Sull’onda del successo della serie televisiva, la Disney confezionò un perfetto road movie, capace di dipingere perfettamente il rapporto padre/figlio. Riscopriamo In Viaggio con Pippo!
iete al lato di una lunga strada diretta agli anni novanta, fate autostop e davanti a voi si ferma una strampalata macchina gialla con a bordo due cani parlanti. Preparatevi per un tuffo nel passato, in viaggio con Pippo verso un’epoca indimenticabile, il cui potere nostalgico non si affievolirà mai.
È il 6 giugno del 1996. Manca una settimana al debutto italiano all’europeo inglese, che si infrangerà sfortunatamente in quel di Manchester per un rigore sbagliato da Gianfranco Zola. Da poche settimane è uscito il primo album di una band che inonderà le radio per anni, i Backstreet Boys. Gli zaini e i diari stanno per essere abbandonati per una lunga estate da vivere a colpi di super Tele e Super Liquidator. E sì, in effetti la parola super negli anni novanta era leggermente abusata.
Nelle estati di quegli anni i cinema venivano invasi da produzioni di serie b, con la consueta uscita in sala di decine di horror improbabili. Ma in quel giugno venne distribuita una delle pellicole più sui generis dell’intera storia disneyana: In viaggio con Pippo. Ma perché fu realizzato un lungometraggio su uno dei personaggi più bizzarri, naif e sopra le righe di sempre? Per capirlo bisogna fare un ulteriore viaggio nel tempo. Nel 1992.
La Disney sta vivendo il suo Rinascimento al cinema, iniziato con La Sirenetta e consolidato con La Bella e la Bestia e Aladdin, ma anche sul piccolo schermo sta dettando legge, con un exploit produttivo: DuckTales, Darkwing Duck, Cip & Ciop Agenti Speciali TaleSpin, i Gummies. I pomeriggi televisivi di tutto il mondo parlano la lingua disneyana.
In quel tourbillon cartoon, la divisione Television decide di rivoluzionare e attualizzare uno dei personaggi più iconici del suo storico roster: Pippo, il miglior amico di Topolino, creato nel 1932 da Pinto Colvig e dall’animatore Johnny Cannon. Il 5 settembre con l’episodio Pippo cambia casa, fa il suo esordio ufficiale Ecco Pippo!.
Goofy viene rivisto in chiave moderna e proiettato in una realtà in grado di fargli abbandonare il suo ruolo da comprimario: niente più Topolinia, ma Spoonerville, sua città natale. Un’altra storica rivoluzione riguarda la presenza del figlio Max. In un universo in cui tutti i personaggi principali ricoprono le vesti di zii (Paperone, Topolino, Paperino, Paperina, Minnie, addirittura Ursula), finalmente un protagonista è padre e la narrazione segue proprio le vicissitudini legate alla paternità.
Un altro stravolgimento riguarda il vicinato: nella casa accanto a quella di Pippo abita infatti un’altra vecchia gloria disneyana: Pietro Gambadilegno, che vive con la moglie Peg, il loro primogenito undicenne Pete Junior Gambadilegno, migliore amico di Max e la figlia Carabina. L’amore per il multiverso già al tempo si palesa, con la presenza in alcuni episodi di incursioni di Cip & Ciop e Darkwing Duck. La serie va avanti per 79 episodi e ha un buon riscontro da parte di pubblico e critica, anche in Italia viene apprezzata, con una distribuzione atipica per l’epoca: viene infatti mandata in onda per la prima volta non su Rai Due, dove andava in onda il Disney club, ma su Canale 5, che acquista anche i diritti di Bonkers, gatto combinaguai e La sirenetta – Le nuove avventure marine di Ariel.
Il successo di Ecco Pippo! porta la Disney a pensare in grande e portare al cinema la serie. In precedenza era stata effettuata la trasposizione di Duck Tales sul grande schermo con la pellicola del 1990 Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta. Nonostante l’ottima riuscita il film andò male ai botteghini, incassando solamente 18 milioni di dollari. Con In viaggio con Pippo gli sceneggiatori hanno voluto fare una scelta diversa e coraggiosa, utilizzando i personaggi della serie televisiva, ma cambiando radicalmente l’architettura narrativa. A dirigere i cambiamenti e la nuova linea ci pensa Kevin Lima, che si era occupato della scrittura di Aladdin e Oliver & Company e che in futuro dirigerà in solitaria Tarzan e Come d’Incanto.
Non ci sono più riferimenti alla cittadina di Spoonerville, alcuni personaggi di contorno non vengono citati (Peg e Carabina in primis) e la presenza degli animali domestici, onnipresenti nella serie, viene accantonata, per concentrarsi unicamente sui quattro protagonisti del road movie. Pippo, Max, Pietro e P.J. diventano gli assoluti protagonisti della pellicola, che riesce a ricreare perfettamente tutte le sfumature del rapporto padre/figlio di quel periodo storico.
Negli anni novanta la cultura pop statunitense approcciava la paternità e il gap generazionale con formule standardizzate e dialoghi fotocopia. Non si andava oltre il “ciao campione, come butta? Due tiri a baseball?”. In viaggio con Pippo, nella sua confezione colorata e scanzonata, indaga in modo meno superficiale il rapporto genitoriale. Crea un realistico confronto padre/figlio, con un approccio diretto alla difficoltà dell’essere genitori. Il desiderio di ribellione ed emancipazione di Max, l’impellenza di Pippo di capire suo figlio e riportarlo su quella retta via decisa aprioristicamente dalla società, l’essere genitore in bilico costantemente tra l’essere presente nel percorso di formazione del figlio e il risultare, invece, ingombrante. In Viaggio con Pippo riesce a capire e riprodurre in chiave cartoon un affresco di scontri/incontri generazionali, che in pochi hanno saputo cogliere. Max è figlio degli anni novanta, ma risulta credibile anche come membro della generazione Z. Pippo è il classico genitore vecchio stampo, archetipo dell’americano medio, ma anche della figura di padre tout court.
Unire una perfetta struttura da road movie, gag tipicamente legate alla sbadataggine e goffaggine intrinseca al personaggio di Pippo, parlare delle nuove generazioni e inserire una sofferta adolescenziale storia d’amore (riuscitissimo il personaggio di Roxanne) non era facile. In Viaggio con Pippo riesce a raggruppare il tutto e l’essere caduto nel dimenticatoio dell’animazione disneyana è inspiegabile, soprattutto perché è diventato palese fonte d’ispirazione per altre produzioni connesse al tema genitoriale. Il recente I Mitchell contro le macchine deve tutto a In viaggio con Pippo e alla sua indagine quasi sociologica della materia.
La presenza del film nel pacchetto Disney Plus è un biglietto per una nuova avventura. Di nuovo in macchina. Verso quel magico mondo chiamato anni novanta. Rigorosamente in Viaggio con Pippo.