Oltre lo stereotipo
Se dovessi descrivere un problema dei tempi moderni, al di là dei portatori di pantaloni con risvoltino ed annessa scarpa senza calzini (che poi non è che ti puzzano i piedi… Naaaa), una cosa che proprio crea difficoltà a dormire è l’annosa classificazione di “Nerd”. Chi ci conosce da tempo ricorderà sicuramente l’articolo del nostro Mariano in merito all’essere Nerd oggi, seguito più o meno da innumerevoli condivisioni e dibattiti.
Dopo anni di stereotipi (su cui ancora val la pena scherzare), il Nerd si è evoluto passando da sfigatissimo abitante di scantinati, indossatore di lenti spesse ed avido consumatore di dadi da gioco, a qualcosa di diverso, forse per certi versi più grossolano ma di sicuro interessante. Il Nerd si è “digievoluto”, passando da Steve Urkel a Stephan Arkél. Ha abbandonato lo scantinato, si è messo le lenti a contatto ma non ha abbandonato i suoi dadi da gioco, la sua passione, la sua voglia di fare.
Questo discorso nasce da una riflessione avuta in seguito ad un articolo di Wired relativo alle proposte pro gaming presentate all’ultimo IFA (Internationale Funkausstellung Berlin aka fiera internazionale di elettronica di Berlino) in cui si evidenziava come il design sostanzialmente osceno dei prodotti pro game riflettesse non il Nerd, ma lo stereotipo che il mercato – e forse buona parte del mondo – ha del Nerd. Perché diciamocelo, qua si parla dei Nerd con sensazionalismo, con programmi pomeridiani che invitano cosplayer in diretta per ammirare la baracconata con lo stesso spirito analitico con cui la gente tirava le noccioline a Joseph Marrick. Chi non la pensa in modo così drastico pensa piuttosto al Nerd come a chi nella vita non ha un cazzo di meglio da fare che inseguire il mito dello YouTuber in fiera, o chi proprio non resiste all’impulso di spendere denaro nell’acquisto di ninnoli che ben presto si inflazioneranno su Ebay.
Un po’ di tempo fa ebbi una discussione (con un’idiota ovviamente) che si lamentava di come lo show The Big Bang Theory rappresentasse una situazione che non corrisponde alla verità. Nella sua ottica, infatti, mostrare un Nerd che socializza, insegue un sogno che non sia a base (solo) di videogame e action figures e che, soprattutto, abbia rapporti col gentil sesso é una cazzata. Che il Nerd é Nerd solo se condito da una cospicua dose di sfiga. Che un Nerd semplicemente non può avere una vita normale ma bhe… Fanculo io sono Nerd e una vita sento di averla e, se possibile, anche qualche spanna più sopra lo stereotipo televisivo.
E come me non solo chi lavora con me, ma voi. Si anche voi, come te che mi leggi. Perché il fulcro dell’editoriale è questo ed è figlio della community che insieme abbiamo costruito in cui ci sono donne che commentano con fervore Il Signore degli Anelli, ragazzi giovani e meno giovani che sì, giocano a Metal Gear ma vivono tutti i giorni una vita normale, da tempo dincantatasi dello stereotipo e non per questo meno Nerd.
Avrete notato che per tutto l’articolo ho volutamente usato “Nerd”, usando la maiuscola. Non è stato un caso, ma un atto voluto. Quella N maiuscola dovrebbe ricordarci, almeno qui, che non siamo un’indignitosa nicchia sociale e senza speranza. Siamo figli di una sottocultura, ma oggi più che mai siamo cultura e tendenza. Oggi ci meritiamo che lo stereotipo sia cancellato e che – fanculo – la si smetta di parlare di Nerd senza il privilegio di sapere di cosa diamine si parla. Ci meritiamo una dignità che possiamo costruire insieme ma se, e solo se, saremo i primi a non bazzicare lo stereotipo. La cultura ci renderà liberi… É ora di farsene una!
E cazzo se sei daccordo fai girare la voce. Dillo a tutti: #iosononerd