe e la Sarta, rispetto all’opera precedente, ha un’atmosfera novecentesca, da favola dei fratelli di Grimm. In effetti, si tratta proprio di questo, di una favola moderna, sia nello stile che nei temi, ambientata nel cuore dell’Europa, che desidera incoraggiare il lettore nella ricerca della propria identità, seguendo le proprie inclinazioni senza timori, cosa che ancora oggi non riusciamo a fare a causa di pregiudizi senza fondamento.
Doppia vita di un principe ereditario
Il graphic novel comincia con la nostra giovane sartina Frances, che lavora in una sartoria per conto di uno stilista parigino. È capace di disegnare e creare splendidi vestiti ma reprime i propri gusti e vive così la propria vita, finché non conosce il Principe, che rimane attratto da uno dei vestiti che Frances ha cucito per una dama che sarà presente al ballo in cui egli dovrà scegliere la propria sposa (cosa che fa molto favola di Cenerentola).
I vestiti di Frances sono audaci per colori e design e il Principe ne è affascinato così tanto da volerla come sarta personale a palazzo. Frances scoprirà presto il motivo: al giovane piace vestirsi da donna, con tanto di scarpe col tacco e parrucca, naturalmente all’insaputa dei suoi genitori il Re e la Regina. Il Principe Sebastian, per la prima volta, trova qualcuno con cui confidarsi e sentirsi sé stesso e Frances, decisa a sfruttare appieno l’occasione concessale di confezionare vestiti disegnati da lei, decide di aiutarlo.
Insieme danno vita al personaggio di Lady Crystallia che, grazie ai vestiti di Frances e al naturale portamento del Principe, avrà gli occhi di tutta la città su di sé in quanto nuova icona di stile. Presto, però, Sebastian comincerà a rendersi conto che quelle fugaci serate nelle vesti di Crystallia non sono destinate a durare a lungo: cosa penserebbe il Re di questo suo passatempo? Dovrà scegliere presto una sposa ed, essendo principe ereditario, prendersi le proprie responsabilità. Ma quanto è difficile rinunciare ai propri sogni e, soprattutto, a sé stessi?
“Tutta la mia vita è fatta di quello che gli altri reputano accettabile. Quando indosso un abito sono io a decidere cos’è ridicolo”
Attenzione. Secondo noi, la storia raccontata da Jen Wang non vuole farsi portavoce di un particolare movimento o convinzione. Come si potrebbe facilmente immaginare, una delle tematiche sembrerebbe essere la discriminazione e il pregiudizio che la comunità LGBT, ancora oggi, subisce nella lotta per i propri diritti.
Invece, a nostro parere, ne Il Principe e la Sarta non abbiamo questo tipo di scontro ideologico ma solo un ragazzo che vuole essere accettato per quello che è, comprese le sue passioni, come è giusto che sia. A quanti di noi è stato detto di non poter seguire un certo percorso di vita o di studi perché legato ad una passione ritenuta frivola, inutile, addirittura vergognosa? Sebastian, in quanto Principe ereditario, è da sempre soggetto a questi limiti imposti non solo dalla società ma anche dalla sua stessa famiglia, che a sua volta è condizionata dai propri sudditi.
Prendendo probabilmente anche un po’ ispirazione dalle varie vicende di reali veramente esistiti e dai loro comportamenti fuori dagli schemi, Jen Wang libera il Principe dalle proprie catene dandogli modo di esprimere la sua vera personalità anche all’esterno, con abiti sontuosi e sgargianti. E, contrariamente a quanto potesse pensare, il ragazzo sarà accettato e addirittura acclamato grazie al grande fascino di cui è naturale portatore, prendendo per una volta in mano la propria vita e decidendo da solo cosa può farlo stare bene.
Il Principe e la Sarta: quando si dice “l’abito non fa il monaco”
Come accennavamo, dunque, Il Principe e la Sarta non vuole essere per forza un inno LGBT, soprattutto per come si evolveranno le cose tra i due amici e il resto della città, dove per un po’ anche Frances, in quanto sarta di Lady Crystallia, avrà il proprio spazio sotto le luci della ribalta.
Per quanto si possa riuscire a vederci la tematica dell’identità di genere, trattata con l’espediente del crossdressing, in realtà Il Principe e la Sarta approfondisce maggiormente la ricerca e l’accettazione del proprio io, nonché il valore di una vera amicizia che possa aiutarci in un percorso a tratti doloroso, soprattutto quando ci troviamo davanti ad una scelta che potrebbe condizionare tutta la nostra vita.
È il sostegno senza remore e spontaneo di Frances che permette a Sebastian di rivelare quella parte di sé ancora nascosta che, nonostante la paura dei giudizi altrui, sarà ciò che potrà renderlo un futuro re saggio e giusto. Non è come ci mostriamo esteriormente a definire chi siamo e ciò che indossiamo può essere, in realtà, l’espressione più intima di noi stessi. Il finale rincuorante di questa favola offre così un barlume di speranza, esaltando i legami affettivi di coloro che ci accettano così come siamo e dimostrandoci che ci sarà sempre qualcuno pronto a credere in noi, a prescindere da tutto.