In Iron Widow Xiran Jay Zhao trasmette tutta la potenza e la rabbia della letteratura YA nell’affrontare la disparità e la violenza di genere
a prima descrizione che ho letto riguardante Iron Widow è stata questa: “Iron Widow: femminismo, robottoni e poliamore”. Ebbene, nessun altra spiegazione sarebbe stata più calzante, al punto che mi è parso inevitabile sceglierla come titolo dell’articolo. Xiran Jay Zhao trasmette nel suo libro d’esordio, giunto in Italia grazie a Rizzoli, tutta la potenza e la rabbia che la letteratura Young Adult meritava di contenere nel momento in cui si decidono di affrontare problemi giganteschi come la disparità e la violenza di genere. Iron Widow è una mina che non aspetta altro di essere fatta esplodere.
L’umanità, arroccata nel territorio della Huaxia, si ritrova da secoli a combattere contro gli Hundun, una razza aliena che minaccia di conquistare l’intero suolo terrestre. Per difendersi, gli esseri umani hanno ricevuto in dono dagli Dei la tecnologia necessaria per trasformare i corpi stessi dei nemici extraterrestri in macchine da guerra chiamate Crisalidi, le quali, per essere condotte sul campo di battaglia, hanno bisogno di un pilota, scelto in base alla grandezza della sua pressione spirituale, e di una concubina che, alla fine dello scontro, ha scarsissime possibilità di sopravvivere.
Zetian, una diciottenne che vive in un poverissimo villaggio di frontiera, è pronta a diventare una concubina, seguendo il misero destino di sua sorella maggiore, condannata anch’essa a questo terrificante ruolo che l’ha portata alla morte. Ma Zetian non ha in mente di servire il suo pilota e di cadere in guerra come tutte le altre ragazze; prima di morire, la sua sete di vendetta deve essere saziata: il pilota che ha ucciso sua sorella dovrà cadere per mano sua. Con l’odio e la ribellione a spingere ogni suo passo, Zetian supera l’esame per diventare concubina, scoprendo di avere una pressione spirituale incredibilmente alta. Nel momento in cui, contro ogni sua aspettativa, sopravvive alla sua prima battaglia con il sangue dell’assassino di sua sorella che le cola tra le dita, la vita di Zetian cambia radicalmente. Con il temuto nome di Vedova di Ferro, Zetian diventa fondamentale per le sorti della guerra e, invece di essere condannata a morte, viene messa a fare coppia con il pilota più potente e pericoloso della Huaxia, Li Shimin. Il cammino che la attende è infestato di spettri e pericoli, di bugie e sotterfugi, di lotta e di terrore: cose con cui una donna come Zetian ha a che fare da tutta la vita.
La potenza di una scrittura senza filtri
Xiran Jay Zhao ci getta violentemente nel suo mondo di fantasia, dove la tecnologia ha raggiunto picchi d’avanguardia stupefacenti, mentre la società e la cultura nuotano ancora in un brodo primordiale, retrogrado e disgustoso. Le maggiori vittime del sistema sono le donne, condannate, in ogni circostanza, a servire un uomo. Attraverso l’espediente narrativo delle concubine, Jay Zhao ci racconta una parabola che abbiamo già letto in tanti libri appartenenti, più o meno, al genere della distopia (Il racconto dell’ancella è forse l’esempio più emblematico), ma che mai smette di raccontarci qualcosa di nuovo, di aprirci gli occhi nei confronti di una finzione portata all’estremo, così tanto da assomigliare spaventosamente alla stessa realtà dei fatti. Tramite un modus operandi spiazzante, frenetico ed esagerato, l’autrice mette su carta una storia che è innanzitutto psicologica, traumatica, viscerale; una storia di lotta, prima che un romanzo di fantascienza. La scrittura con cui viene sciolta la narrazione è tagliente, di un dinamismo che ti impedisce gli abbandonare il libro; ogni attimo è un colpo, un pugno dritto in faccia che ti sconvolge per la sua ferocia e ti carica di un’adrenalina tale da renderti affine con la protagonista stessa, con la sua rabbia focosa, che senti tua dalla prima all’ultima riga del romanzo.
La più grande qualità di Iron Widow è la forza bruta, qui convertita tutta in una chiave femminile, canonicamente lontanissima dalla stessa definizione. Zetian è un personaggio che non lascia posto all’incertezza dell’autrice, che non ha bisogno di essere credibile agli occhi del lettore o della lettrice: è nata per divenire leggenda e le leggende non posseggono mai una vera e propria umanità in cui immedesimarci. In una situazione di pura esagerazione, di follia e fuochi d’artificio, Xiran Jay Zhao pone un personaggio che è l’emblema della lotta femminista, portata ad uno stato di violenza inimmaginabile, eppure sentimentalmente realistico. Quando si termina il libro è come risvegliarsi da un sogno sul limite dell’incubo, in cui il gelo che sentiamo addosso non riusciamo a capire se sia negativo o portentosamente positivo. A dare questa potenza senza filtri è forse anche l’acerba esperienza dell’autrice, qui alle prese con il suo primo romanzo, incurante delle raffinate finezze dell’ “alta letteratura” e tutta concentrata sulla trasmissione più diretta possibile dello spirito guerriero che vuole incarnare la sua storia.
Concubine, mass media e tradizione: una denuncia sociale nei confronti della Cina
La società che ci viene presentata in Iron Widow assume delle caratteristiche che ci rimandano immediatamente alla tradizione cinese. Abiti, simbolismi, religione, attitudini culturali sono descritte come strettamente legate alla Cina del “nostro mondo” ed è forse lei la primaria vittima della denuncia che l’autrice si prefigge di scagliare. La Huaxia è una civiltà in cui la propaganda politica, lo sfruttamento dei mass media e la mitizzazione della cultura tradizionale sono alle basi della sua fondazione. Chiunque può assistere alle battaglie tra Crisalidi e Hundun attraverso lo schermo di un tablet, su cui vengono trasmesse in diretta streaming; i piloti sono eroi della patria e, nonostante le concubine siano carne da macello, ogni ragazza desidera stare al loro fianco in una Crisalide, convinte da un continuo bombardamento mediatico che ognuna di loro abbia il potenziale per resistere alla battaglia e diventare così un Abbinamento Equilibrato insieme al proprio copilota.
Nel romanzo viene ampiamente approfondito il tema della manipolazione mediatica, di cui le donne spesso sono le prime vittime all’interno di una società che le obbliga a ruoli ben precisi, che impedisce loro di coltivare aspirazioni che siano diverse da quelle che il mondo ha già irremovibilmente deciso. Le donne desiderano così più di ogni altra cosa essere mogli, madri o concubine: tutto il resto non ha importanza, perché tutto il resto, per loro, semplicemente non esiste. Eppure questa convinzione è retta su bugie che vengono continuamente trasmesse mediante social e programmi TV. Cosa succederebbe se il velo venisse sollevato? Cosa accadrebbe se, da un momento all’altro, ogni donna assoggettata alla violenza di un sistema patriarcale si rendesse conto che la propria debolezza è fittizia, derivata solo dalle parole menzognere di un uomo?
Da anni, dopo la caduta del governo di Mao Zedong, il quale aveva reso l’emancipazione femminile una tappa fondamentale del suo programma politico, la Cina ha abbandonato i progetti per la parità di genere, i quali sono diventati meri slogan, presto sostituiti da un ritorno ad una visione tradizionalmente patriarcale della società. I mass media cinesi, sorretti dalla stessa Federazione Nazionale Delle Donne Cinesi, hanno addirittura spinto per la diffusione del termine “donne-avanzo”, inizialmente di uso gergale. Le “donne-avanzo” sono tutte quelle donne che, nei contesti urbani, hanno un lavoro proprio e sono rimaste single ad un’età che supera di ventisette anni. La pressione psicologica nei loro confronti è perpetrata innanzitutto da amici e parenti, poi anche dall’intero sistema politico e culturale, che vede la mancanza di mogli come un grave danno alla stabilità sociale del Paese. Secondo alcuni studi, infatti, in Cina è stato registrato che un uomo non maritato è soggetto ad un più alto rischio di diventare un criminale: alle donne viene allora richiesto di mettere in secondo piano le proprie aspirazioni lavorative e la loro libertà di scelta per diventare mogli.
Un’altra causa dell’attuale disparità di genere in Cina è la politica del figlio unico messa in atto dal Partito nel 1979 (ora abolita): la popolazione maschile al di sotto dei trent’anni super quella femminile della stessa fascia d’età di circa 20 milioni di persone; questo significa che molti più uomini rischiano di non trovare una moglie e di sentirsi minacciati da una crescente quantità di donne sempre più istruite e qualificate. Il concetto di “donna emancipata”, sostituto dal ben più dispregiativo termine di “donna-avanzo”, è difficilmente sostenuto dagli uomini in cerca di moglie, che sentono su di sé ancora il dovere di sobbarcarsi da soli il peso dell’economia familiare. Sono così sempre più richiese donne con una scarsa istruzione, più manipolabili e facilmente assoggettabili al ruolo economicamente e politicamente sterile di mogli.
Quando la fantascienza diventa metafora sociale
Iron Widow si carica di ampi e possenti messaggi riguardanti la disparità di genere, ma coglie al balzo l’occasione di essere un romanzo fantascientifico per mettere in luce tanti altri aspetti sociali, certamente più marginali, ma che assumono un ruolo fondamentale nella rotondità del volume. La discriminazione sociale e lo sfruttamento della scarsa possibilità d’istruzione per le famiglie più povere sono certamente elementi fondamentali per la piena comprensione della storia di Zetian, che per tutta la vita è stata costretta dalla famiglia umile a seguire regole rigide riguardo la sua sessualità, la gestione del suo corpo e del suo pensiero, per poi essere gettata in pasto ad un sistema in cui tutto ciò che conta per la sopravvivenza di una donna è proprio essere pronte a consumare un rapporto e a sostenere un carico mentale immenso. Come bestie al macello, le ragazze più umili sono le prime ad essere selezionate per diventare concubine. Ragazze, che da sempre sono addestrate al non-pensiero, vengono gettate in pasto ad una battaglia in cui è proprio la forza mentale l’unica cosa capace di tenerle in vita. Un sacrificio immondo, utile solo a far rimanere stabile un sistema che altrimenti assumerebbe un altro tipo di controllo, molto più spaventoso per gli uomini, molto più giusto per le donne.
Altra tematica fondamentale, anche se apparentemente solo di sfondo, è quella del rapporto tra creature aliene e esseri umani. Cosa succede quando l’intera umanità deve schierarsi contro un solo nemico e invece decide egoisticamente di combattere continue guerre interne? Cosa succede quando il bene superiore viene sacrificato in nome di un sistema crudele, che deve mantenere il suo stato sovrano ad ogni costo? L’unione fa la forza, ma come può questo concetto resistere in un mondo in cui l’egocentrismo dell’uomo supera ogni altro valore? Le stesse domande non sono così lontane dalla nostra contemporaneità: ogni giorno centinaia e centinaia di industrie pugnalano il Pianeta Terra, incuranti della sua salvaguardia, pur di mettere in tasca l’ennesimo milione. Il “nemico” contro cui tutti gli esseri umani dovrebbero schierarsi è il cambiamento climatico, il quale, nel giro di mezzo secolo, potrebbe trasformarsi in una situazione irreversibile; eppure, mettere da parte i propri interessi personali è sempre un sacrificio troppo grande per noi, che del prossimo ce ne infischiamo e che ciecamente pensiamo di non appartenere a quel “tutti” che invece costituisce la popolazione mondiale. Di cui noi facciamo malauguratamente parte.
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Poliamore: amore non convenzionale troppo poco spesso affrontato?
Nel romanzo assistiamo alla nascita di una relazione poliamorosa, tipo di romanticismo a cui spesso non siamo abituati e che raramente ci viene mostrato su pagina o su schermo. Le relazioni poliamorose esistono da sempre e troppe poche volte vengono accettate o comprese da un sistema patriarcale, che spesso e volentieri concepisce la donna come un soggetto privo di una sessualità propria e autogestita. Il mito dell’harem, in cui un uomo si circonda di tutte le donne che desidera, viene confuso con questa forma relazionale ben più complessa, che concepisce l’amore come un sentimento consensualmente aperto.
Senza forzature troppo stridenti, Iron Widow ci presenta un’amore di questo tipo, abbattendo l’ennesima muraglia convenzionale, mostrandoci il sentimento romantico come un’altra occasione di lotta. Combattere perché le proprie inclinazioni e preferenze sessuali vengano rispettate, perché l’uso del nostro corpo e del nostro cuore venga rispettato, non dovrebbe essere necessario, ma in molte parti del mondo lo è: mostrare tutte le possibilità relazionali e sentimentali al grande pubblico, senza stereotipi e stigmatizzazioni, è fondamentale per agevolare e sostenere tutte quelle persone che, per amare liberamente, sono costrette a lottare contro un intero sistema culturale pronto a non rispettarle e a ghettizzarle.
Iron Widow è un romanzo nuovo, freschissimo, che merita una chance da parte di tantissimi lettori e lettrici. Non è solo un libro rivolto ad un pubblico adolescente, anzi, al suo interno covano concetti immensi su cui c’è da riflettere per tutti. Potente, divertente, doloroso e commovente, valuto quest’opera come pienamente riuscita, in grado di dirci tantissimo in un contenuto numero di pagine, di trasmettere una miriade di emozioni tramite una scrittura assolutamente pulita da raffineria. Non è un romanzo che strizza l’occhio all’operazione di marketing che spesso il femminismo è portato ad essere; non è una storia di stereotipi; non è un libro “da femmine”: è un grido di protesta che non domanda scusa, che non supplica alcun tipo di approvazione e che non si sobbarca di pretese. Xiran Jay Zhao è una voce fuori dal coro che sono stata felicissima di ascoltare e che non vedo l’ora di udire di nuovo.