Ryu Ga Gotoku Studio ci porta di nuovo a Kamurocho con Judgment, un ottimo spin-off di Yakuza
Kamurocho brulica di persone: yakuza, host e hostess, ma anche palazzinari, imprenditori e politici. All’ombra delle enormi insegne al neon che annunciano l’ennesimo locale sexy, l’ennesimo host club o l’ennesima sala giochi esiste un sottobosco di mazzette e losche strette di mano: un mondo che normalmente preferisce l’intimidazione e la violenza controllata alla guerra.
Questa Suburra in seno a Tokyo è stata tratteggiata così bene negli ultimi anni da Nagoshi da essere passata da palcoscenico e teatro a vera protagonista di una delle epopee crime più belle che il videogioco ci ha mai raccontato.
Kamurocho, nella realtà Kobukicho, esiste a prescindere da Kazuma Kyriu e da chiunque abbia mai calpestato i suoi viali o si sia avventurato nei suoi vicoli. Kamurocho è un organismo vivente che ha ospitato nella sua pancia storie e storie, e solo alcune ci sono state raccontate, mentre molte altre aspettano di essere scoperte.
Una nuova storia, ancora una volta tra i neon di Kamurocho
Inserendo il disco di Judgment andiamo proprio ad avviare una di queste storie ancora da raccontare. Takayuki Yagami è stato un avvocato di successo. Nel 2015 difese un ragazzo accusato di omicidio. Tutte le prove puntavano verso la sua colpevolezza, ma nonostante questo Takayoki riuscì a farlo assolvere. Pochi giorni dopo lo stesso ragazzo uccise la sua compagna con diverse coltellate. Il brutale omicidio ricadde sulle spalle di Takayuki, reo di aver permesso che l’omicidio avvenisse facendo assolvere il suo cliente.
Takayuki non prese la cosa benissimo, e abbandonò la professione per diventare un investigatore privato. Si salta in avanti di tre anni, e si arriva nel 2018, dove il gioco effettivamente si svolge. Una serie di efferati omicidi sta colpendo i membri della yakuza, che vengono ritrovati privi di vita e con gli occhi cavati nei vicoli. Da questo nuovo caso iniziano le vicende che Judgment mette in scena lungo una storia di circa 25/30 ore, e che come da tradizione metterà in mezzo tutto lo sporco che abita o gravità attorno Kamurocho: yakuza, politica, polizia e tutti quegli attori che abbiamo iniziato a conoscere e trovare nelle opere di Nagoshi.
Sotto l’aspetto narrativo Judgment non è nulla di diverso da un episodio qualsiasi di Yakuza. La storia è ancora una volta l’elemento centrale dell’opera, e ancora una volta si rivela interessantissima e piena di colpi di scena, con personaggi tratteggiati brillantemente. Contemporaneamente troviamo un grande quantitativo di missioni secondarie, utile a farci conoscere personaggi secondari ma anche a scavare nella cultura giapponese, altro elemento portante dei giochi di Nagoshi.
Se la main quest di Judgment è un fantastico racconto crime, i casi secondari servono a tratteggiare gli abitanti di Kamurocho, a raccontare altre di quelle storie che non aspettano altro che essere esplorate. Come già detto, un aspetto chiave delle opere di Nagoshi è la cultura giapponese, e in Judgment come in Yakuza la troviamo espressa non solo nell’esplorazione della viva Kamurocho, ma anche in tutte quelle storie secondarie che danno consistenza all’opera, permettendoci di sentirci un po’ abitanti di Tokyo e non solo detective privati. Queste due istanze di Judgment rispondo a quella che è l’esigenza di raccontare una storia non soltanto nel suo svolgimento, ma anche e forse soprattutto costruendogli attorno un contesto credibile. Costruendogli intorno Kamurocho, semplicemente.
Non c’era un modo migliore di questo per fare uno spin-off di Yakuza
Questo discorso è applicabile a qualsiasi episodio di Yakuza. È un bene che Ryu Ga Gotoku Studio abbia ripreso questi elementi e li abbia trasportati pari pari in Judgment, perché sono il meglio che Yakuza ha da offrire.
Contemporaneamente però Judgment è un gioco diverso. Judgment è Yakuza alla sua base, ma è anche un investigativo, un gioco molto diverso dagli altri titoli dello studio, di cui però mantiene l’anima. Judgment è un gioco fantastico per chi non si è mai avvicinato a Yakuza, ma anche una novità per chi ha finito tutti i sette episodi delle avventure di Kazuma.
Le differenze fondamentali risiedono nell’introduzione di nuove meccaniche di gioco che vanno ad accostarsi a quelle classiche di Yakuza. Takayuki è un detective, e così sarà necessario pedinare o inseguire criminali e investigare scene del crimine. Non c’è da aspettarsi una particolare complessità – come ad esempio negli Sherlock Holmes o il più recente The Sinking City di Frogwares – tutto è scriptato e può portare solo a un preciso risultato. Queste meccaniche di investigazione vanno però a sovrapporsi a tutto quello che c’è sempre stato in Yakuza, andando a creare un prodotto decisamente più vario, appunto in grado di destare un nuovo interesse in chi si è annoiato dopo sette titoli di ripetere sempre le stesse cose.
Entrando un po’ nel dettaglio, quando siamo chiamati a investigare le scene del crimine l’inquadratura passa in prima persona e c’è da fare un po’ di pixel hunting per cercare di capire con quali elementi dello scenario interagire per concludere l’indagine. Gli inseguimenti invece sono praticamente una sequenza di Quick Time Event che, se eseguiti correttamente, permettono di raggiungere l’obiettivo in fuga. In ultimo, il pedinamento è quello che ci si potrebbe aspettare: seguire un bersaglio senza essere notati fino a destinazione.
Questo come detto si sovrappone a quello che già conosciamo: il sistema di combattimento è estremamente simile a quello a Yakuza, seppure limitato a due soli stili di combattimento, uno utile contro i gruppi e l’altro preferibile contro i singoli. La crescita del personaggio è più semplice, con uno skill tree con molti meno elementi, ma che presenta anche abilità passive per avere vantaggi mangiando o ubriacandosi, oppure per avere semplificazioni in caso di pedinamenti o quando è necessario scassinare serrature. La sensazione è che Ryu Ga Gotoku Studio abbia voluto un po’ snellire alcuni aspetti di Yakuza per poterci poggiare sopra le nuove meccaniche senza appesantire eccessivamente il tutto. Il risultato è effettivamente riuscitissimo, e Judgment risulta estremamente ben bilanciato in tutte le sue parti.
Ancora una volta c’è Virtua Fighter 5! Yey!
E le attività secondarie? Abbiamo già parlato delle missioni secondarie, decisamente interessanti e ben risucite. Ryu Ga Gotoku Studio ci ha abituato però anche a molte, moltissime altre cose da fare per Kamurocho, e Judgment non è da meno. Tornano, ad esempio, Virtua Fighter 5 e moltissimi altri videogiochi classici, così come il baseball e gli ufo catcher. Si aggiungono però le corse con i droni, con un complesso sistema di personalizzazione e potenziamento del proprio giocattolo, e un gioco in VR tipo Gioco dell’oca, francamente non così interessante.
Complessivamente a Kamurocho c’è ancora tantissima roba da fare, in caso si voglia mettere in stand by la missione principale, ma anche in caso si voglia solo cazzeggiare e perdersi in qualche retrogame.
Come abbiamo visto, Judgment è uno spin-off di Yakuza in tutto e per tutto. Anche sforzandomi non riesco a pensare a un modo migliore di questo per variare dai binari tracciati dalla serie principale. Gli elementi che hanno reso Yakuza una serie amatissima ci sono tutti, ma ci sono anche cose nuove, come il cast di personaggi, che rendono Judgment un prodotto fresco per chiunque, a prescindere dal suo rapporto con la serie di Nagoshi. Non giocare a Judgment sarebbe un peccato, perché ancora una volta si tratta di qualcosa di grande sotto qualsiasi aspetto vogliate vederlo.
Speriamo che sia solo il primo di una serie.