Durante la tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma abbiamo avuto il grande piacere di incontrare una delle migliori attrici della sua generazione: Cate Blanchett. L’artista australiana si trova alla manifestazione per presentare il film Il Mistero della casa del tempo (di cui a breve potrete leggere la nostra recensione), del regista Eli Roth, in cui interpreta Mrs. Zimmerman, una particolare strega.
Abbiamo parlato un po’ con lei del film e non solo.
In questo film sei una strega, ma non è la prima volta che ti avvicini al mondo del fantastico. Qual è l’aspetto che più ti affascina dell’interpretare le favole?
Posso dire senza dubbio che adoro i costumi di questi film, e le costumiste hanno svolto anche qui un ruolo importantissimo, come avrete visto.
“La magia è dentro di te”. È una frase che il tuo personaggio ripete molto spesso, e si presta a varie interpretazioni. Tu che significato le dai?
La magia riguarda la trasformazione dall’epoca degli sciamani, ma l’idea di questa enorme metafora è incredibile. Il mistero della casa del tempo è un film per famiglie, quindi non volevamo certo impostarlo come fosse una lezione, ma rimane un bel messaggio da inviare ai giovani. Quello che è importante è reagire alle etichette che le persone ti mettono addosso, a scuola o in qualsiasi altro posto.
Nel film si dice che Lewis è un ragazzo indomito. Tu puoi vantare una carriera splendida e tanti successi. Ti senti anche tu indomita?
Domanda interessante (sorride n.d.R.). Quando arrivi alla mia età e hai vinto dei premi non pensi solo ai successi ma soprattutto ai fallimenti. Mi hanno insegnato molto di più i tanti fallimenti e i momenti in cui sono caduta e mi sono rialzata. Si impara poco da sul successo. Io non so se sono diventata indomita, ma se è così lo devo di certo ai fallimenti.
In questo mestiere bisogna essere forti, avere la pelle dura, ma più di ogni altra cosa devi sapere quand’è il momento di tacere.
Quali storie ti hanno ispirato da bambina?
Ero ossessionata dall’horror, e lo sono ancora. Per questo mi affascinava lavorare con Eli Roth. Amavo anche Sherlock Holmes e tutti quei romanzi in cui c’era un mistero da risolvere.
Dove hai tratto ispirazione per questo tuo ultimo personaggio?
Io consumo ed elaboro film, libri o qualsiasi forma d’arte soltanto per piacere o interesse. Tutto quello che vedo resta dentro di me, dorme ma non sai mai quando si farà sentire. Per approcciarmi a questo personaggio ho guardato vecchie foto, di quelle che emamano una certa energia, quella dei tempi andati. Poi ho letto, insieme a mio figlio di 10 anni, i libri della serie e attendevo la sua reazione per vedere quale parte lo affascinasse di più. Posso dire che anche in base a questo ho lavorato al film e al personaggio.
“Essere genitore è avere sempre paura ma continuare comunque a farlo”. Lo dice il tuo personaggio. Qual è la tua esperienza di genitore adottivo?
Non penso a me e alle mie esperienze quando lavoro, non mi interessa portarle sullo schermo, ed anzi voglio capire l’esperienza di qualcun altro. Il film parla di tre persone che hanno perso qualcosa e formano una famiglia, poiché le famiglie si formano in mille modi. Non c’è nessuna differenza tra l’amore che provo per la mia figlia adottiva rispetto a quello che provo per i miei figli naturali.
Se potessi scegliere un potere magico quale ti piacerebbe avere?
Farei in modo che tutti dalla maggiore età andassero a votare. È una responsabilità di massa e quindi incoraggerei tutti a farlo.