Bao Publishing porta in Italia Isola, il fumetto di Brenden Fletcher e Karl Kerschl, perché anche il fantasy classico può raccontare nuove storie
Una nuova geografia, un nuovo pantheon, un nuovo sistema magico che si intreccia alla realtà. Quali sono gli ingredienti per costruire un fumetto fantasy? Brendan Fletcher e Karl Kerschl danno lezione con Isola, saga inaugurata nell’aprile 2018 e pubblicata in Italia da Bao a partire dal 4 giugno 2020. Il primo volume, attualmente disponibile in fumetteria, è un assaggio, un’introduzione, che svela alcuni elementi chiave del fumetto, senza però dire tutto. Il risultato è una trappola per il lettore, che vorrà senz’altro saperne di più.
Come si compone l’universo di Isola?
Un soldato senza identità sta scortando una tigre attraverso una foresta. I pericoli sono dietro l’angolo, e – anzi – si abbattono immediatamente sui due viaggiatori. Le prime battute sono sorprendenti e raccontano una storia inaspettata: quella tigre dall’aspetto fiero altri non è che la regina Olwyn e il soldato è la guardia reale Rook, una ragazza. Tra le due è visibile un legame potente, che va al di là dell’essere sovrana e scorta, una passione, un rispetto, un’adorazione (da parte di Rook verso Olwyn) che trascendono i ruoli.
Il loro vagare tra terre inospitali ha un unico scopo: raggiungere Isola. In questa terra mitologica, una sorta di al di là, Olwyn potrà venire a capo della maledizione che l’ha resa una tigre e recuperare le sue sembianze umane. O, almeno, questo è il piano.
Il tema della quest, la ricerca da parte dell’eroe, è uno dei più comuni del genere epico (prima) e fantasy (dopo), scritto e riscritto in diverse occasioni. Quello che contraddistingue un buon fantasy, però, è la creazione di un universo credibile o quanto meno accattivante, dove il pubblico riesca a sentirsi coinvolto. Come fare a ravvivare un genere che da sempre lavora sulle stesse dinamiche e gli stessi temi?
Gli autori di Isola, forti dell’esperienza sulle testate DC Comics, (e scalpitanti all’idea di raccontare una storia tutta loro) danno vita a un universo nuovo, che trae ispirazione non tanto dalle culture del nord Europa (niente fate, nani ed elfi, insomma), ma da suggestioni asiatiche e africane. Tra sciamani e samurai, Fletcher e Kerschl descrivono un mondo compromesso dall’anarchia, dove però la natura e i suoi abitanti conservano uno status sacro.
Isola esprime tutto il potenziale del medium fumetto
Per raccontare una trama volutamente fumosa (se si rivelasse tutto subito, che gusto ci sarebbe?) Karl Kerschl chiama a raccolta tutto il suo talento artistico e mette su carta tavole di straordinaria bellezza. Si apprezza lo stile a linea chiara del disegnatore, d’ispirazione vagamente disneyana; ottimo – inoltre – il design della tigre Olwyn che – con una semplice variazione di colori sul manto naturale – diventa memorabile. Bella anche la femminilità di Rook, asciutta, talvolta nascosta sotto l’armatura e il suo ruolo: eppure, è chiara la sua vulnerabilità, anche se tanto in contrasto la sua forza fisica.
La palette di colori è in grado di trasportarci immediatamente da un mondo all’altro. Msassyk sceglie una palette acquerellata per rendere l’atmosfera sospesa e onirica di Isola, privilegiando le tinte fredde e livide quando si tratta di descrivere le situazioni più pericolose. Inoltre, quando si scende nelle viscere della terra, la cromia invece omaggia proprio le tinte naturali, spostandosi sulla gamma dei verdi e dei bruni.
Per quel che riguarda l’estetica dei personaggi, oltre alla già citata linea chiara disneyana va sottolineata la cura di Kerschl nella resa del mondo animale. Narrativamente parlando, la fauna ricopre un ruolo importantissimo, sia nell’identità celata dei personaggi principali (oltre la regina Olwyn anche suo fratello), ma anche negli spiriti divini che attraversano i boschi. Qui il disegnatore compie un meraviglioso ritorno alle origini: dopo aver dichiarato di rifarsi alle forme naturali anche nel design dei personaggi DC, finalmente ha l’occasione di attingere alla fonte della sua ispirazione e di raggiungere il suo apice stilistico.
In conclusione
Pur essendo fuori discussione la qualità di Isola, questo fumetto non ha la carica innovativa di altri titoli che giocano col genere fantasy (tra tutti, Saga). In effetti, si muove nei ranghi del classico portando novità all’interno di uno schema ben rodato. Ma, più che alla novità in quanto tale, il fumetto Isola punta al fascino e questo gli riesce benissimo. Lo apprezzeranno non solo i seguaci dei mondi fantastici, ma anche chi legge tutt’altro genere, se non altro, per la bellezza delle tavole e dei personaggi.
Degno di nota: il rapporto omosessuale tra le due protagoniste è raccontato con una tale serenità, da non diventare simbolo di nulla. Questo è positivo: è segnale che tutti i generi di relazioni hanno il loro spazio narrativo senza diventare tema di per sé. Il cavaliere è una donna, ma in un mondo in cui questo è assolutamente normale. Forse è questo l’aspetto più fantastico di tutto il fumetto: un matriarcato che non necessita di rivendicazioni, ma che si pone gli stessi obiettivi di ogni altro sistema a carattere maschile.