Intervista a Mark Nielsen
Dopo Ryan Meinerding, Head of Visual Development di Avengers: Endgame, proseguono le interviste di Stay Nerd ai più grandi maestri del dietro le quinte dello star system hollywoodiano. Abbiamo infatti il piacere e l’onore di intervistare Mark Nielsen, storico producer di Pixar, in merito a Toy Story 4 (che sarà disponibile in home video a partire dal 9 ottobre 2019, o in streaming su Chili, Rakuten, TimVision, Google Play e iTunes)
Iniziamo da Toy Story 4: è uno dei franchise più importanti di Disney, per cui com’è stato il tuo approccio a questa saga? Quali erano i rischi maggiori?
Toy Story è praticamente il marchio di fabbrica di Pixar; abbiamo costruito lo studio attorno a questo film, e due dei primi tre film che abbiamo pubblicato erano Toy Story 1 e 2. Quindi c’era molta pressione e molte aspettative nei nostri confronti per ovvi motivi; la gente ama tantissimo i primi tre film e noi sapevamo che avremmo dovuto rendere questo capitolo degno della sua nomina. Quindi sì, abbiamo lavorato duro e le aspettative erano alte.
Ti aspettavi che avesse tutto questo successo?
No, vedi, il successo non te lo puoi aspettare. Certo vuoi che abbia successo, ma non puoi prevederlo, per cui l’unico modo è raccontare una storia nel miglior modo possibile. Speravamo davvero che il pubblico lo amasse come noi abbiamo amato realizzarlo, ma nei cinque anni che ci sono voluti per completarlo abbiamo pensato solo a fare il film in modo che ci soddisfacesse.
Hai lavorato spesso con Josh Cooley: è stata tua l’idea di sceglierlo per la regia di Toy Story 4?
Sì, non l’ho chiamato io personalmente, ma è stata una mia idea spingere per lui. Ho lavorato con lui su Cars 2, su Up, su Inside Out, ho prodotto un corto con lui, insomma è un piacere lavorare con lui ed ero entusiasta di farlo anche su Toy Story 4. È una delle persone più divertenti che conosca, ha un gran senso dell’umorismo e riesce a trasmetterlo anche ai personaggi, ma gli piace pure il lato inquietante che possono avere cose in teoria comiche come i pupazzi dei ventriloqui, quindi riesce ad avere anche un aspetto un po’ più spigoloso che nei film poi è fantastico.
Ecco, proprio questo volevo chiederti: da chi è venuta la decisione di dare a un prodotto come Toy Story degli elementi dark, quasi horror come le scene con Gabby Gabby? Immagino tu mi abbia già risposto…
Sì, esatto (ride n.d.R.). Però vedi, se guardi ai primi film Disney come Biancaneve, ci sono già degli elementi oscuri, e non ci siamo mai tirati indietro in Pixar da questo punto di vista. Ecco perché ci sono stati alcuni elementi un po’ più spaventosi nei nostri film, insieme a momenti estremamente più divertenti. Ci piace fare in modo che le persone provino tante emozioni guardando il film.
In Toy Story 4 ci sono molti volti nuovi per il franchise, come Gabby Gabby, Giggle McDimples e Forky, che è stato subito amato da tutti. A chi è venuta l’idea di dar vita a tutti questi personaggi?
Questo genere di idee arriva dal reparto che si occupa della storia, quindi Josh, ma anche i nostri scrittori. Forky nello specifico è nato durante una riunione dello story team, parlando delle regole dei giocattoli: ovvero, cos’è che rende un giocattolo “vivo”? E alcuni di loro hanno osservato che i loro figli ad esempio, riuscivano a prendere qualunque cosa, tipo un bastoncino di legno, e trasformarlo in un giocattolo e fargli vivere tante avventure. Così è nata l’intuizione: e se qualcosa che non fosse pensata per essere un giocattolo, invece lo diventasse? Quindi alla fine di quel meeting c’erano un sacco di bozze, e alla fine vinse questa forchetta-cucchiaio con i googly eyes.
Una curiosità: in Cars 2 c’è un personaggio chiamato Mark Wheelsen. È un riferimento al tuo nome? Chi ha avuto l’idea?
Sì esatto, si riferisce al mio nome. È la prima volta che me lo chiedono, pensavo nessuno se ne fosse mai accorto (ride n.d.R.). Sì, semplicemente a un certo punto eravamo in difficoltà, perché eravamo a corto di nomi con tutti i personaggi di contorno che ci sono, e abbiamo iniziato a chiamarli storpiando i nomi di alcuni membri dello studio, ed è toccato anche a me.
Qual è secondo te la chiave del successo dei film Pixar?
Penso sia fare film che si connettano col pubblico a livello emozionale. Che siano storie animate su pesci, giocattoli o mostri, c’è sempre quell’elemento umano in quei personaggi, che gli fa prendere decisioni giuste o sbagliate, che gli fa avere giornate positive e giornate negative, e le persone possono immedesimarsi davvero in loro, piangere con loro, ridere con loro, eccetera. Mantenere l’elemento umano che faccia in modo da connettere le persone con il film è una cosa estremamente importante, e cerchiamo sempre di renderlo possibile.
Qual è il tuo film Pixar preferito, se ce n’è uno?
Se dovessi dirne uno, credo Inside Out abbia un posto speciale nel mio cuore, per il suo modo di raccontare le emozioni. Amo i film di Pete Docter. Pensa che c’è un museo negli Stati Uniti che organizza mostre sulle emozioni e i sentimenti, e usa Inside Out per spiegarle ai bambini, ed è una cosa bellissima.
Puoi darci qualche brevissima anticipazione su Onward e Soul, i prossimi film Pixar?
Posso solo dire che sono molto diversi l’uno dall’altro, ma sono entrambi incredibili. Uno è diretto da Dan Scanton, il regista di Monsters University, anche lui talentuosissimo e l’altro da Pete Docter, che come dicevo è uno dei miei registi preferiti, che ha avuto un’idea bellissima e sono sicuro che non deluderà gli spettatori.