Durante la lecture degli IVIPRO Days, il writer di 11 bit studios Wojciech Setlak spiega la filosofia che ha portato allo sviluppo di This War of Mine e Frostpunk
Basta stereotipi. Questo è uno dei concetti su cui si è basata la lecture degli IVIPRO Days tenuta da Wojciech Setlak, writer presso 11 bit studios. Il team polacco è diventato noto nel panorama videoludico per This War of Mine, titolo survival uscito nel 2014 che racconta l’assedio di Sarajevo, cominciato nel 1992 e conclusosi solo nel 1995. La rivoluzione attuata dal titolo di 11 bit studios sta nel calare giocatrici e giocatori all’interno di un contesto bellico nei panni di civili sopravvissuti, non di militari. Del resto, in guerra, non tutti sono soldati.
This War of Mine ce lo ricorda spesso tramite i murales, i veloci scambi di dialogo tra i personaggi, i loro diari. Da persona comune, sopravvivere ai cecchini appostati sui tetti, alle intemperie, alle malattie, alla fame e agli assalti di altri disperati non è semplice, anzi, non è detto che riesca. Dipende molto anche dai compromessi che si è disposti ad accettare pur di sopravvivere. Fino a quando poi? Finirà mai la guerra? Le meccaniche di This War of Mine funzionano in modo tale da far rivivere in chi gioca queste sensazioni di incertezza, oppressione e disagio.
Lo scopo di 11 bit studios e della stessa scrittura di Setlak è quello di avvicinare i videogiochi alla realtà, trasportare giocatrici e giocatori non in mondi di fantasia in cui sentirsi invincibili, ma in contesti veri, crudi, tremendamente concreti. Ecco quindi che in This War of Mine non si gioisce per avere ucciso qualcuno e aver preso le sue provviste, ma si resta col senso di colpa per molto tempo, grazie all’immediata immersione ed empatia nel e col mondo di gioco.
Una reinterpretazione della guerra rivoluzionaria, soprattutto se si pensano agli sparatutto bellici, anche distopici, come accade con The Division 2, che tendono invece a spettacolarizzare lo scontro, a trattarlo come puro intrattenimento quando non lo è, diffondendo immaginari negativi. Setlak e i suoi colleghi di 11 bit studios sono riusciti a creare un qualcosa che andasse oltre gli stereotipi e le standardizzazioni, considerato il peso che oramai hanno i videogiochi nella cultura di massa contemporanea.
La filosofia che ha portato allo sviluppo e all’uscita di This War of Mine è quindi rivolta al futuro, ai messaggi assorbiti dalla community di giocatrici e giocatori. La frase chiave, per Setlak, è “writing with foresight”, cioè scrivere e creare pensando già al futuro. Questo perché nell’opinione dello sceneggiatore i videogiochi sono contenitori di messaggi e valori che stuzzicano il pensiero critico in chi gioca riguardo al mondo in cui vive. E ciò si forma quando la morale di giocatrici e giocatori viene messa in dubbio attraverso dinamiche tratte dalla realtà. This War of Mine lo fa costantemente, rendendo universale la paura della guerra.
Di conseguenza, il titolo è avanguardista non per chissà quale prestazione tecnica o grafica, ma per la rivoluzione rappresentativa e contenutistica che fa. I tratti caratteristici di This War of Mine (che nell’espansione Little Ones inserisce i bambini tra i sopravvissuti) vengono ulteriormente estesi in Frostpunk. Uscito nel 2018, è un survival ambientato in una città post-apocalittica, la sola al mondo ad essere sopravvissuta.
In questo caso i dilemmi morali non riguardano i singoli, ma l’intera comunità, dato che si deve tenere conto delle infrastrutture, del progresso, della sopravvivenza collettiva. Bisogna allora ragionare se accettare la diffusione di culti religiosi o consentire il lavoro minorile per una maggiore quantità di risorse, e molto altro ancora. In tutti questi casi, la domanda più frequenta resta uguale a This War of Mine: quali compromessi si è disposti ad accettare? Pur operando all’interno di un mondo di fantasia, Frostpunk porta a galla tematiche e questioni che riguardano noi individui come membri della società contemporanea.
Quanto riportato sinora, tratto dalla preziosa lecture di Wojciech Setlak, rende evidente il peso che il videogioco ha acquisito come espressione culturale. Tant’è che, nel caso di This War of Mine, il titolo è stato inserito nel programma didattico nelle scuole in Polonia come lettura educativa. Un enorme passo avanti compiuto dal medium, che resta ancora chiuso all’interno di una sfera conservatrice, ma dimostra sempre più spesso le capacità di potere essere un potente mezzo attraverso cui le persone – in questo caso sviluppatori e utenti – dialogano e si arricchiscono.
Ciò non è ancora evidente agli occhi di molti, anche all’interno dei team di sviluppi stessi. Occorre capire che quando si crea un’opera si diffondono degli ideali che vengono assorbiti da chi poi ne fruisce. Ecco perché i videogiochi devono andare oltre i luoghi comuni, stravolgere gli standard, uscire dalla comfort-zone degli stereotipi e delle strutture assodate.