Il re di denari e il grande noir italiano
Sandrone Dazieri può essere considerato il re del noir e del thriller italiano, senza tema di smentite: i suoi romanzi, pubblicati nel corso degli ultimi venti anni (Attenti al gorilla risale proprio al 1999), hanno pescato a piene mani nella tradizione poliziesca internazionale e poliziottesca italiana, spaziando dagli anni ’70 fino a oggi.
Dazieri, con le sue opere come La cura del gorilla, Ciak si indaga o Uccidi il padre ha venduto diverse decine di migliaia di copie, affermandosi come uno degli autori di genere più amati dagli italiani (e non solo, visto che i suoi libri sono venduti in oltre venti paesi): diamo quindi uno sguardo alla sua ultima opera, Il re di denari.
Il re di denari è stato pubblicato dalla casa editrice Mondadori alla fine del 2018: il libro è il terzo volume della trilogia iniziata con Uccidi il padre nel 2014 e proseguita con L’angelo, del 2016. I protagonisti di questa nuova indagine sono gli ormai ben conosciuti al pubblico di Dazieri ex vicequestore Colomba Caselli e il suo amico Dante Torre.
Colomba è una poliziotta, che dall’ultima indagine ha riportato una grave ferita all’addome e la volontà di vivere isolata dal mondo (si è infatti ritirata a vivere tra le colline delle Marche). Dante Torre, estroso e genialoide uomo dall’infallibile fiuto per le persone scomparse, invece, pare essere svanito nel nulla.
La storia è, in apparenza, semplice: Colomba è sola, in un villino di campagna sommerso dalla neve, isolata e al freddo, quando da alcuni rumori esterni si accorge che c’è qualcuno nella rimessa: troverà un ragazzo autistico, impaurito e sporco di sangue, unico sopravvissuto del brutale omicidio della sua famiglia. Il ragazzo diventerà immediatamente il principale indiziato, quando in realtà è il centro di un mistero che affonda le radici in un altro passato, ben più doloroso e misterioso.
La trilogia si chiude con un romanzo sempre ottimamente confezionato, in cui la trama costruisce un castello di specchi che inganna il lettore, abbattendolo poi con una gragnola di colpi di scena, che lo lasciano senza fiato una volta arrivato fino all’inquietante finale.
Non solo crimine
Uno dei pregi di Dazieri – esplicitato ancor di più ne Il re di denari – è la sua capacità di infarcire le sue storie di temi sempre molto importanti e – definizione affrettata ma assai azzeccata in questo caso – alti. Il primo, inutile a dirsi, è la profondità della mente e dell’animo umano, in senso positivo – capace cioè di empatizzare con l’altro e di difenderlo a tutti i costi – ma anche e soprattutto negativo – raffigurabile come l’abisso di nietzschiana memoria.
Il secondo è strettamente intersecato con le peculiarità dei personaggi dell’ultimo romanzo dello scrittore lombardo: senza alcuno sconto per il lettore, Il re di denari approfondisce anche il punto di vista di Dazieri sull’autismo – già dall’entrata in scena di Tommy e dai suoi segnali corporei – e sugli abusi sui minori, descritti con una veridicità a volte dolorosa per quanto sa essere intensa.
Il noir e il giallo
La tradizione degli scrittori del macromondo noir ha trovato, in Italia, dei grandi esponenti. Ma prima, chiariamo cosa rientra sotto questa macrocategoria.
Definire il noir, in apparenza, è semplice: il termine – di origini francesi – è stato storicamente usato per indicare quelle storie in cui il punto di vista del narratore era quello del criminale. Ma anche in questo caso, una collana editoriale ha condizionato le sorti della parola e del genere cui corrisponde: nel 1945 Marcel Duhamel crea, per le edizioni Gallimard, la fortunatissima collana “Série Noire” le cui opere corrispondono al genere anglosassone definito come crime. Il crime, in realtà, è anch’esso un macrogenere in cui confluisce tutto quanto riguarda il variegato universo criminale.
In Italia il termine noir ha assunto connotazioni meno specifiche: il protagonista poteva essere un cattivo o un poliziotto non esattamente scevro da difetti, i crimini potevano restare irrisolti o giungere a conclusione, avvicinando il noir sempre di più alla specifica e tradizionale classificazione di giallo.
Negli ultimi tempi la distinzione tra i due termini è andata dissolvendosi, principalmente a causa della natura mutevole delle opere di genere, più ibride rispetto al passato sia dal punto di vista linguistico che di trama. Non è inusuale, oggi, che un autore passi – a volte anche nello stesso romanzo – da un punto di vista positivo a uno negativo o che, nel corso della sua carriera, salti da un genere all’altro, superando di fatto le distinzioni nette di cui sopra.
Siamo arrivati, quindi, a preferire la macrocategoria noir, intesa come contenitore di opere di natura diversa: in questo senso Dazieri ne è un più che degno rappresentante – insieme a Camilleri, Carrisi, Carlotto e De Giovanni (giusto per citare gli scrittori più noti).
Tornando a Il re di denari, il romanzo ha gli innegabili pregi di esser stato scritto da una penna in stato di grazia, di avere una trama che definire adrenalinica è dir poco e di tenere incollato il lettore – sia esso nuovo alle vicende di Colomba e Dante o meno – fino alle ultime pagine.
Ci tengo a sottolineare, infine, l’ottima capacità di tratteggiare e approfondire la psiche dei protagonisti, con passaggi introspettivi non usuali per i romanzi puramente crime. In realtà definire Il re di denari come solo un romanzo crime è riduttivo, visto che al suo interno è possibile ritrorvare più e più generi, dal giallo alla spy story di matrice apocalittica per approdare addirittura, nel caso di alcune sequenze, all’horror di ambientazione gotica.
L’unico difetto che mi sento di sottolineare è la sua stretta continuità con i romanzi precedenti della trilogia: il tempo passato dal secondo al terzo volume ha fatto storcere il naso a più di un lettore ma, al contempo, ha creato in me – che non avevo letto i primi due romanzi – la voglia di recuperarli per scoprire dettagliatamente i riferimenti fatti nell’ultimo volume.
Nel tempo, per la forte relazione che lega Dazieri al piccolo schermo e per la sua capacità di scrivere una storia mozzafiato, non mi stupirei di vedere questa trilogia adattata per la TV, magari in una produzione di altissimo livello come quelle che si stanno affacciando recentemente in Italia grazie agli investimenti di Sky e Netflix.