Iron Man Vr è il modo migliore di pensare un videogioco su Iron Man
PS VR, proprio come PS4 si prepara a sparare le ultime cartucce, pronto a farsi rimpiazzare in un futuro ancora indefinito, da un visore più evoluto che possa finalmente scardinare i tanti limiti di questa prima iterazione di Sony con la tecnologia della realtà virtuale. Proprio questi limiti hanno sempre inficiato -in un modo o nell’altro- anche nelle idee più geniali di titoli sviluppati appositamente per dare il meglio di sé immergendo il giocatore a 360 gradi nell’esperienza.
Iron Man VR di Camouflaj è esattamente questo, una grande idea, sviluppata nella giusta direzione, che inevitabilmente trova compimento parziale per cause di forza maggiore. Ma andiamo con ordine.
Fare un gioco in VR di Iron Man è una pensata brillante, questo è poco ma sicuro. Pensateci. Quando è Iron Man Tony Stark guarda il mondo intorno ad esso filtrato dall’elmo dell propria armatura. Una sensazione di isolamento e artificioso ampliamento sensoriale che ben si avvicina a quella che si prova indossando il visore. E come si muove Iron Man? Beh, in effetti come vuole, ma la sua più iconica ”modalità di deambulazione” è il volo, direzionato attraverso i propulsori sprigionati dai propri arti.
E se pensate ad una qualunque scena d’azione con protagonista il metallico eroe Marvel, proveniente da film o comic che sia, vi renderete conto che è proprio tramite gli arti superiori che il miliardario filantropo controlla le sue pesanti e ultra tecnologiche vestigia. Ecco quindi che creare uno sparatutto/action aereo in cui si controlla Iron Man tramite i 2 controller Move, usati per muoversi e attaccare risulta incredibilmente fedele a quello che è idealmente il reale funzionamento della nota armatura scarlatta nell’immaginario fumettistico e cinematografico.
Con i grilletti del Move si sparano i sopracitati propulsori dai palmi, ed assumendo le classiche pose di Iron Man con molta naturalezza voliamo in tutte le direzioni (con la possibilità anche di dosare la velocità). Puntando il palmo in avanti si sparano i celebri raggi repulsori, abbassandolo verso il bersaglio invece si attivano le armi secondarie, e chiudendo il pugno possiamo caricare potenti cazzotti per attacchi ravvicinati. Queste sono le semplicissime basi di un gioco che lo ripetiamo, è sostanzialmente una interessante derivazione degli storici shoot’em up arcade inserita nella realtà virtuale, un Ace Combat con Iron Man.
E lo ripetiamo, l’idea è perfetta per un gioco su questo specifico eroe. Anche perché i controlli sono immediati e naturali e la cura intorno a tutte le dinamiche di combattimento è notevole. Lo sguardo aiuta a direzionare il volo, le armi extra e i potenziamenti dell’armatura, con cui possiamo personalizzarla dopo ognuna delle 12 missioni, sono discretamente numerosi, equilibrati e aiutano a definire il proprio stile di gioco. Interessante il fatto che sia necessario fare una selezione di power up e crearsi la propria build più efficace.
I contenuti poi non mancano di certo visto che un sistema di punteggio, sfide di combattimento e sfide aeree rappresentano un corposo supplemento alla campagna principale, utile a conquistare le medaglie necessarie a comprare tutte le componenti dell’armatura ausiliarie e sbloccare nuove colorazioni raggiungendo specifici obiettivi. I nemici non sono molto numerosi in quanto a tipologie, ma sono abbastanza diversificati da creare dinamiche non troppo monotone durante gli scontri. Ci sono i droni con gli scudi da schivare e colpire al momento giusto, quelli che forniscono supporto agli alleati, quelli di terra,quelli che rilasciano campi gravitazionali dannosi, e così via. Certo si potrebbe dire che l’azione è abbastanza basilare, ripetitiva e non cosi sofisticata. Ma fidatevi, per quello che è possibile fare con la VR, la complessità è più che adeguata. Ci sono comunque 3 livelli di difficoltà da cui scegliere, anche se vi consiglio senza dubbio quello normale per iniziare.
Per qualcuno il titolo potrebbe sembrare monotono, ma per quello che dura (circa 7-8 ore) e considerato il genere d’appartenenza, diverte fino alla fine, semplicemente perché quando indossate l’armatura funziona, ed impersonare Iron Man è piuttosto esaltante.
La storia è altrettanto soddisfacente se consideriamo che serve a veicolare sostanzialmente un’esperienza arcade. Sarebbe ingenuo aspettarsi qualcosa di incredibilmente alto o maturo vista la portata del progetto e le scarse possibilità tecniche di PS VR, non in grado di allestire chissà quali articolati palcoscenici. Tutto ruota intorno alla personalità del nostro simpatico e un po’ arrogante Tony Stark e ad una manciata di personaggi comprimari, come Pepper Potts, Nick Fury e pochi altri pescati ovviamente dall’immaginario Marvel, tra cui uno dei villain del gioco, Fantasma.
Quest’ultimo risulta una buona scelta che permette di inserire nel gioco qualche brevissimo momento un po’ scary che nessun gioco per VR può farsi mancare, e tira le fila generali di una storia che definirei né più né meno, ai livelli della classica storia senza infamia né lode da comic, quelle un po’ “usa e getta” ma dignitose, che approfondiscono un po’ i personaggi, che danno la scusa per creare qualche situazione intrigante e con tanta azione, che vivacizzano la narrazione con un bel colpo di scena finale (per quanto in questo caso sia telefonatissimo).
Vi devo dire la verità, non trovo il soggetto di questo Iron Man VR particolarmente inferiore rispetto al tipico film Marvel. Intrattiene, solletica i fan e fa il suo insomma senza troppi voli pindarici. Ovviamente con tutti i limiti di una produzione che non può definirsi più di tanto “cinematografica”. Siamo rimasti soddisfatti anche dalle boss battle. Un po’ ripetitive ma ben studiate.
Dopo questi elogi, doverosi, ora però è venuto anche il momento di fare una tirata d’orecchi alla produzione di Camouflaj, con la consapevolezza che molti difetti non sono da imputare agli sviluppatori ma ai limiti di un dispositivo che si dimostra già troppo vecchio per permettere una qualsiasi reale evoluzioni nelle esperienze VR, a prescindere dalla bontà dell’idea. Girare su sé stessi, tanto per cominciare, non è il massimo. Se lo si fa con i tasti del Move viene un po’ meno quella sensazione di naturalezza che per tutto il resto il gioco restituisce bene, e se lo si fa letteralmente… il filo del visore darà ben presto fastidio.
I sacrifici sul piano estetico si sentono: i personaggi sono ben fatti ma gli scenari sono pochi, ripetuti più volte durante le missioni e sono spogli. Non si poteva fare altrimenti evidentemente, visto e considerato che l’unica location che richiederebbe un po’ di complessità poligonale e di texture è anche la più brutta in assoluto: la città di Shangai. Di fatto poi il level design è a dir poco essenziale per non dire inesistente, trattandosi sostanzialmente di un gioco (che ripetiamo, fortunatamente davvero divertente) in cui si spara a tutto quello che si muove in spazi molto aperti.
Certo ogni tanto c’è un inseguimento, qualche set piece rocambolesco o qualche azione contestuale che spezza un po’, ma è poca roba. In tal senso uno dei capitoli finali cambia un po’ registro per esigenze narrative e ci presenta un po’ di “esplorazione” vecchia maniera, ma si tratta sostanzialmente di un corridoio. Il difetto peggiore però, ed è quello che veramente pesa più di tutti, sono i caricamenti. All’inizio e alla fine di ogni missione bisogna attendere un tempo che pare infinito per caricare la location, e quando finisce e si avvia, c’è dell’ulteriore tempo morto con schermo nero.
Tutto questo a volte giusto per farci interagire pochi istanti dentro la casa a Malibù di Tony Stark che sì, può essere divertente la prima volta per guardarsi attorno, interagire con le varie cose ecc. Ma ben presto vi farà rimpiangere che tutte queste sequenze di raccordo tra una missione e l’altra non siano state fatte con dei filmati istantanei, non interattivi certo, ma che sicuramente avrebbero spezzato meno l’azione. Intendiamoci in un gioco immersivo come questo non direi mai una cosa del genere normalmente. Ma è veramente tedioso in un’esperienza che fa appello a tutta la vostra voglia di adrenalina come questo, aspettare svariati minuti per far partire dialoghi statici e brevi in uno scenario, per poi dover di nuovo aspettare il caricamento dell’inizio effettivo della missione in un’altro.
Insomma, PS VR non è davvero pronto ad accogliere un prodotto rifinito su tutti i fronti e mai lo sarà a questo punto, motivo per il quale nemmeno Iron Man VR come la maggior parte dei titoli per PS VR, è qualcosa di veramente e assolutamente imprescindibile. Eppure se penso a giochi come The Persistence, Blood and Truth, o Far Point che presentavano una complessità strutturale ben più densa di Iron Man senza tante interruzioni così lunghe, non riesco a fare a meno di pensare che si potessero ottimizzare le cose quanto meno per quel che riguarda i caricamenti (insostenibili, davvero). Detto questo, l’idea è veramente buona, e quando si svolazza e si spara, il gioco funziona alla grande e la “Iron Man Experience” risulta davvero notevole e divertente. Nonostante il contorno talvolta claudicante, i fan dell’eroe non potranno che impazzire per l’occasione di vestire letteralmente i panni del loro beniamino in maniera cosi convincente, ma tutto sommato… penso che anche tutti gli altri apprezzeranno in qualche misura.