A Romics 29 abbiamo intervistato Simone Pace, autore di Fiaba di Cenere
Simone Pace, di nuovo un autore BD, di nuovo autore che nasce sul web, ma soprattutto autore di Fiaba di cenere.
Come per Emanuele Caponera, ti chiedo: come è stato il passaggio dal web al cartaceo?
In realtà per Fiaba di cenere è più naturale una vita cartacea, perché è stato progetto con una struttura tradizionale di fumetto. Mentre il passaggio dalla progettazione iniziale a quella digitale è stato impegnativo. Mi sento molto più a mio agio nella versione tradizione del fumetto, quella cartacea.
Ci sono opere in particolare che ti hanno ispirato?
È sempre una domanda difficile. Penso a una narrativa fantasy come quella di Ursula Le Guin, ma in modo molto laterale. In quel periodo ad esempio io leggevo molto Urasawa, ma non penso che chi ama Urasawa possa ritrovarlo granché in questa narrazione. Non sempre riesco a portare quello che amo e che mi ha ispirato nel fumetto, e nello specifico in Fiaba di cenere.
Resta il fatto che la tua cifra stilistica è evidente e credo che si riesca a vedere dall’inizio alla fine della storyline. Dopo averla pensata, la struttura narrativa è rimasta quella o si è evoluta?
È cambiata davvero poco, perché avevo già strutturato i capitoli e il tipo di voce che volevo dare alla storia. Considerando anche che l’ho pensata e ha preso vita solo dopo un anno o poco più.
Com’è stato lavorare con Tacotoon?
Molto stimolante perché il discorso del digitale e del verticale mi ha dato la possibilità di accentuare i passaggi narrativi, dando una forza diversa a delle sequenze. Imparare a sfruttare le potenzialità del verticale e del toon è stato stimolante.
Quindi potresti anche tornare sul web?
Tornerò. L’idea è quella di proporre un nuovo progetto a Tacotoon ma pensato direttamente in verticale.
Come nasce Fiaba di cenere?
Era il periodo post primo lockdown, ed ero alla disperata ricerca di una storia. Mi sono arrovellato per 2-3 mesi, e ad un certo punto mi è venuto in mente una sorta di accompagnamento musicale, che mi ha fatto pensare a due scene precise. Da lì ho attaccato gli altri elementi e strutturato la narrazione. Quasi sempre è questo il meccanismo: mi vengono in mente delle scene precise e poi le accompagno con una narrazione più complessa. Però la cosa della musica è stata molto particolare.
Clicca qui per il video dell’intervista completa a Simone Pace.