Scopriamo perché Ride è “l’indomabile bestia” dei due giovani e talentuosi sceneggiatori Fabio Gauglione e Fabio Resinaro.
In occasione dell’anteprima del nuovo adrenalinico film Ride, nei cinema il 6 settembre, abbiamo avuto modo di parlare un po’ con Fabio&Fabio, la sempre più celebre coppia di sceneggiatori italiani che dopo Mine, firmano un altro film fuori dagli schemi, innovativo e ricco di spunti interessanti. Una vera ventata d’aria fresca per il cinema nostrano. Ma per sapere nel dettaglio tutto quello che ne pensiamo su Ride, vi rimando alla nostra recensione. Qui piuttosto, vediamo come F.Guaglione e F.Resinaro ci hanno parlato del loro film colmando qualche curiosità post-visione.
Ride sembra un film uscito proprio nel momento giusto, sia perché racconta la società di oggi, sia perché si inserisce in un periodo in cui il cinema italiano sta vivendo una sorta di evoluzione e finalmente accoglie progetti nuovi e diversi. Voi pensate che sarebbe stato possibile produrlo in in un altro momento? Si tratta di un’idea che tenevate chiusa in un cassetto da tempo, oppure semplicemente avete avuto un ottimo tempismo?
Guaglione: È un’idea nata qualche anno fa. In effetti è vero che è uscito nel momento giusto, e man mano che ci lavoravamo cercavamo sempre di aggiornarlo per renderlo figlio dei tempi. Con tutti i pro e contro che coinvolgono il settore. Stiamo cercando di creare un hype attorno a questo film, con il fumetto, backstage, poster, e cosi via, per esplorare quella dimensione virale del cinema contemporaneo che all’estero è già realtà. Ormai al cinema la gente va già sapendo se il film piacerà o meno. Abbiamo quindi detto “sai che c’è, facciamo anche noi questa cosa su film italiano” e quindi stiamo cercando di far crescere l’hype e la curiosità su una cosa nuova. Sembra che stia funzionando e la troviamo una cosa interessante. In questo senso il film sia come contenuto che come forma pensiamo sia esattamente il ritratto di quello che sta succedendo al mondo reale e a quello del cinema.
Resinaro: Poi è anche vero che effettivamente qualche anno fa non si sarebbe potuto fare produttivamente. Non sarebbe stato il momento giusto.
Guaglione: In questo senso siamo tutti figli di Jeeg (in riferimento al film di Mainetti Lo chiamavano Jeeg Robot).
Come mai avete scelto il Trentino come location? Si tratta di una scelta produttiva o artistica?
Resinaro: È stata una scelta anche produttiva partita dalla possibilità di avere l’incentivo dalla Trentino FIlm Commission. Il Trentino ha comunque alcune tra le più belle montagne del mondo, quindi direi che è stata una fortunata coincidenza avere avuto questo supporto. Le zone oltre a essere belle e spettacolari, hanno modificato un po’ la storia. Alcuni scorci erano così significativi che -anche se non inizialmente previsti- abbiamo voluto inserirli nella storia.
Guaglione: Diciamo che, essendo il film dichiaratamente e meta-narrativamente un videogioco, per noi era importante che i “livelli” fossero caratteristici. C’è il livello sul ponte, il canyon, il livello “verdeggiante”, ecc. Vogliamo che quando uno pensa a una scena di Ride ha come riferimento quel posto determinato e specifico per ogni scena. Come accade appunto nei videogiochi. La varietà paesaggistica del Trentino si prestava benissimo a questa cosa.
Il fatto di inserire il videogioco nell’estetica del film, è solo una questione culturale, oppure pensate che il punto di vista del videogioco, la prospettiva della camera in soggettiva, o alle spalle del personaggio, sia importante anche a livello di coinvolgimento e immedesimazione?
Guaglione: Diciamo che c’è un discorso “esperienzale”, cioè di far fare allo spettatore la stessa esperienza dei riders.
Resinaro: Si tratta di un immaginario, di un modo di condividere la propria prospettiva, nato spontaneamente dagli atleti che praticano questo tipo di attività, con le go-pro e youtube. Il linguaggio del videogioco è soprattutto inserito nel modo di raccontare la storia.
Guaglione: Esatto, i protagonisti devono fare punti, si parla di “boss di fine livello”, di bonus, ecc. Questa scelta ha influenzato anche il modo abbiamo approcciato alcune scene. Senza fare spoiler, una delle scene d’azione fuori dal bosco in realtà è stata quasi pensata come “scena a sé” che entrava benissimo in quest’ottica. Pur non ignorando assolutamente la “logica del cinema”, c’era dichiaratamente la volontà di inserire in maniera nuova anche il linguaggio del videogioco, con il proprio alfabeto e le proprie “regole”. Tutto è stato studiato perché funzionasse nel migliore dei modi in un film.
Ride è una commistione di generi incredibile. Durante la conferenza stampa si è molto parlato di horror, però io ci ho visto molto di più. Voi stessi in effetti avete detto che il film si è sviluppato nelle sue varie componenti strada facendo. Quale era la “vena” originale del film, che poi in qualche modo ha trascinato tutti gli altri generi?
Guaglione: All’inizio doveva essere thriller horror. Poi l’horror è stato ridimensionato ed è venuto fuori quasi un “film Marvel”. È effettivamente una commistione di generi indefinibile, che forse dovremmo chiamare proprio “genere Ride”. È diventata una bestia difficile da domare che però noi speriamo abbia il suo unico stile e personalità. Qualcosa che speriamo possa piacere al pubblico.