La nostra intervista a Josephine Yole Signorelli, nota con lo pseudonimo di Fumettibrutti, a Romics 2021
A Romics 2021 abbiamo avuto occasione di intervistare Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti. Qui trovate la trascrizione di una parte dell’intervista e poi il video integrale.
Josephine Yole Signorelli, già un fenomeno del mondo del fumetto italiano, una figura di riferimento sia in ambito artistico che di una comunità.
E vorrei partire proprio da questo ultimo aspetto, leggendo una tua dichiarazione sulla copertina de l’Espresso: “Più che mandare un messaggio, volevo raccontare una persona concreta, che fa parte della mia comunità, la comunità LGBTQ+”.
Qui c’è una cosa che mi ha colpito in particolare, ovvero il “mia”. Quanta differenza c’è tra quella che intendi come la tua comunità e quella collettiva? Qual è il passo da fare per renderla “nostra”?
Io quando dico “mia” non intendo un ostacolo, ma è per identificare un gruppo, che però non vedo come diverso. Magari lo è nel caso della “norma”, che è un termine brutto da utilizzare, e infatti sono più propensa a dire “quotidianità” perché il bello della diversità e della normalità è proprio il fatto che siamo tutti sullo stesso piano. Poi ovviamente le varie differenziazioni sociali e strutturali non possono essere ignorate da semplici parole, che sanno sempre di sole, cuore e amore perché spesso tendiamo a semplificare dei concetti. Questo è molto pericoloso, perché anche se puoi raggiungere tantissime persone le tue parole possono sempre essere rigirate, quindi devono essere pesate. Sono contenta che tu mi abbia fatto questa domanda sul “mia”, perché almeno posso specificare che non intendevo un distacco, un ostacolo. Noi portiamo avanti queste istanze, abbiamo bisogni e esigenze come chiunque. Il problema è che viviamo in una società in cui chi ha il potere schiaccia chi è debole ed è sempre una lotta tra ricchi e poveri, tra chi può comandare e chi viene dominato. Rileggendo la società in questo modo ci rendiamo conto di quali sono le minoranze che vengono continuamente costrette a tacere, e se dico che 10 anni fa una copertina come quella che ho fatto per l’Espresso non sarebbe stata possibile, non credo di dire una sciocchezza.
Io posso portare una voce, il mio pensiero e ti ringrazio ancora per avermi dato l’opportunità di specificare tutto questo. Come a dire, abbiamo questo problema: facciamo qualcosa?
Beh, ci stai riuscendo, perché sei un simbolo per questa tua comunità.
Se io posso dare un minimo contributo sono contenta di farlo. Ho fatto uscire il primo libro, Romanzo esplicito, e poi ho deciso di fare coming out con il mio secondo libro, La mia adolescenza trans, perché sapevo che era giusto farlo e portarlo avanti. Ma dobbiamo dire che non tutte le persone transgender si sentono sicure nel fare coming out, e questo ci dovrebbe far riflettere. Io l’ho fatto ma non posso giudicare chi non lo fa…
Qui sotto trovate il video integrale dell’intervista a Josephine Yole Signorelli: