Abbiamo avuto l’occasione di porre qualche domanda al regista che ha dato vita a pellicole come Juno, Young Adult e Tra la nuvole. L’autore è ospite della 36esima edizione del Torino Film Festival per presentare il suo ultimo film (The Front Runner – Il vizio del potere) con protagonista Hugh Jackman nei panni di Gary Hart, ovvero, come intitolato dalle tag-line del film, “il più grande Presidente mai eletto”.
Come si riesce a raccontare una storia sulla politica in questo periodo storico così volubile?
Uno dei co-sceneggiatori del film è Jay Carson, che è stato corrispondente del New York Times, nonché addetto stampa di Hillary Clinton. Queste sue esperienze lavorative credo siano state utilissime nel processo di scrittura. Basti pensare che, mentre preparavamo lo script, Obama era Presidente degli Stati Uniti, mentre durante le riprese, alla Casa Bianca abitava già Donald Trump e stava nascendo inoltre il movimento #metoo, al quale il film senza dubbio è in parte collegato.
Cosa ha portato lo scandalo che ha stroncato la corsa alla presidenza di Gary Hart all’attualità?
Non credo di essere la persona più corretta per parlarne, in quanto non sono un politico, ma sicuramente la situazione creata ha provocato una grande avversione del governo nei confronti della stampa, la quale viene considerata quasi un vero e proprio nemico dello Stato. Inoltre, per vedere il risultato di questo evento sull’America di oggi, basti guardare come nei giornali anche più rinomati le notizie politiche siano affiancate al gossip, dando ad entrambi lo stesso livello di importanza.
Lo scandalo di Gary Hart ha coinvolto anche due donne a lui molto vicine, ovvero sua moglie e Donna Rice, la donna con cui avrebbe commesso adulterio. In che quantità, rispetto ad Hart, subiscono la tempesta mediatica scatenatasi dallo scandalo?
Non penso che da voi in Italia Gary Hart sia un personaggio molto conosciuto. Negli Stati Uniti, infatti, se chiedessi ai cittadini chi è Gary Hart, a tutti verrebbe in mente lo scandalo del “Monkey Business” (termine in gergo che significa ‘affari sporchi’, oltre che nome della nave dove avvenivano i festini a cui il politico partecipava, Ndr), ma in realtà Gary Hart aveva anche buoni ideali, come la volontà di non far dipendere più gli Stati Uniti dal Medio Oriente per la questione petrolio o la sua idea rivoluzionaria di diffondere i computer anche all’interno degli edifici scolastici. Tuttavia, il peso portato sulle spalle dalle due donne è nettamente superiore: chiunque parli di Donna Rice non la considera nemmeno un essere umano, arrivando quasi a oggettivarla completamente. Anche la moglie, solitamente molto riservata, ha visto violata in maniera inaudita la sua privacy.
Ha subito pensato a Hugh Jackman per il ruolo?
Assolutamente. La mia scelta è ricaduta subito su di lui perché, oltre alla sua somiglianza con Gary Hart, è anche una
grande star del cinema. Mi è piaciuto moltissimo in The Greatest Showman. Possiede una capacità straordinaria di uscire dallo schermo, afferrare lo spettatore e portarlo all’interno del film.