L’orgoglio di Mary Saotome è al centro dell’anime spin-off di Kakegurui, ma sembra non bastare
entre Kakegurui XX attende ancora un seguito, a inizio agosto Netflix ha dato il benvenuto a Kakegurui Twin, spin-off che fa da prequel alle eccitanti avventure di Yumeko Jabami. Qui la protagonista è una giovane Mary Saotome, appena approdata all’accademia Hyakkao. Kirari Momobami ha già attuato il suo perverso sistema di scommesse che rende la scuola una simulazione della società giapponese, divisa in vincitori e vinti. I primi dominano sui secondi, annullati del tutto come individui per essere resi bestie al guinzaglio, letteralmente. Non tutti però sono pronti a chinare la testa davanti a questa barbarie: accanto all’agguerrita Mary Saotome vi è Aoi Mibuomi, controverso personaggio che ha dato origine al gruppo Full-Bloom per porre fine al dominio di Kirari Momobami e del suo Consiglio studentesco. Una lotta spietata, combattuta ovviamente a suon di scommesse.
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L’anime di Netflix si distanzia in alcune parti dall’opera di Homura Kawamoto, mangaka che non ha mai rivelato il suo volto, ma l’essenza di Kakegurui Twin resta intatta. Centrale è il carattere indomito di Mary Saotome, sostenuta da due personaggi inediti: Tsuzura Hanatemari e Yukimi Togakushi.
Sicura di sé, sprezzante nei confronti di chi la guarda dall’alto, altruista con chi ha bisogno d’aiuto: la Mary di Twin differisce poco dalla Mary di Kakegurui. Questo perché nello spin-off di Netflix la trama avanza esclusivamente tramite le scommesse tra i personaggi. Non vi è un attimo di respiro che il trio capeggiato dalla bionda matricola si ritrova ad affrontare avversari sempre più scaltri in giochi d’azzardo sempre più rischiosi. Il tutto in sole sei puntate.
Un ritmo quasi da shounen, che però lascia poco spazio alla caratterizzazione dei personaggi, sia positivi che negativi. Concetti chiave di Kakegurui Twin come “credi in te” e “volere è potere” risultano dopo un po’ stucchevoli, soprattutto perché espressi tramite uno schema narrativo ripetitivo. Anche se questo accade più nell’anime che nel manga. Ad ogni modo, le scommesse contro cui deve far fronte Mary-chan riescono tutto sommato a intrattenere. E questo nonostante la maggior parte dei giochi d’azzardo sia a tema dadi. Scoprire chi e come bara mentre è in palio una quantità spropositata di yen e speranze diventa inevitabile una volta iniziata la partita.
Twin non riesce nemmeno ad arricchire la particolare lore presentata da Kakegurui, incapace di dare nuovi dettagli sull’inquietante Hyakkao Accademy. Un aspetto ribadito dalla comparsa di alcuni personaggi della serie principale, presenti più come semplici camei che come protagonisti del corso degli eventi. Il focus resta la scalata di Mary Saotome, avvenuta un anno prima dei fatti raccontati in Kakegurui.
A dare garanzia a un anime come Twin è la produzione dello studio MAPPA. La qualità estetica e registica dell’anime resta elevata, al pari delle due stagioni della serie principale, pur distaccandosi leggermente per alcune differenze stilistiche. Un esempio lampante sono gli sguardi, centrali anche in Twin ma con delle diverse sfumature. Ne viene fuori un estetica elegante, fortemente riconoscibile, che riesce a trasformare in immagini il brivido della scommessa.
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Tutto questo viene fatto nel tentativo di rispecchiare, in maniera esasperata, l’influenza del gioco d’azzardo all’interno della società giapponese. La prove che si frappongono tra Mary e le sue ambizioni non sono altro che un riflesso delle pressioni che ha addosso un individuo per trovare il proprio posto in un sistema altamente giudicante e spietato come quello giapponese. Il problema è che, come detto prima, questo messaggio viene ripetuto in maniera ridondante e schematica, perdendo quasi valore.
In sintesi, se si sente la mancanza di Yumeko Jabami – ferma a un punto morto su Netflix, Kakegurui Twin è un plus da vedere. Del resto, la sua protagonista è uno dei personaggi più carismatici e interessanti tra quelli partoriti da Homura Kawamoto, per cui se proprio doveva esserci la necessità di uno spin-off, bene che sia su di lei. Tutto il resto è una sequela di giochi contro nuovi personaggi che necessitano di essere approfonditi per far breccia, privati per ora di spazio a causa del ritmo concitante di scommesse principalmente a tema dadi. A convincere appieno è invece la qualità dell’animazione e l’estetica generale, che consolidano lo stile davvero originale di Kakegurui. Una visione senza pretese, che riesce per lo più ad accontentare la vista.