Il Romics 2018, oltre a Martin Freeman ha premiato il celebre mangaka Tsukasa Hojo, autore di Occhi di gatto, City Hunter, Family Compo ed altre serie manga di successo. Hojo rappresenta una vera istituzione per questo tipo di medium, ed è stato senza dubbio un onore per Romics portarlo nella capitale, così come per noi riuscire a sederci qualche minuto con lui per una breve intervista che l’artista ci ha gentilmente concesso.
Abbiamo iniziato condividendo con lui un nostro pensiero, una riflessione. Visto che si parla spesso di occidentalizzazione della cultura mangaka, eravamo curiosi di capire cosa ne pensa Hojo e qual è la sua opinione a riguardo.
L’autore ci ha sorriso, quasi stupito dal fatto che in Europa ci si adoperi a fare queste distinzioni. “Che cos’è, in fondo, l’occidentalizzazione della cultura mangaka? Penso sia una sorta di luogo comune, o che nel corso degli anni il mio pensiero sia stato tradotto erroneamente. Più volte è arrivata alla mie orecchie questa frase, ma non ho mai ben compreso di cosa si trattasse in realtà, se dei temi, del tratto o di altro”. Un’opinione decisamente condivisibile quella di Hojo, che anzi tra una chiacchiera e l’altra ci ha tenuto a rivolgersi a noi per chiederci, invece, proprio il nostro pensiero su questo argomento che evidentemente l’ha colpito in modo particolare.
Ha voluto sapere se noi consideriamo il suo tratto occidentale o orientale, e dietro i suoi occhiali da sole scuri ci è parso piuttosto soddisfatto quando abbiamo affermato che secondo noi lo stile di Hojo non è “né occidentale, né orientale, ma semplicemente molto realistico”.
Abbiamo poi spaziato un po’, tornando indietro nel tempo e toccando un argomento piuttosto importante, collegandoci ad un’opera come F.Compo, che forse persino oggi farebbe parlare a sufficienza, per i temi trattati. Eravamo curiosi di sapere il suo pensiero su questa sua creatura, a distanza di così tanti anni.
“Beh, forse l’ho scritta un po’ troppo presto”. È piuttosto sincero Hojo nel parlare della sua opera e di un argomento discusso come quello della transessualità, che tuttavia nell’arte “già negli anni ’80 era un tema diffuso, di cui si parlava, e c’erano già dei transgender tra i personaggi pubblici. È proprio così che è nata l’idea di Famiri Kompo”.
Proprio a proposito dei temi delle sue opere, abbiamo deciso di ripercorrerle un po’ tutte, brevemente, insieme al maestro, chiedendogli cosa le lega, e quale sceglierebbe come elemento comune.
Hojo, anche qui, è stato piuttosto schietto e veloce nel risponderci. “Vivere”. Questa è stata la sua risposta immediata. “Se dovessi racchiudere la mia carriera e tutte le mie opere con un solo termine o comun denominatore indubbiamente sarebbe questo: la vita”.
Dal passato arrivando al presente e al futuro, non potevamo non chiedergli informazioni sui suoi progetti, o eventuali sorprese in serbo per noi. Non ci dice molto, ma ci conferma la sua presenza come giudice per il “Silent Manga Audition, concorso organizzato da Coamix Corp e rivolto ai disegnatori di fumetti in stile manga, al quale possono partecipare artisti di tutto il mondo”.
Delle giovani leve daranno quindi il massimo, sapendo di esser giudicate da personalità di spicco come Hojo, tentando quindi di entrare a far parte poi della Masterclass con i migliori professionisti del manga.
Chiudiamo la nostra intervista come si confà, con i complimenti per il Romics d’Oro e con un inchino ad uno dei più grandi mangaka di sempre.