Non avevate di questi giocattoli vintage degli anni ’80? Avete avuto un’infanzia difficile.
Crescere negli anni ‘80 ammetto che è stata una grande figata. Oltre a merendine tossiche ma buonissime, tute da ginnastica acriliche degne del peggiore cinese e partite di pallone infinite alla Holly e Benji, ricordo con piacere vacanze estive con i miei amici passate ad inventare improbabili storie e strampalate avventure con i nostri giocattoli, o come si chiamerebbero oggi “action figures”. Devo ammettere che, con il senno di poi, di linee di personaggi così particolari e genuine non se ne sono più viste in giro. Il più grande rimpianto, come penso sia per molti di voi, è senz’altro quello di chiedersi ancora oggi che cazzo di fine abbiano fatto tutti questi giocattoli, tra improbabili esperimenti con il fuoco, dissezioni esplorative e madri poco tolleranti. Ecco quelli che, secondo il mio modestro parere, animavano maggiormante i nostri pavimenti in quei lunghi pomeriggi della nostra infanzia:
G.I. Joe Hasbro (1982–1994)
I G.I Joe sono stati quasi una mia ossessione, ne avevo tantissimi e ne volevo sempre di più. Personaggi paramilitari creati già negli anni ’60 negli Stati Uniti, sono stati una linea di giocattoli tra le più longeve. Trovano il loro culmine proprio negli anni ’80, con la messa in onda della serie animata che tutti penso abbiano visto (io tifavo per i poveri Cobra). Rilanciata ultimamente con i due (pessimi) film usciti al cinema, conta all’incirca 500 personaggi e 250 veicoli/playset tra cui l’indimenticabile (e immensa) portaerei per la quale ogni ragazzino avrebbe donato un rene e un polmone così, senza fiatare.
Star Wars Kenner (1978–1986)
Discorso simile per i personaggi della mitica saga di George Lucas; all’apice del loro successo li si poteva trovare praticamente in ogni negozio di giocattoli tra il 1978 e il 1986, con la loro confezione tradotta nel nostrano “GUERRESTELLARI” . Implacabile scattava subito la caccia ai personaggi cult come Darth Vader, Boba Fett e Luke Skywalker, non le porcate della seconda trilogia che ancora oggi mi rifiuto di riconoscere come tale. Simili come fattezze ai G.I. Joe, anche questa serie ha venduto circa 250 milioni di personaggi worldwide e ha fatto intascare a George quasi quanto i guadagni generati dai suoi film al botteghino.
He-Man and the Masters of the Universe Mattel (1982–1988)
Ma ecco la serie iconica e imperante degli anni ’80. In Italia bastava dire “I Master”. Unico caso in cui i giocattoli uscirono ed ebbero un clamoroso successo ancora prima della serie animata stessa, che diede proprio il colpo di grazia finale ai portafogli dei papà di tutto il mondo. Ne avevo parecchi, incluso l’enorme castello di Grayskull, anche se il playset più bello era senza dubbio quello con lo Slime Pit con cui invischiare tutti i personaggi (non quello verde con la moquette addosso però, sennò sai che casino). Fatto curioso ma facilmente intuibile, la Mattel per tenere alto il ritmo di produzione decise di adottare per tutti i modelli maschi lo stesso stampo per il corpo e le teste, modellando quindi solo le facce e gli accessori vari. Apparte la maledizione degli elastici all’interno delle gambe che si tagliavano con uno starnuto, l’omino verde con la moquette addosso resiste impavido sullo scaffale della mia camera. Le sue gambe però gliele ho rincollate.
The Real Ghostbusters Kenner (1986–1991)
Altra serie cult è senza alcun dubbio quella dei Ghostbusters, attenzione, non quella con il gorillone Grunt e Malefix ma quella portata sul grande schermo con i due fantastici film nati dal copione di un certo Dan Aycroyd in quegli stessi anni. Ogni acchiappafantasmi veniva venduto in blister con un fantasma caratteristico della serie; l’unica cosa che detestavo visceralmente erano quei fili colorati che uscivano dai fucili a simulare i flussi. Espressioni mie di genuino terrore non quando li incrociavo, ma quando li perdevo in giro per casa.
Dino-Riders Tyco (1988–1990)
Ben prima che uscisse Jurassik Park, ogni bimbo che amasse i dinosauri e la Guerra teneva a bada i suoi bollenti istinti con i Dino-Raiders, bestioni giurassici armati fino ai denti (affilati) con armi futuristiche e semi mobili. Trascinati dalla serie animata che uscì nello stesso periodo, riproducevano così perfettamente fattezze e colorazioni dei dinosauri esistiti che lo stesso Smithsonian Institution contattò la Tyco per riprodurre in scala i vari rettili nella mostra “Dinosaur and other Prehistoric Reptile Collection”. E noi ingenui fanciulli che ce li tiravamo addosso con indefessa incuranza, non sapevamo che avevamo per le mani dei “pezzi da museo”.
Transformersn Hasbro (1984–1990)
“Transformers, uòn de miz de ai” ho scoperto solo di recente che la voce metallica diceva in realtà “more than meets the eye” ma vabbè. Innumerevoli serie animate prima e in CG poi e innumerevoli generazioni di robot trasformabili in qualsiasi cosa (ne ho uno a casa che si trasforma in un lucchetto, true story) ne hanno fatto una linea famosa e longeva tanto da ricevere un inevitabile remake negli ultimi anni grazie al regista Michael Bay. Dinobots, Devastator, Megatron, Maggiolino, Commander, sono nomi ancora vivi nel nostro immaginario collettivo e la storica Hasbro negli anni ‘80 creò capolavori di tecnica con alcuni dei suoi Transformers, basti pensare all’infamissimo Starscream o il tamarrissimo Soundwave che si trasformava in uno stereo, cassette incluse. Come dimenticare poi quel “pistola” di Megatron, che con due click diventava una Walther calibro 38. Sfido a trovare un aggeggio simile nei negozi di giocattoli di oggi.
Teenage Mutant Ninja Turtles Playmates Toys Inc. (1988–1996)
Chiudiamo con le fantastiche Tartarughe Ninja. Edulcorate da un fumetto americano del 1984 alquanto crudo e violento, eccole diventare i beniamini dei bambini di tutte le età grazie alle loro gags e al loro humour pop: la serie di giocattoli ha venduto alla grande fino al 1994, quando il mercato, saturo di Michelangelo, Leonardo, Donatello e Raffaello in versioni trasformabili, samurai, spaziali, hawaiani e altra roba kitsch, ha deciso che era ora di giocare ad altro. Sono tornate da poco nei negozi di giocattoli con un nuovo look, pronte a rifarsi anche in vista del prossimo film.