Altro che Batman VS Superman!
Dal suo ritorno in pompa magna nel 2011, è evidente che NetherRealm Studios vuole una cosa, e una soltanto: imporsi. Ed Boon e compagni hanno confezionato un successo dopo l’altro, riportando in auge, in primis, il brand di Mortal Kombat, riscrivendone addirittura la storyline che vi faceva da sfondo con invidiabile grazia, riconfigurando un brand finito nel dimenticatoio per una pletora di fan vecchi e nuovi e, con stile, mettendo d’accordo entrambe le parti. Diciamocelo: un risultato non proprio semplice, ma che ha ridato al team il prestigio che merita. Un prestigio poi amplificato dal bellissimo sodalizio nato con Warner e DC Comics per il marchio di Injustice, nulla più che una raffinata occasione per tirarsi schiaffi tra supereroi. Un sodalizio florido, che ha messo in luce sempre più le capacità di un team troppo a lungo sottovalutato e che anzi, proprio con Injustice ha saputo lavorare di fino così bene, e con così tanta eleganza, da aver avuto il merito di aver ridato una certa dignità, insieme alla serie Arkham, al videogame di casa DC, persosi negli anni tra tie-in malmessi e progetti cancellati. Se da un lato i citati Batman di Rocksteady hanno infatti contribuito a riscrivere l’immaginario videoludico dell’uomo pipistrello, con Injustice il lavoro è stato, se vogliamo, di caratura anche più elevata, nella misura in cui le semplici premesse da elseworld del primo episodio hanno poi dato vita ad una serie a fumetti autonoma e di successo, chiamata per l’appunto Injustice. Ditemi voi se non c’è da andarne fieri! Ora, con Injustice 2, Boon e compari riprendono le redini del loro lavoro, proprio lì dove la storia del primo si era conclusa, e limando tutte quelle che erano le imprecisioni segnalate dalla community di appassionati. E poi è un gioco senza #Sadfleck, quindi bene così.
God fall
Riprendendo le redini del racconto lì dove le avevamo lasciate, Injustice 2 ci presenta un mondo relativamente pacifico, ancora segnato dalla divisione in fazioni che ha portato eroi e villain a unirsi in una guerra fratricida. Il pretesto fu, come ricorderete, la morte della famiglia di Superman, attuata grazie ad un piano del Joker che riuscì a indurre Sups, in stato alterato, ad uccidere Lois e il piccolo Kent. La rabbia di Superman, la conseguente morte del Joker per mano di questi, e la necessità di mettere un freno al suo desiderio di conquista, costrinsero Batman a formare un gruppo per fermare il kryptoniano e diversi personaggi ad egli alleatisi, tra cui Wonder Woman. Alla fine del primo Injustice Batman aveva infine trionfato, ma non trovando il coraggio di uccidere il suo migliore amico lo aveva rinchiuso in una prigione tecnologicamente avanzata in cui, grazie alla luce artificiale del sole rosso, i poteri di Sups venivano annullati. La modalità Storia parte chiaramente da qui, concedendosi giusto una breve digressione, e procedendo poi spedita verso un nuovo capitolo della guerra tra supereroi. Injustice 2, in tal senso, non si avvicina minimamente al canone fumettistico (cosa che per altro era stata anticipata nella nostra recente intervista), ma sceglie di procedere per la sua strada, raccontando di una guerra che, almeno inizialmente, prescinde dal tavoliere di schieramenti creatosi nel primo episodio. Un nuovo e minaccioso nemico è alle porte della Terra: Brainiac. Inedito per l’universo di Injustice, l’androide del pianeta Colu è qui, in realtà, molto simile alla sua controparte canonica e pre-Crisis. Le motivazioni sono tuttavia molto simili alle originali sicché, dopo aver messo sotto vetro Kandor, Brainiac decide di invadere la Terra, intenzionato a mettere sotto una cupola la stessa Metropolis già vittima della follia del Joker, per poi distruggere il pianeta.
La trama procede liscia, senza troppi intoppi, e seppur con tutti i limiti della narrazione già sperimentata dalla serie Mortal Kombat (in primis una certa povertà di location e alcune situazioni non troppo sensate ma atte a giustificare le botte e l’ingresso in scena di nuovi campioni), Injustice 2 offre comunque una delle migliori esperienze per il genere picchiaduro, alternando sapientemente l’uso di paladini di ambo le parti ed anzi prendendosi la briga anche di offrire diversi bivi narrativi, in cui si potrà scegliere con quale eroe combattere all’interno di alcune coppie pre-selezionate. Ciò comporta anche, come immaginerete, un doppio finale, diviso ovviamente per fazione, offrendo al giocatore un sollazzo narrativo che, difficoltà a parte, si attesta tranquillamente sulle 20 ore, per un totale di oltre 70 incontri cui si aggiungono poi le vicissitudini della modalità Arcade (ben nascosta… a voi scoprire dove), in cui ad ognuno dei circa 30 personaggi è anche affidato un apposito finale da sbloccare. E non è finita…
Oltre i mondi conosciuti
Messa da parte la modalità Storia, Injustice 2 ha dalla sua un invidiabile pregio: l’inesauribilità della componente single player. Dove molti titoli offrono uno svago piuttosto limitato nel tempo, Injustice 2 offre invece il suo “Multiverso”, una modalità che, in fin dei conti, è la versione bigger and better delle ormai surclassate missioni dei Laboratori S.T.A.R. viste nel gioco originale. Sostanzialmente: riprendendo dal mondo del fumetto il concetto omonimo, la modalità Multiverso offre al giocatore una serie di sfide divise, in numero randomico, su di un certo numero di mondi in costante cambiamento. Versione locale delle ben note missioni quotidiane o settimanali presenti in tanti odierni titoli online, Injustice 2 ripescando dalla succitata formula offre al giocatore un’infinità di mondi generati casualmente, ognuno di questi ricco di missioni, variabili e persino boss fight con nemici particolarmente ostici e ben equipaggiati. Ogni mondo ha un timer, e al giocatore il compito di portare a termine le quest richieste prima che esso si azzeri e il mondo scompaia, portandosi via ogni eventuale bonus ottenibile al suo completamento. Le missioni sono ovviamente degli scontri, e similmente alle “Torri” di Mortal Kombat (che pure prevedevano un timer di completamento) offrono al giocatore un numero random di incontri da completare in sequenza. Alla sconfitta, peraltro, non ci è richiesto di ripartire da zero, ma più comodamente dal punto in cui eravamo arrivati. Presente nella forma PVE come in quella PVP (e per mezzo delle Gilde cui i giocatori possono aderire), il Multiverso è una modalità ricchissima e in costante aggiornamento, in cui le richieste da parte delle quest sono in grado, spessissimo, di mettere alla prova anche il giocatore più navigato. Non solo, come saprete nel gioco è presente un ricchissimo loot di oggetti equipaggiabili e proprio il Multiverso si dimostra ben presto il metodo migliore per ottenere equipaggiamenti rarissimi o epici ma anche il pretesto perfetto per sperimentare i vari set, con sfide che talvolta richiedono l’uso specifico di determinati equipaggiamenti in aggiunta a ulteriori missioni bonus, al fine di raggranellare ulteriore denaro o unti esperienza per progredire nella costruzione del proprio combattente perfetto.
Red Son
E visto che ne abbiamo parlato: in Injustice 2 è presente un ampio e strutturato sistema di equipaggiamenti, tale da risultare praticamente come una contaminazione del gioco da parte di una certa componente RPG. Il fulcro delle nostre conquiste saranno le “Scatole Madri”, divise in diverse categorie, da bronzo a diamante, che potranno essere aperte per ottenere nuovi oggetti comuni, non comuni, rari e via discorrendo. Completare un mondo del Multiverso, vincere scontri online o salire di livello con il proprio profilo di gioco (cui si associa poi un livello per ogni personaggio giocabile) permette di ottenere scatole o, in alternativa, denaro con cui comprare le stesse scatole nell’apposita sezione di gioco (il Caveau di Brother Eye). Il sistema è molto simile a quello di titoli come Overwatch, con la differenza che qui non tutte le tipologie di scatole possono essere acquistate (acquisto che, tra le altre cose, va fatto con crediti in game, per distruggere ogni possibilità di pay to win), e le più rare restano appannaggio dei giocatori che spenderanno su Injustice 2 un minimo di impegno… e di ore della loro vita. Gli oggetti disponibili sono semplicemente un’infinità, e sono essi stessi divisi per livelli, sicché due oggetti con lo stesso nome quasi mai hanno le stesse caratteristiche tra bonus e malus.
Le caratteristiche incrementabili sono quattro: Forza, Abilità, Difesa e Salute, e se considerate che ogni personaggio ha ben cinque slot di equipaggiamento, capirete la mole di variabili possibili. Lo scopo è chiaro e semplice: il personaggio con cui giochi è tuo, e tuo soltanto. In tal senso NetherRealm ha fatto il possibile affinché tra oggetti, caratteristiche, set e persino colorazioni possibili, ogni giocatore sia il possessore di un paladino unico ed irripetibile. Praticamente ogni eroe, inoltre, ha diversi set di equipaggiamenti epici con caratteristiche tipiche dei set ruolistici. Indossare un set epico, similmente a Diablo III, giusto per farvi un esempio, sblocca abilità attive e passive in base al numero di pezzi posseduti e, il più delle volte, fa persino riferimento ad un particolare elseworld noto alla fanbase fumettistica, o a uno specifico momento della vita editoriale dei suddetti. E così potrete avere il vostro Batman of the future, o un Superman Red Son, o perché no un Joker abbigliato di tutto punto per fare le feste alla famiglia Gordon. La cura, la ricerca e finanche la resa visiva degli equipaggiamenti sono certosine. Pur non preponderante, la componente RPG è di una gradevolezza quasi inattesa, e finisce per diventare una vera e propria droga per il giocatore, che spenderà certamente moltissimo tempo nella ricerca di un oggetto unico, o comunque di un equipaggiamento migliore. Figata totale.
Come se non bastasse, dal punto di vista del bilanciamento, il gioco offre un buon compromesso, che rende il PVP abbordabile un po’ per tutti. Senza divagazioni o tecnicismi, il gioco sceglie di livellare, nel corso delle partite online (peraltro gestite da un netcode funzionale e granitico), i livelli degli sfidanti, sicché di base le caratteristiche date dall’equipaggiamento (che sono, diciamolo, una consistente anomalia in un picchiaduro) finiscono per pesare poco sullo scontro in sé. Quel che forse fa leggermente la differenza sono le abilità passive o addirittura aggiuntive che si possono reperire nelle varie Scatole Madre, ma la sensazione è che, come per ogni buon picchiaduro, sia l’abilità del giocatore a fare la differenza e non soltanto ciò che i personaggi indosseranno. A comprova di ciò c’è poi un ottimo bilanciamento del roster, che potendo contare su numerose presenze ci aveva dato molto da pensare, specie considerando l’assoluta inutilità di molti personaggi di Gods Among Us. E invece, per fortuna, NetherRealm non ha compiuto passi falsi evidenti, e i combattenti di Injustice 2 riescono a solleticare praticamente ogni palato avvezzo al picchiaduro, il tutto senza creare dislivelli insormontabili tra le parti. Su tutto, anche i personaggi estrapolati dalla precedente uscita sono stati rivisti e praticamente tutti i vecchi moveset sono stati corretti. Personaggi come Wonder Woman sono stati apparentemente nerfati, ma in realtà hanno semplicemente cambiato il loro approccio al combattimento per avere una più precisa posizione all’interno della più canonica categorizzazione mazzuolatoria. Ci sono juggler, zoner, brawler e compagnia cantante. Alcuni personaggi che prediligono l’uso di armi, altri che fanno affidamento sulla semplice forza bruta, altri ancora sulle abilità imposte dal canone a fumetti. Il bello è che tutto è assolutamente aderente allo standard DC e non si percepiscono forzature nello stile di combattimento o anche solo nell’atteggiamento dei vari eroi e villain. Anzi, ci sono personaggi che si dimostrano sorprendenti nella loro improbabile presenza in game. Ad esempio Swamp Thing, con la sua lentezza mista ad una certa imprevedibilità, o Atrocitus, praticamente un rullo compressore di pugni e rabbia. Il feeling generale è estremamente positivo e l’arrivo di patch continue (già 2 quelle rilasciate) non ha fatto che limare quegli spigoli, minimi, che pian piano si vanno evidenziando nella community con i continui e quotidiani playtest. In linea di massima siamo dinanzi ad un lavoro notevole, di gran lunga migliore di quello effettuato con il primo episodio in cui, evidentemente impreparato a gestire personaggi come Superman, il team sembrava essersi smarrito proprio nel lavoro di bilanciamento.
Escluso ciò, il gameplay offerto da NetherRealm è praticamente identico a quanto saggiato nel prequel. Mantenendo intatto il modello “a la Mortal Kombat”, Injustice 2 si presenta come un picchiaduro accessibile ma tecnico, i cui personaggi godono, in base allo stile direttamente estrapolato dal canone fumettistico, di una buona varietà di attacchi. E dunque, come ci si aspetterebbe, ogni personaggio disporrà di attacchi base, combo, il cui numero è variabile in base al personaggio in sé, mosse speciali atte ad utilizzare particolari abilità, una “specialità” (ossia una abilità attiva propria del personaggio) e una super-mossa. A ciò, come detto, si aggiungono poi altre abilità passive o attive, quest’ultime per un massimo di due, che non saranno subito disponibili ma che, come è stato ad esempio per gli ultimi Mortal Kombat, vanno prima sbloccate (per Mortal Kombat era attraverso la Kripta, qui per mezzo delle Scatole Madre). L’ampiezza del roster, unita alla stessa natura dei suoi componenti, rende ogni personaggio una scoperta. Spulciare i personaggi di Injustice 2 significa essere soggetti a sperimentazione continua, e ciò lo si deve alla particolare abilità profusa nella costruzione di profili le cui capacità meta e super-umane o le semplici abilità sono ampiamente ricalcate dai rispettivi moveset. Ogni beniamino richiede pratica, attenzione, un minimo di studio e buona pratica, ma il punto è che al di là dei gusti, praticamente nessuno di essi vi lascerà deluso e, come dovrebbe essere per ogni buon picchiaduro, la padronanza sta semplicemente nell’esercizio.
Grafica? Meglio di Batman v Superman
Tecnicamente parlando, Injustice 2 si presenta con una veste grafica con tutti i crismi, complice l’ottima e massiccia mole poligonale con cui scenari e combattenti sono realizzati. Il gioco non fa gridare al miracolo sotto nessun punto di vista, ma il risultato complessivo è appagante ed è reso ancor più gradevole da un motore che regge senza problemi i 60 fotogrammi al secondo senza cedimenti o incertezze. Anche in versione PS4 Pro il titolo si comporta benone, e gode di un upscaling automatico e di un buon supporto HDR (con tanto di apposita regolazione via menu di gioco) tale da migliorare, seppur di poco, il feeling estetico di un gioco di per sé tecnicamente già molto buono. A dispetto del predecessore, Injustice 2 si caratterizza poi per uno stile più realistico e colorato, abbandonando molte delle velleità fumettistiche ed approfittandone per rifarsi, forse più furbescamente, al canone cinematografico (ma senza il piattume cromatico che da questo deriverebbe), ma non dimenticando di citare i classici. E così, se da un lato abbiamo un Joker di “jaredletiana” memoria, così Aquaman, ad esempio trova un compromesso tra il passato fumettistico e il presente cinematografico, in quello che è un lavoro generalmente molto buono e “adatto” all’idea di un elseworld comunque non troppo lontano dall’estetica classica. Una scelta che comunque si scontra inevitabilmente con il gusto personale e che come tale va valutata.
Se proprio vogliamo essere onesti, l’unica remora è da ricercarsi nelle animazioni, a volte un po’ macchinose e forzate. In verità, una certa legnosità è propria dello stile di Ed Boon, che non scimmiotta, ma volutamente cita sé stesso e il suo passato. Fin lì nessun problema, se non fosse che certi concatenamenti sembrano proprio funzionare male e specie per i personaggi come Black Canary o Bane, entrambi capaci di concludere combo con delle proiezioni, si nota palesemente la mancanza di qualche frame. Escluso ciò, e giusto per pignoleria, diremmo che quel che ci piace meno sono i menu, e in generale una certa mancanza di estro che invece stava (sta?) caratterizzando la serie Mortal Kombat. I menu di gioco sono semplicemente spogli, spesso freddi e poco piacevoli, poveri di animazioni e, in sintesi, dimenticabili. Il che in un gioco tutto sommato “pomposo” sotto il profilo estetico è quasi un’antitesi. Manca poi l’estro che aveva portato ad introduzioni come la nuova versione della Kripta di Mortal Kombat XL, in cui si viveva una sorta di avventura in un dungeon particolarmente vasto. Per quanto la mole di contenuti sia qui esponenziale rispetto all’offerta della Kripta (e forse proprio per questo capiamo la difficoltà di realizzare qualcosa di simile), è difficile non ammettere la bruttezza del già citato Caveau di Brother Eye. Nulla più che una schermata con una scatola rotante da aprire premendo X: sì, ok, funzionale, ma… brutta. Molto brutta. In chiusura segnaliamo poi un’interessante introduzione: il gioco è stavolta interamente doppiato in italiano, con particolare attenzione, dove possibile, alle voci storiche dei personaggi. Per cui sì, ancora una volta avrete il Batman e il Joker interpretati dagli ormai iconici Marco Balzarotti e Riccardo Peroni. Anche qui si vive comunque di alterchi, e se certe scelte sono appropriate e funzionali, altre voci sembrano un po’ fuori luogo e finiscono, ma forse anche questi sono gusti, per risultare antipatiche e fastidiose (per quel che ci riguarda, Firestorm su tutti).
Verdetto
Injustice 2 è un titolo ricchissimo, che pone particolare enfasi sul divertimento single player senza mettere da parte i giocatori interessati ad una sana competizione PVP, locale o online che sia. Si tratta di un picchiaduro immenso, solido, splendidamente diretto, in cui la caratura artistica si sposa divinamente con l’aspetto meramente tecnico. I passi falsi sono veramente pochissimi, e vanno per lo più ricercati nel comparto animazioni, lodevole nel corso delle cutscene, un po’ meno proprio in fase di combattimento. Al di là di ciò, siamo comunque dinanzi ad un’offerta poderosa, capace di offrire una mole di contenuti veramente esagerata, utile tanto a prolungare l’esperienza in singolo che quella multigiocatore. La volontà di tenere il sistema di gioco bilanciato e privo di meccaniche pay to win rende Injustice 2 un titolo per certi versi sorprendente, anche se manchevole di quello spirito realmente sperimentale e per certi aspetti innovativo che aveva caratterizzato le ultime due uscite del suo più sporco e scorretto fratellastro, Mortal Kombat. In ogni caso, parliamo di un titolo divertente, che potrebbe essere un acquisto consigliato non solo ai fan, ma agli avventori tutti del mondo dei picchiaduro. Ciliegina sulla torta, oltre alla pregevole modalità Storia (ormai consolidato marchio di fabbrica NetherRealm), la perfetta introduzione della componente RPG che non sbilancia, ma arricchisce non poco tanto il gameplay quanto la longevità, offrendo con essa, e con diverse trovate sapientemente escogitate, un’avventura intrigante e prolungata. Peccato solo per la volontà, già ben nota, di volerci spillare soldi per diversi personaggi (ben 10) tramite prossimi DLC. Uno di questi, perché si sappia, neanche presente nel season pass.