Jingle Jangle: Un’avventura natalizia insegna che, nella vita, bisogna sempre credere
Ogni film ha il proprio obiettivo da raggiungere. Può trattarsi di un segreto da svelare, di un dramma con cui lo spettatore può lasciarsi andare o una commedia che vuole far ridere così tanto il proprio pubblico da fargli ricordare ogni volta di quando stava quasi per cadere dalla sedia a testa in giù. Per le opere a tema natalizio, lo scopo sembra alquanto ovvio.
Come tutte quelle storie che in cui sono i desideri a dover essere soddisfatti, in quel clima magico che solo un periodo come quello delle feste invernali può suscitare, l’obiettivo dei lungometraggi di Natale è quello di diventare istantaneamente uno dei classici della tradizione cinematografica popolare, non sostituendo capolavori o racconti ormai inossidabili nel tempo, ma affiancandoli per riempire ancora di più il grande libro delle storie natalizie.
Nel giro soltanto di due stagioni consecutive, Netflix è riuscita nell’impresa di incollare sulle pagine della tradizione più attesa dell’anno il proprio marchio, portando come dono racconti e personaggi già fondamentali per le narrazioni festivaliere, la cui risonanza celebrativa forse potremo riscontrarla meglio tra diversi anni, ma che per ora riconoscono in questa coppia di lungometraggi lo spirito giusto con cui presentarsi.
Se nel 2019 era la sorpresa d’animazione Klaus – I segreti del Natale ad emozionare con l’insolita fotografia di un aspirante distributore di regali che, partendo dalle letterine consegnate per posta, finiva per ritrovarsi di fronte alla perdita e alla rinascita di un barbuto Babbo Natale, nel 2020 è su tutt’altro genere di missione che si basa il nuovo film originale Netflix.
Collocandosi tra le fila del musical, in un canto di Natale che viene rivissuto di fronte al fuoco caldo di una casa amorevole, Jingle Jangle: Un’avventura natalizia si avvale di ogni singolo elemento necessario per fare in modo di diventare dal primo momento un nuovo titolo imprescindibile con cui trascorrere le giornate di festa.
Jingle Jangle: Un’avventura natalizia e la storia dell’inventore Jeronicus Jangle
Un’opera che non solamente ha l’animo e il carattere giusto, ma si arricchisce di componenti che affiancano il sentimento di giocosità che si manifesta come la spinta con cui il film va avanti fino alla sua fine, con compartimenti scenografici e stilistici che ne fanno la differenza, nell’eccentricità della propria natura.
È il mestiere dell’inventore quello che veste il protagonista Jeronicus Jangle (Forest Whitaker), il cui genio viene però spento quando il suo fido assistente Gustafson (Keegan-Michael Key) gli sottrarrà non solo il giocattolo che avrebbe potuto cambiare la sua vita, ma l’intero libro dove erano racchiuse tutte le sue idee.
Una perdita a cui va seguendo la morte dell’adorata moglie e l’allontanamento dell’amata figlia, completatasi con la sostituzione del suo negozio di giocattoli in un trascurato banco dei pegni. Ma le cose per Jeronicus stanno per cambiare, visto l’arrivo nella sua vita della curiosa e, a quanto pare dotatissima, nipote Journey (Madalen Mills), giovane inventrice lei stessa, che ricorderà al nonno che l’equazione più potente è quella del saper credere.
La parola chiave è: credere
Nonostante la grandissima attinenza con i soliti racconti delle feste, Jingle Jangle: Un’avventura natalizia esula leggermente dai canoni del Natale che incentrano prettamente la propria narrazione sul potere del 25 dicembre e tutte le meraviglie che può riservare.
Ciò su cui più va piroettando il film scritto e diretto da David E. Talbert – vero habitué del Natale, visto i precedenti A Meyers Christmas (2016) e El Camino Christmas (2017) – sono le logiche della possibilità e gli algoritmi della spettacolarità, tutti indirizzati nella riscoperta di quella fantasia per troppo tempo sopita e in cui bisognava solamente saper avere nuovamente fiducia.
Credere è la parola che riaccende i giocattoli del negozio impolverato dell’inventore deluso. Credere è ciò che una giovane ragazzina chiede al proprio nonno per poter condividere, finalmente, quelle fantasticherie che si è in grado di realizzare.
Fondendo musiche e canzoni alla più semplice delle strutture del racconto, utilizzando il Natale come pretesto per uno sfondo fatto di battaglie a palle di neve e ghirigori con cui addobbare le strade, Jingle Jangle: Un’avventura natalizia è già classico tradizionale perché sceglie i più tradizionali dei temi con cui riscoprire l’incanto presente in noi stessi e quello nascosto nel profondo degli altri.
Il tocco di John Legend nelle musiche di Jingle Jangle: Un’avventura natalizia
Un musical in cui il riuscire a guardare ancora una volta al magnifico si esprime nelle energiche coreografie che molto hanno a che fare con i passi irresistibili di The Greatest Showman, danzate sulle note delle inedite canzoni il cui tocco d’artista è quello di John Legend, su colonna sonora di John Debney.
Quando la simmetria e la sincronia si incontrano e il teatrale prende il sopravvento per rendere anche ciò che è inanimato qualcosa di luminoso e vivo, ecco che futuri classici come Jingle Jangle: Un’avventura natalizia riescono a conquistare il proprio obiettivo, pur nella loro – non certo dal punto di vista produttivo e tecnico – semplicità.
Un film a cui ci si può abbandonare solo se si è disposti a farlo, riuscendo così a volare con i suoi personaggi, divertendosi insieme.