Stay Nerd ha avuto il grande piacere di intervistare la storica voce di Pegasus, Ivo De Palma, che tornerà nei panni del leggendario Cavaliere dello Zodiaco nel nuovo film previsto per novembre  ”La leggenda del grande tempio”.

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Ciao Ivo! Su tutto grazie per aver accettato la nostra intervista!ivo-de-palma-3

Grazie a voi per l’invito a conversare!

Partiamo dalle origini: come ti sei avvicinato al mondo del doppiaggio e come sei arrivato ad interpretare Pegasus?

Beh, sono due momenti molto diversi. Al doppiaggio mi sono avvicinato dopo qualche anno di esperienza radiofonica, e dopo aver studiato dizione e recitazione per una migliore resa come conduttore. Ma recitare mi fece scoprire un mondo che fin da subito m’incantò molto più della radio e quando venne il momento di provare a farne una professione, proseguii a scommettere sul mio punto di forza, la voce. Pegasus arrivò dopo qualche anno, e dopo qualche altro grosso personaggio di animazione giapponese, che in quegli anni, a Milano, stava vivendo un boom, in particolare Mirko di Kiss Me Licia, ma anche Ronnie di Magica Emi e Max di Ciao Sabrina (non le canzoni, comunque, in nessuno di questi casi). Pegasus è sicuramente stato il personaggio con cui ho fatto il salto di qualità, grazie anche al sodalizio col direttore di doppiaggio di allora, il compianto Enrico Carabelli.

Il doppiaggio de I Cavalieri dello Zodiaco è memorabile, e ciò lo si deve alla caratterizzazione che proprio voi deste ai personaggi, discostandolo di molto da quello che era lo stile certamente più “leggero” delle produzioni nipponiche dell’epoca. Come mai si arrivò a questa scelta?

Fu una scelta concordata dal già citato Carabelli, e dal dialoghista di allora, Stefano Cerioni. Una scelta che quel tipo di repertorio poteva comunque reggere, come infatti fu.

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Il più dei fan italiani ama Seiya per un solo motivo: la tua voce! Perché diciamocelo, il personaggio in sé è un insostenibile precisino. Qual è il tuo rapporto con Pegasus?

seiya_arm_4Come detto, arrivò in un momento in cui mi serviva un personaggio così per crescere, e poi tornò, nel 2006, perché potessi dimostrare che ancora lo potevo reggere. Insomma, è un personaggio con cui ho un rapporto particolare, sicuramente il più noto tra quelli che ho doppiato. Dal punto interpretativo, specie nei momenti più drammatici, è sempre stato una sfida: che sbraitasse come un dannato o rivelasse i suoi più reconditi pensieri, che sfoderasse grintosa decisione o lasciasse trapelare speranze e timori a fior di labbra, la tensione di Pegasus era sempre quella di chi ruggisce l’urlo finale, scandisce l’ultima parola, approda all’estrema intuizione d’una vita.

Il doppiaggio dei Cavalieri effettuato da te e dai tuoi colleghi dell’epoca fu veramente epocale, tanto che ebbe un impatto culturale notevole sui giovani fan di allora. Sei consapevole di aver segnato (positivamente) una generazione?

Ora Sì, visto che (me) lo dicono tutti, allora certo No, non potevamo immaginare.

La community dei Cavalieri è oggi più attiva che mai, la conosci o la frequenti? In generale come vivi la passione dei fan di oggi, sempre scostanti nel loro rapporto di odio/amore? E cosa ne pensi, in generale, dell’accesa comunità che si è creata in rete negli anni?

Per molti anni, avendo fin dal principio scelto una linea di dialogo col pubblico, ho frequentato varie community. Ora i miei rapporti col pubblico avvengono principalmente sulla mia pagina Facebook. Quella degli appassionati dei Cavalieri è una comunità molto variegata, di cui apprezzo naturalmente gli entusiasti del mio lavoro, ma anche i critici, nel senso che anche loro mi aiutano a stare sempre in campana, e quindi in sostanza a migliorarmi. Pollice verso, invece, per chi scambia il web come sfogatoio delle proprie frustrazioni e me come capro espiatorio dei problemi inerenti alla localizzazione italiana di qualunque cosa, farcendo le proprie critiche di insulti rivolti alla mia persona. E anche per certi cosiddetti “amministratori”, che pur d’avere qualche utente in più tollerano manifestazioni indegne del civile confronto.

Il nuovo film dedicato ai Cavalieri è molto diverso sia nello stile che nella rappresentazione dei personaggi, sebbene i protagonisti restino i medesimi, è evidente la volontà di dare una “rinfrescata” ai Saint per gli utenti di nuova generazione. Senti, in tal senso, un distacco dalla serie originale? Avresti preferito che lo stile restasse lo stesso?

Beh se lo stile fosse rimasto lo stesso una buona fetta di perplessità e timori non avrebbero ragion d’essere, rispetto alla resa italiana con le nostre voci. Dopodiché io sono un attore, e come me i miei colleghi. Distacchi e rinfrescate non ci spaventano, interpretando, giorno dopo giorno, mediamente di tutto, oltre ai Cavalieri dello Zodiaco.

In generale, considerando la tua enorme esperienza nel settore, cosa ne pensi della pratica dei remake e dei reboot?

Meglio copiare bene, che inventare male, si sa. È chiaro che se puoi, imprenditorialmente, continuare a sfruttare una vecchia idea, lo fai. Chi ti dice che non dovresti farlo pretenderebbe di fare i conti con i tuoi investimenti, cosa che è inammissibile. Poi non capisco quelli che da una parte dicono “largo ai nuovi talenti” e poi, quando questi nuovi talenti sono all’opera e ovviamente fanno qualcosa di diverso dal passato, e che a loro non piace, accusano l’autore di avere “svenduto il franchise”… misteri zodiacali…

Alla notizia dell’assegnazione del doppiaggio italiano si è accesa un’aspra critica nei tuoi confronti da parte di chi non vede di buon occhio l’adattamento italiano. Cosa ne pensi di questo insensato fanatismo, e cosa vorresti dire ai tuoi detrattori?

Dei detrattori ho già parlato più sopra e tutto ciò che ho da dir loro si trova, di tanto in tanto, sulla mia bacheca Facebook.

220px-Ivo_De_Palma_a_Play_2012Personalmente penso che chi sottostimi il valore del tuo lavoro non abbia ben chiaro cosa voglia dire essere un professionista, come a dire che – nella mente bacata di chi “trolla” – tu non abbia l’esperienza o la maturità necessaria a interfacciarti con i tuoi personaggi nonostante il trascorrere degli anni. In realtà sappiamo che non è così, e di questo abbiamo avuto prova con le varie re-interpretazioni dei Cavalieri avute negli anni tra la Serie di Ade e simili. Diamo uno schiaffo a queste malelingue, se ti va, spiegando a tutti, una volta per tutte, come funziona il lavoro del doppiaggio e quali sono le riflessioni che si fanno, in fase di produzione, per arrivare a determinate scelte di registrazione.

Sono cose dette molte volte, ormai tutti sanno come avviene un turno di doppiaggio. Poi, io non schiaffeggio nessuno, non faccio il mio lavoro “contro” qualcuno, anche se quando faccio il mio lavoro ho alcuni che mi sono “contro”. Quel che non tutti sanno, o non tutti si ricordano, se hanno una benché minima esperienza di lavoro, è che il professionista fa ciò che decide chi lo paga e che, in ogni caso, giudicare un lavoro prima ancora che sia realizzato non è un modo corretto di portare avanti un dibattito.

Ricollegandoci a quanto appena detto, quali sono le difficoltà nel doppiaggio di oggi, e quali (se ce ne sono) le differenze con il doppiaggio all’epoca dell’arrivo dei Cavalieri?

In estrema sintesi, le difficoltà attuali sono legate ai ritmi di lavorazione, sempre più stretti. All’epoca, mi riferisco alla piazza di Milano, che mi accolse, c’era molta più libertà, meno controllo da parte del cliente, meno consapevolezza da parte del pubblico. Non è, ovviamente, la situazione ideale e matura, ma fu il terreno fertile in cui molti di noi crebbero e sperimentarono, anche sbagliando, non importa. Il terreno in cui crebbero e si consolidarono molte professionalità anche fuori Roma. Fu una stagione ora irripetibile, di cui fortunatamente avevo l’età e la voce giusta per cogliere i frutti.

Penso che una volta si prendesse il doppiaggio di un prodotto per buono, e poteva piacere – come no – la voce assegnata ad un personaggio o ad un attore, ma credo che la scuola italiana (fatta di autentici artisti come il compianto Ferruccio Amendola) abbia regalato ai telespettatori grandi soddisfazioni. Perché pensi che oggi, invece, si generi spesso il malcontento?

saint_seiya_legend_of_sanctuary_2821Il pubblico è cambiato. Ora è molto più consapevole, molto più critico. Ma questo dettaglio, di per sé positivo, contiene anche un rovescio della medaglia. In arte, e specialmente nella fruizione di arte e artigianato, l’approccio “illuminista”, con cui definisco la massima consapevolezza, rovina un po’ la magia dell’emozione. È un po’ come quelli che vogliono scoprire a tutti i costi il trucco del prestigiatore. Dopo che l’hai scoperto cosa ti resta? Non c’è più l’incanto, e di quella nozione non è che te ne fai qualcosa. Per il doppiaggio è lo stesso. Se quella voce sta da dio su quel volto, ma poi tu selezioni la pista originale, senti che l’attore ha una voce diversa, e riversi rabbia e contumelie sulla tastiera del tuo pc, che cosa hai risolto? Ti sei rovinato uno spettacolo che comunque funzionava e in più rompi le scatole a me, o a chi per me, per il “sopruso” che ti avremmo inflitto. Risultato? Clima avvelenato che non serve a nessuno.

Ovviamente, il doppiaggio, così come l’adattamento, in quanto servizi devono essere fatti al meglio ed è giusto che il pubblico pretenda il massimo della qualità, ma come non scrive fiumi d’inchiostro sul piastrellista che gli ha sbagliato un lavoro, non si capisce perché debba scomodare tutti i santi per un doppiaggio malriuscito. Si segnala, e ci si augura che vada meglio la prossima volta. Senza dare inizio a guerre sante.

Pensi che internet abbia in qualche modo influito sulla percezione che il mondo ha dei doppiatori? In particolare, pensi che la possibilità di interfacciarsi ad essi attraverso, ad esempio, i social network abbia in qualche modo minato il vostro lavoro?

Non sono i social network che minano il nostro lavoro, ma gli scaricamenti illegali di cose appena uscite altrove, che inducono i nostri committenti ad avere molta fretta di pervenire all’edizione italiana.

Diamo per un attimo libero sfogo alla fantasia: dicci chi (o cosa) avresti sempre voluto doppiare e perché.

Qualsiasi risposta verrebbe tacciata di presunzione, quindi mi astengo.

Ivo, grazie mille per la tua disponibilità e per averci aiutato a spezzare una lancia in favore di Pegasus, e di tutte le voci che mi hanno accompagnato nel corso della mia infanzia! Ci saluteresti alla maniera di Pegasus?

Ci si ribecca a novembre, al Grande Tempio!