Ciao Massimo! Su tutto grazie per aver accettato la nostra intervista e benvenuto su Stay Nerd. Vista la tua fama, ci sembra inutile farti presentare al pubblico, tuttavia ti andrebbe di dirci qualcosa su di te? Qualcosa che magari i tuoi fan ancora non sanno?
Grazie, piacere mio. Beh, posso raccontare questo di me: fin da piccolo volevo essere un attore di teatro. Ho cominciato con quello classico ma non pensavo di riuscirci, credevo fosse qualcosa di molto distante da me. Aver superato un importante provino come quello del Teatro Stabile di Genova: ecco, quello è stato il mio più grande successo della vita, aver iniziato. Senza sapere poi ovviamente dove sarei arrivato. L’inizio di un percorso che non avrei mai immaginato.
Da lì sei arrivato a formare in breve il celebre Trio giusto?
Beh, ho cominciato a lavorare in teatro molto prima di arrivare a questo, le ramificazioni successive (radio, tv, doppiaggio) sono state quasi casuali. In una pausa tra una stagione teatrale e l’altra, siccome conoscevo Solenghi e Marchesi, arrivò la possibilità di fare questo programma, scritto da noi, per Rai Radio2, e cosi esplose il Trio. Il resto è stato del tutto imprevedibile. Non ho mai pensato di dover raggiungere un traguardo. Il vero traguardo, come dicevo, è stato iniziare.
Chi come noi è cresciuto assieme alla tv, ti ricorderà per tanti lavori e per un certo eclettismo. Sei un artista poliedrico ma oggi, in particolare, ci piacerebbe chiederti qualcosa in più sul tuo lavoro di doppiatore. Come ti prepari per “calarti” in un personaggio?
Il doppiaggio è un’arte molto importante nel mondo dello spettacolo, devi essere un attore a tutto tondo per fare il doppiatore. Mi ha sempre affascinato giocare con la voce, fin da piccolo. Devi predisporti ad ascoltare, osservare e individuare la psicologia del personaggio che vai a doppiare. Inoltre nel riprodurre la voce devi avere una certa sensibilità: devi rispettare “l’originale”, le sue scelte di recitazione e il suo modo di essere. Non bisogna mai semplicemente imporre la propria voce e personalità, bisogna adattarsi nel modo giusto.
Con l’arrivo della nuova stagione de I Simpson, molti sono curiosi di ascoltare il modo con cui ti cimenti con Homer. Cosa puoi dirci a riguardo? Eri già fan dei Simpson prima di diventarne doppiatore?
Ero fan dei Simpson sicuramente, ma non li ho sempre seguiti. Con Homer ho fatto proprio il percorso che ti dicevo poco fa. Faccio doppiaggio da moltissimo tempo, i Simpson è la novità certo, ma applico gli stessi metodi che ho imparato in anni e anni di lavoro sul campo. Con Homer è successo che dall’America hanno chiesto un provino e successivamente, gli autori mi hanno scelto. La richiesta fu quella di fare una voce che non si discostasse troppo da quella di Tonino Accolla, tuttavia potevo dare una mia interpretazione. C’è sempre un trauma quando cambia la voce di un personaggio ma è giusto che quando si sostituisce un attore, ci sia rispetto per il suo lavoro, ma allo stesso tempo si cerchi di mettere del proprio. Non deve essere una mera imitazione dell’altro, ma piuttosto qualcosa che diventi tuo partendo però da una base ben consolidata.
Doppiare un personaggio non significa solo ripetere qualche battuta, ma anzi bisogna renderlo “vivo”. Tu come ti sei comportato con Homer, sei riuscito a metterci qualcosa di “Tuo” per renderlo unico?
Per renderlo veramente mio devo fare un percorso che è già iniziato. È come se fosse una persona che nasce, cresce e piano piano si forma il carattere. Credo che ci sarà una sorta di evoluzione in Homer man mano che imparo a conoscerlo meglio, e questo non avviene forzatamente, è una cosa spontanea e graduale.
Quanto invece c’è di Homer Simpson in te? Ti riconosci in qualche aspetto del personaggio?
A dire il vero in nessuno proprio (ride, ndr.). La birra la bevo poco, le ciambelle non mi fanno impazzire. Almeno, salvo particolari eccezioni, generalmente è cosi.
Dicevamo prima che i fan sono molto attaccati al lavoro svolto da Tonino Accolla, è anche comprensibile visti gli anni di lavoro alle spalle e, proprio per questo, sono purtroppo piovute delle critiche nei tuoi confronti… Come hai reagito? In che modo hai vissuto l’intera faccenda?
Le critiche sono automatiche quando si cambia un doppiatore di un personaggio noto, qualsiasi attore se lo sarebbe aspettato. In Italia c’è il miglior doppiaggio del mondo, e una volta tanto che abbiamo un primato in qualche maniera difendiamolo, è giusto. Per quel che riguarda le critiche verso di me, sono sempre pronto ad accettarle soprattutto se sono costruttive. Certo la critica gratuita e offensiva non la considero proprio e la trovo inutile. Con i social network tutti giudicano e quindi tutti si espongono ed in un certo senso è giusto cosi. Nel caso di Homer ,c’era un altra persona che ha fatto i provini il cui successo è esploso nel web e aveva sicuramente molti sostenitori. Ma si tratta pur sempre di un lavoro dove ci vuole una certa dimestichezza ed esperienza. Il lavoro d’altro canto mi è stato dato, la richiesta l’ho ricevuta direttamente dagli USA, non ho certo rubato la parte a nessuno.
Come dicevi, la scuola di doppiaggio italiana è molto importante e ha una forte tradizione da sempre. Cosa ne pensi di quella critica fatta da Gabriele Muccino nel giugno di quest’anno che ha detto “vedere un film doppiato è come spararsi in bocca perché mesi di lavoro del regista vengono annientati. Ho visto migliaia di film nella mia vita, molti film doppiati in italiano li ho rivisti a distanza di tempo in inglese e l’esperienza è stata incomparabile” ?
È una cultura anche quella del doppiaggio. In alcuni paesi i film sono in originale e quindi la gente è abituata ai sottotitoli e apprezza la recitazione in un’altra lingua. La lingua spagnola e inglese sono universali e si devono conoscere in tutto il mondo, quindi capita ad esempio, che il film americano arrivi in ogni paese in lingua originale, senza doppiaggio, e quella è la normalità. In Italia la cosa è un po’ diversa: se tu vedi un film turco, ad esempio, e lo vedi in originale, sfido chiunque a dire “che bravo questo attore, come è recitato bene”, perché non siamo abituati a cogliere le inflessioni e intonazioni diverse dalle nostre. In altri paesi invece c’è questa abitudine all’adattamento. In Italia il doppiaggio è fatto molto bene, a volte ha migliorato la qualità di un film: ci sono coproduzioni con attori di varia nazionalità in cui tutti devono parlare la lingua inglese. Ma in questo caso è possibile che ognuno di essi abbia le inflessioni della propria lingua, se lo lasci cosi non ne apprezzerai mai la recitazione. A quel punto o elimini tutti gli attori che non parlano perfettamente oppure il doppiaggio è indispensabile e dà un valore aggiunto. Quindi non sono d’accordo con quello che ha detto Muccino, capisco il suo punto di vista, quello di chi conosce perfettamente la lingua inglese e dirige attori che la parlano, ma lo spettatore italiano non coglie le stesse cose che coglie lui nel suo lavoro.
Stay Nerd è un portale che tratta anche di videogames, tu che rapporto hai con questo settore dell’intrattenimento? Ti piacerebbe doppiare il personaggio di un videogioco?
Non sono un fan accanito e non ho molta dimestichezza. Ma sono una persona curiosa, e potrebbe divertirmi l’idea di doppiare un nuovo videogame.
Lo sviluppo dei videogiochi nel corso degli ultimi anni ha avuto un’impennata sia dal punto di vista delle menti coinvolte (come ad esempio Guillermo del Toro) cosi come dal punto di vista economico, tanto è vero che alcuni videogame arrivano a costare 500 milioni di dollari. Anche il doppiaggio è tenuto molto più in considerazione e mentre prima si tendeva a scegliere dei signor nessuno come doppiatori oggi c’è la possibilità che attori hollywoodiani interpretino voce e aspetto di un personaggio dei videogiochi. Qual è secondo te la spinta che ha portato a un coinvolgimento cosi stretto di altri media in un settore devoto solo all’intrattenimento ludico?
Non c’è limite alle nuove frontiere creative. Quando vengono varcate vanno assecondate e considerate senza pregiudizio. Mi è capitato di doppiare un videogioco, non l’ho trovata un lavoro divertentissimo, ma ne capivo sicuramente il valore.
Ti andrebbe di raccontarci una curiosità divertente successa mentre doppiavi le ultime stagioni dei Simpson?
Curiosità onestamente non me ne vengono in mente, ma diciamo che il divertimento sta nel lavoro stesso: essere lì in studio, e collaborare con la direttrice del doppiaggio Monica Ward (voce di Lisa Simpson) perché ci ammazziamo dalle risate in continuazione. C’è un gran divertimento che proviene proprio dal clima e dal gruppo di lavoro.
Quale personaggio ti piace di più dei Simpson?
Non perché lo doppio io ma Homer mi diverte molto, decisamente. E mi sta molto simpatica anche la piccola Maggie.
Massimo ti ringraziamo per il tempo concessoci! Continueremo a seguirti e non vediamo l’ora di ri-ascoltare il tuo doppiaggio!
A cura di Raffaele Giasi e Gabriele Atero di Biase.