A Romics 28 abbiamo intervistato Gualtiero Cannarsi, dialoghista e direttore del doppiaggio italiano che opera prettamente nell’ambito dell’animazione giapponese. Qui trovate una prima parte dell’intervista e poi quella completa nel video in calce
Nel doppiaggio, quanto influisce la conoscenza della lingua sul lavoro messo in atto, e quanto bisogna restare fedeli?
Questo è un po’ l’argomento del panel che abbiamo fatto con Alessandro Bottero. È un tema che mi sembra molto trattato di questi tempi, ma è anche molto mistificato, su cui ognuno sembra avere delle opinioni pur non avendo ben chiare le cose, o avendone una visione molto dogmatica magari dettata da un corso di studi. In realtà l’adattamento è una cosa che è nata e che esiste solo per l’audiovisivo, quindi non riguarda il discorso strettamente linguistico, ma è un discorso tecnico relativo alla traduzione o la localizzazione in senso lato di opere audiovisive, che hanno dei tempi e quindi delle necessità tecniche. Per cui quando le persone dicono che ‘c’è differenza tra la traduzione e adattamento perché la traduzione è quella letterale’ sbagliano, poiché è sempre traduzione. Quando si fa la traduzione di un libro o di una poesia, non è che non ci si ponga il problema di cosa si stia traducendo e quale sia lo stile migliore, anzi.
Invece sotto l’aspetto della traduzione stessa, si può variare contestualizzandola all’epoca dell’opera?
Io credo che qualsiasi trasposizione linguistica viva di due momenti: il primo è una profonda comprensione dell’opera originale, il secondo è la trasposizione dell’opera nella nostra lingua. Se il primo momento non è stato compiuto in maniera approfondita, il secondo non è possibile. Perché a quel punto diventa una reinvenzione a casaccio. La comprensione dell’originale necessita la conoscenza della cultura che ha espresso quell’opera. E quando un’opera è contemporanea è ancora più difficile rispetto a quando ambientata nel passato…
Qui sotto trovate il video con l’intervista completa.