Abbiamo avuto il piacere di incontrare Johnny Depp all’ultima edizione del Alice nella città. Sia per la presentazione del suo nuovo progetto animato Puffins, sia per una Masterclass serale dove ha potuto tastare, per l’ennesima volta, tutto l’amore dei suoi fan
Dopo un periodo burrascoso, Johnny Depp sta pian piano tornando a fare quello che gli piace: cinema e arte. L’intrattenimento ha cambiato il modo di porsi davanti ad un nuovo progetto, ma l’amore del pubblico non si è sopito. Di seguito troverete un sunto delle parole dell’attore pronunciate, senza filtri, durante la giornata passata tra giornalisti, appassionati e addetti ai lavori.
Dopo un incessante standing ovation da parte dei fan, una volta entrato nell’Auditorium, e numerosissimi messaggi di amore, Johnny Depp ha potuto ringraziare più volte il pubblico per il suo calore.
Lo percepisci? Come ci si sente?
Per un attore non notare l’amore dei propri fan sarebbe una cosa abbastanza sciocca. Io sono qui per loro e grazie a loro. Quando mi sono posto l’idea di voler iniziare questa carriera volevo fare qualcosa di diverso.
I film che spesso vengono realizzati ad Hollywood seguono una struttura classica, però poi sono cose molto standard, io quello che voglio realizzare sono film e opere frutto della creatività e dell’arte. Voglio che facciano sognare e permettano ai fan di porsi delle domande.
Dopo la proiezione del primo episodio di Puffins Johnny Depp ha avuto modo di parlare del suo ultimo progetto.
Abbiamo sentito che all’interno del cartone c’è una lingua totalmente nuova e diversa. Com’è nata?
La sfida che c’è stata nel trovare questo nuovo linguaggio è stata assolutamente interessante. Volevo trovare un modo per capire quale suono potesse catturare l’attenzione di un bambino piccolo. Così ho fatto numerose ricerche e ho indagato un po’. I bambini possono essere attratti da numerosi suoni come “iiih, oooh, zuuu” o altre immagini. Chi di voi è genitore avrà capito a cosa mi riferisco. Quelle sere in cui scruti nell’oscurità il tuo animo (ride) per poter comprendere cosa dire al proprio figlio. Ecco è nato così il linguaggio che uso dentro Puffins.
In ogni puntata di Puffins c’è un messaggio sociale che provi e vuoi veicolare al pubblico.
Quando ho creato Capitan Jack Sparrow… Ne avete sentito parlare?
E per tutti gli altri personaggi, provi sempre a cercare quelle caratteristiche fondamentali che ti attirano, ti interessano e vuoi rappresentare. Questo è capitato anche con questo personaggio di Puffins. Non avere un linguaggio permette di avere molti modi diversi per poter trasferire un messaggio positivo agli spettatori. Quando ero ragazzino, quello che trasmetteva la TV, era la guerra in Vietnam, non c’erano messaggi positivi. Oggigiorno, per fortuna, mi è stato dato modo di poter parlare alle persone con i miei personaggi e con Puffins era quello che volevo fare. Comunicare qualcosa di bello e semplice ai più piccoli.
Ogni tuo film, ogni tuo ruolo, ogni tuo personaggio, riconduce all’infanzia, alla voglia di essere incantati, di voler sognare. Pensi che aver interpretato simili ruoli ti abbia posto in relazione con il tuo “io” bambino e sognatore?
Assolutamente sì, anche perché credo che questo sia un desiderio importante per tutti. Delle volte l’infanzia non ti lascia questo senso di sicurezza, e lo devi andare a ricerca altrove. Io voglio provare a cercare ad emozionare il prossimo, altrimenti mi dovrei rinchiudere in una stanza vuota e buia senza dare nulla agli altri.
I tempi e i modi per fare cinema sono cambiati. In questi anni anche il modo di Johnny Depp di fare e approcciarsi a questo mestiere si è modificato?
Il mio modo di avvicinare e approcciarsi ai personaggi non è mai cambiato. Le scelte che io ho fatto all’epoca erano scelte che ho voluto e che ho ritenuto importanti fare, ma le cose più significative sono quelle che ho rifiutato. Quando gli agenti e i produttori mi dicevano incessantemente “fallo!” e poi si vedevano sfuggire i soldi da sotto il naso a causa del mio rifiuto. La cosa per me non aveva senso, come puoi pretendere che accetti un ruolo e debba per forza dire una cosa e non un’altra? Poi è arrivato Capitan Jack Sparrow e grazie a lui mi sono infiltrato nel territorio nemico: la Disney.
Sono riuscito a impormi a Hollywood con un personaggio che volevo io, che avevo studiato io e che ha vissuto grazie a voi, al vostro amore e supporto.
Prima di crearlo avevo passato anni, con mia figlia, a guardare cartoni animati. Stando sul divano mi chiedevo sempre “Perché non posso creare un personaggio come Bugs Bunny o Willie il coyote anche io? Uno senza età e che possa piacere a tutti rimanendo nel loro immaginario?” Quando guardi i cartoni credi a quello che succede, c’è la sospensione dell’incredulità. È così che è nato Jack, ho interpretato un personaggio un po’ da cartone animato, allargando dei parametri che fino ad all’ora erano molto stretti.
In seguito sono arrivate alcune domande dal pubblico per Johnny Depp, realizzate da giovani fortunati fan.
Cosa consiglieresti a un giovane che sogna di diventare attore? Ci sono segreti nella preparazione di un personaggio?
Tutti quanti mettono in conto di dover fare qualcosa di diverso dal proprio “io” per poter arrivare nel mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento. Lì non c’è umanità, c’è vergogna.
Quello che cambia è l’interesse specifico che si ha nell’imparare il “mestiere” della recitazione, ed è un termine che odio. Per me la cosa fondamentale è eliminare la paura. La paura è un bagaglio che ci portiamo dietro, ognuno di noi, e veniamo forgiati e influenzati dagli altri, ma non dovete soccombere. Dovete mantenere i vostri sogni, veri, nelle giuste circostanze. Dovete inseguire i vostri sogni e preservare quello che siete realmente, il vostro amore per la recitazione e per l’arte. Ascoltate sempre chi ha molta più esperienza di voi e che ha vissuto sulla propria pelle queste esperienze. Sono convito, oltretutto, che ognuno di voi abbia dentro di sé la risposta corretta per le domande che nascono in situazioni simili.
Puoi raccontarci qualcosa riguardo le tue esperienze con gli Hollywood Vampires?
Sto passando un periodo tutt’altro che felice, e provo a portarmi dietro tutti quegli attimi che mi regalano amore e donano le emozioni della gente. Uno dei miei ricordi più belli riguarda proprio un concerto realizzato qui in Italia a Lucca. Ricordo la gentilezza del pubblico, e l’amore per la musica e la voglia di libertà e genuinità.
Hai realizzato numerosissimi personaggi durante la tua carriera, ma qual è quello al quale sei maggiormente legato?
Uno non dovrebbe mordere la mano che gli dona da mangiare, ma, agli inizi, avevo realizzato un contratto di 7 anni per una serie TV. Dopo un po’ il rapporto mi stava soffocando, e ho iniziato a fare di tutto per essere licenziato. Ero diventato un prodotto da essere sfruttato e venduto. In questo mondo è difficile, ma, dopo essere finito accidentalmente in carcere, ce l’ho fatta. Mi ero liberato. Volevo essere me stesso e poter fare quello che mi piaceva.
Dopo questo continuavano a offrirmi sceneggiature e copioni tutti uguali e io continuavo a rifiutarli. Io volevo fare l’attore secondo il mio pensiero creativo, altrimenti avrei fatto qualsiasi altro mestiere. Finalmente, dopo tanto tempo, mi è arrivata l’offerta per Cry Baby e lì ho avuto l’opportunità per mettere un piede in un terreno solido e di questo ne sono grato. Quello che poi, alla fine, mi ha dato modo ti mettere entrambi i piedi all’interno di questo mondo, dando sfogo alla mia creatività è stato Edward Mani di forbice.
Alla fine della conferenza Johnny Depp ha ricevuto un premio della critica donatogli in quanto uno degli attori più amati d’Italia (indagine effettuata attraverso le principali testate del paese).