Si può avere paura di qualcosa che non capisci?
Strano film questo It Follows, strano ma sicuramente originale, a modo suo. L’ultima opera del giovane regista David Robert Mitchell infatti sfugge a più di un’etichetta. Sebbene saremmo tendenzialmente portati ad inquadrarlo come un horror classico, ci renderemo ben presto conto che la sua natura è molto più ambigua di così. Da questo punto di vista mi ha ricordato Babadook (di Jennifer Kent, 2014), e questa di per se non è certo una cattiva premessa.
It Follows ci racconta della diciannovenne Jay, una ragazza sveglia e spigliata. Jay ha una vita semplice, un paio di amici del cuore, una sorella molto complice, e si frequenta con un ragazzo di nome Hugh. In seguito ad un rapporto sessuale con quest’ultimo, Jay comincia a sprofondare in una vita da incubo, minacciata da una strana entità che pare legata in qualche modo allo stesso atto sessuale. È molto difficile approfondire la trama del film perché nell’interpretazione di ogni avvenimento su schermo sta un po’ il succo del film, che prende una direzione molto meno diretta di quello che potrebbe sembrare e che anticiparvi o esplicarvi in qualche modo a parole significa sostanzialmente rovinarvi buona parte dell’esperienza. Cosa che non mi va di fare visto e considerato che parliamo di una visione sostanzialmente consigliata.
Fatto sta che la nostra Jay comincia ad essere seguita da non si sa bene cosa o chi. Una volta una donna, una volta un bambino, una volta forse solo dalla sua immaginazione. Lei sa solo che questa entità killer vuole ucciderla e può prendere le sembianze di chiunque, anche dei suoi cari, e ce ne si può liberare solo facendo sesso con un’altra persona. A quel punto il partner dovrebbe diventare la nuova vittima del misterioso killer etereo.
Il contesto di It Follows è convulso e surreale volutamente, e non permette di mettere a fuoco mai esattamente cosa succede sullo schermo. La vera minaccia di Jay paiono la paranoia e l’angoscia stesse, veicolate nel film con scene che si rifanno ai cannoni dell’horror classico, con molti momenti di suspance in cui noi, insieme alla protagonista, percepiamo la minaccia, ma consci della sua “indeterminatezza”, aguzziamo la vista su ogni elemento inquadrato, ogni persona di passaggio, cercando di capire se il pericolo si paleserà in qualcosa di reale o meno. Il tutto è coadiuvato da un accompagnamento audio davvero importante nelle scelte stilistiche di MItchell. Il sonoro è tutto in questo film. Lunghe sequenze di note sferzanti, ridondanti e quasi fastidiose accrescono la tensione fino al limite nei momenti clou e descrivono lo stato confusionario dei protagonisti con efficacia. Dal punto di vista tecnico il film è sicuramente ben fatto, con questa fotografia naturalista, una regia ordinata e leggibile, e un cast di adolescenti davvero adorabile.
Gli amici di Jay sono tratteggiati infatti in maniera morbida e moderata nella loro caratterizzazione, sono davvero “reali” e ben scritti e sono molto complici di Jay, ne condividono subito i drammi e insieme cercano di risolvere la situazione come meglio ritengono le loro fresche e ancora innocenti menti. Perché probabilmente al di là della sua apparenza da teen horror, il film parla sostanzialmente di questo, di adolescenza, della vacuità di certi rapporti e di certe dinamiche giovanili odierne e delle loro conseguenze psicologiche, della debolezza dell’animo umano in giovane età, forse condannando in qualche modo come viene vissuta la sessualità nella società moderna. Il simbolismo di It Follows è forte e ad ampio spettro, forse pure troppo, e nonostante siano evidenti gli intenti del regista, sembra quasi che alla fine non si riesca a centrare perfettamente il cuore della questione. Eppure, in modo pacato, riesce a trasmetterti l’ineluttabile malinconia del suo messaggio. Sarà quindi un po’ goffo nel linguaggio, ma la sostanza e l’anima di It Follows lo elevano sicuramente sopra la media dei film di genere.